Il 4 maggio 2016, alle ore 9,30, presso la sede del Centro di Documentazione Tiflologica, via della Fontanella di Borghese, 23 Roma, ha avuto luogo l’incontro fra i componenti il Network per l’Inclusione Scolastica, come da convocazione del 26 aprile 2016.
Erano presenti: il prof. Giancarlo Abba, il prof. Vincenzo Bizzi, il prof. Pier Michele Borra, il prof. Marco Condidorio, il prof. Luciano Paschetta, il prof. Pietro Piscitelli ed il prof. Gianluca Rapisarda.
Assente giustificata la prof.ssa Roberta Caldin.
Dopo i saluti di rito, il prof. Piscitelli illustra le ragioni dell’incontro, evidenziando le problematiche che riguardano l’inclusione scolastica, le carenze attuali dei CTS e mettendo in rilievo la necessità di una sinergia tra le risorse sul campo. La scuola non ha fatto della disabilità una vera cultura. Si tratta pertanto di presentarsi presso il MIUR con un progetto concreto al fine di dare sostegno e collaborazione.
Il prof. Borra ribadisce la necessità di mettere in rete le competenze che si sono formate negli anni, al fine di rendersi protagonisti nel discorso integrativo. Si tratta di elaborare delle linee guida di un servizio che i diversi Enti dovranno fornire e i criteri valutativi per la sua verifica. Passa poi a suggerire quattro punti, secondo lui essenziali, del lavoro del “network”:
Elaborazione delle linee guida per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva
Elaborazione di un Protocollo da sottoporre al MIUR ed ai suoi “organi” periferici, ma anche ad Istituzioni ed Enti locali
Elaborazione dei parametri di valutazione dei servizi
Formazione professionale
In particolare il terreno della formazione professionale non è un ambito che possa essere lasciato ad altri, ma all’interno del quale occorre svolgere una attività significativa.
Il prof. Paschetta ripercorre le discussioni legislative relative alla formazione degli insegnanti di sostegno e ricorda la proposta di legge della FISH, gli standard minimi dei servizi (i LEA) e l’organizzazione territoriale, che prevede un Centro Unico per la Disabilità a livello provinciale. Occorre partire dalla formazione e definire le figure professionali che hanno il compito formativo e che devono avere un riconoscimento. Sono in particolare due figure: 1) il tiflologo; 2) l’assistente alla comunicazione. Le linee guida devono fondarsi su queste due figure. Occorre poi definire gli standard minimi per il sostegno da proporre al Ministero e una rete dei servizi sul territorio che comprenda gli Istituti, i CCT e altri soggetti istituzionali.
Il prof. Rapisarda ribadisce l’importanza della formazione e sottolinea come le figure del tiflologo e dell’assistente alla comunicazione siano a tutt’oggi figure ibride. In particolare, gli assistenti alla comunicazione non operano in maniera uguale ed omogenea su tutto il territorio nazionale. Ricorda come l’I.Ri.For. abbia in progetto dei bandi formativi per queste figure professionali e che, in particolare, in collaborazione con l’UniMol ha attivato un Master per “Typhlology Skilled educator”.
La rete del Network per l’Inclusione Scolastica deve porsi l’obiettivo improcrastinabile di predisporre il profilo professionale ed il percorso formativo degli “esperti nelle scienze tiflologiche” e degli assistenti alla comunicazione, aprendosi anche a centri esterni (es. Facoltà di Scienze della Formazione delle Università).
Il prof. Condidorio ricorda come la figura del tiflologo debba essere riconosciuta a livello ministeriale. Occorre portare le scienze tiflologiche all’interno delle agenzie formative (es. università). Il Network dovrà proporre un percorso formativo che sia proprio e riconosciuto, altrimenti si corre il rischio di dover fare affidamento ad enti esterni per la formazione. Occorre puntare alla certificazione delle competenze del tiflologo. Lamenta la scarsa funzionalità dei CTS e ne illustra i motivi: gli Uffici Scolastici Regionali non hanno competenze per istruire chi dovrebbe guidare i CTS. Inoltre gli Istituti Polo – a cui vengono affidati i CTS – non riescono di fatto a gestirli. Se ci sarà un Centro Unico per la Disabilità il rischio è che si abbia una formazione generalista. Ribadisce poi il fatto che non si debba confondere l’assistente alla comunicazione con l’assistente alla persona.
Il prof. Abba insiste sulla necessità di definire i bisogni dei bambini con cui l’insegnante si misura ogni giorno. Occorre stabilire cosa serva al bambino per stare a scuola come gli altri. Il tiflologo deve avere alle spalle una rete di servizi del territorio che lo sostenga. Si tratta di definire delle figure che possano trasmettere delle conoscenze che non ci sono più.
Alle ore 10.45 il prof. Rapisarda e il prof. Paschetta lasciano temporaneamente la riunione per impegni indifferibili di lavoro assunti precedentemente.
Il prof. Bizzi rammenta come sia fondamentale sensibilizzare sui bisogni del bambino non vedente, altrimenti si corre il rischio di iniziative errate. Nella formazione, occorre quindi definire i contenuti da far apprendere, come vadano trasmessi e come vada valutato il livello di apprendimento. Ricorda come la didattica sia una disciplina che va reinventata da bambino a bambino e perciò necessita di figure professionali esperte. Per questo è necessario definire chi è abilitato a fare lezione. Sono tanti gli interlocutori interessati, sia politicamente che economicamente. Ricorda poi la situazione dell’Abruzzo, dove non ci sono quasi iniziative in quanto gli Enti non hanno le competenze necessarie. Nei contatti con gli Enti andrebbe “tradotta” la parola tiflologo, che spesso non viene compresa nelle sue valenze semantiche.
Presenta ed illustra quindi tre suoi documenti – sul tiflologo, sull’assistente alla comunicazione e sui servizi di consulenza.
Segue una discussione tra tutti i presenti sul rischio di medicalizzazione esclusiva del bambino cieco, che invece necessita di cure formative e pedagogiche.
Il prof. Piscitelli sostiene che la compresenza di diverse figure attorno ad un singolo bambino con disabilità può essere negativa e propone una assistenza pomeridiana domiciliare.
Il prof. Bizzi, a questo proposito, ricorda come l’assistente domiciliare non è una figura che si limita a far fare i compiti, ma che deve curare tutto l’ambiente educativo del bambino cieco. I compiti divengono una occasione per sviluppare autonomia.
Il prof. Abba delinea alcuni aspetti della figura del tiflologo, in particolare: la capacità di porsi in relazione con l’insegnante e nel determinare i modi con cui uno studente disabile visivo arriva alle competenze. Deve inoltre saper mediare con le famiglie. Occorre ridare agli insegnanti le competenze sulla didattica, che spesso vengono delegate al neuropsichiatra o allo psicologo.
Il prof. Bizzi ricorda l’ideazione e la costituzione dei Centri di Consulenza Tiflodidattica della Biblioteca Italiana per i Ciechi e della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi. Ne rammenta le mansioni e auspica un miglioramento del livello dei servizi e delle attrezzature a loro disposizione.
Alle ore 12.30 si effettua una pausa per il pranzo.
Alle ore 14.30 riprende la riunione con la presenza di tutti i componenti.
Alle ore 15.00 il dott. Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, interviene all’incontro. Il prof. Borra e il prof. Piscitelli riassumono gli argomenti trattati.
Il Presidente Barbuto sottolinea la necessità di mettere insieme iniziative singole ma con standard comuni. E’ importante definire degli indicatori per una corretta valutazione. Occorre fare una analisi delle risorse che già sono presenti per avere risposte rapide alle necessità dei territori: in questo momento dobbiamo concentrarci non tanto sul “chiedere” risorse ma sull'”offrire” le risorse.
Il prof. Paschetta pone l’accento sul fatto che occorra procedere al riconoscimento della figura dell'”Esperto in Scienze Tiflologiche”. I presenti discutono sulla necessità di determinare le competenze e le necessità formative di questa figura, ad esempio una certificazione per l’insegnamento del Braille, dove certificazione significa aver fatto un certo percorso. Viene ritenuto necessario valutare la necessità o meno di istituire una eventuale cattedra di tiflologia. Viene ricordato il Master in TiflologySkilled Educator.
Il prof. Bizzi esprime qualche perplessità per la pluralità di questioni da trattare. Sarebbe auspicabile nel breve periodo una ricognizione delle risorse e dei servizi già disponibili per poi procedere, nei tempi medi, ai miglioramenti organizzativi e in ultimo ai criteri di qualità e valutazione.
Alle ore 16.00 il dott. Barbuto lascia la riunione.
Il prof. Borra riassume i punti affrontati e sottolinea la necessità di arrivare ad una posizione unitaria. Il “network” dovrà elaborare delle proposte che il MIUR e le Istituzioni dovranno tenere in considerazione.
Il gruppo determina poi il seguente calendario per le prossime riunioni:
Il 25 maggio 2016, dalle 14.00 alle 18.00
Il 15 giugno 2016, dalle 9.30 alle 17.30 (con pausa pranzo)
Null’altro essendoci da discutere, la riunione termina alle ore 16.45.
Gianluca Rapisarda