Il presidente provinciale UICI: «Scelta incomprensibile. Così si lede il diritto alla salute»
Non sono bastate le 35.783 firme raccolte, né le rimostranze di medici, pazienti e associazioni di categoria. Quasi sicuramente l’Ospedale Oftalmico di Torino chiuderà. Le attività – promettono gli enti locali – saranno trasferite in altre strutture, anche se al momento non è dato sapere quali. E sul futuro gravano pesanti incognite. Tra le realtà in prima linea nel farsi portavoce di questo disagio c’è l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino. L’associazione, che da quasi un secolo lavora a fianco dei disabili visivi, ha espresso forti perplessità sulla chiusura dell’Oftalmico, viste anche le ingenti risorse recentemente stanziate per ristrutturare l’ospedale.
Questo scetticismo non deriva da idee preconcette, ma semplicemente dal buon senso e dall’esperienza diretta che l’UICI ha maturato in tanti anni di lavoro presso l’Oftalmico. Insieme ad altre realtà, infatti, l’Unione, su mandato dell’Asl Torino 1, gestisce le attività del Crv (Centro di Riabilitazione Visiva), considerato un’eccellenza del territorio torinese. Grazie alla professionalità di educatori, psicologi, tecnici ed esperti, ogni giorno l’UICI propone corsi di autonomia e orientamento (dall’uso del bastone bianco alla mobilità domestica), corsi di alfabetizzazione Braille (la scrittura a sei punti in rilievo usata dai non vedenti), corsi di informatica collettivi e individuali (con particolare riferimento ai programmi per disabili visivi), attività di supporto psicologico e molto altro.
Il Crv, che solo nel 2014 si è fatto carico di 8.052 prestazioni, è la dimostrazione di quanto sia importante affiancare agli interventi sanitari la riabilitazione di tipo sociale. Entrambi questi aspetti fanno parte dell’attenzione alla persona e sono centrali in quel processo che dovrebbe accompagnare il paziente verso il recupero del benessere psicofisico e di una vita soddisfacente. Ma ora sul Crv, come sul resto dell’ospedale, si addensano le nubi dell’incertezza.
«Non è affatto banale trovare una collocazione adatta per il Centro – osserva il presidente UICI Torino Franco Lepore – Proprio perché frequentato da persone disabili deve essere facilmente raggiungibile e rispondere a precisi criteri di accessibilità, altrimenti le sue funzioni potrebbero essere compromesse. Più in generale la scelta di smantellare l’Oftalmico ci sembra davvero incomprensibile. Parliamo di una struttura efficiente, che garantisce un presidio di pronto soccorso aperto tutti i giorni 24 ore su 24, nella quale sono attive 5 sale operatorie dotate delle attrezzature più sofisticate. Da notare che negli ultimi tempi il bilancio dell’ospedale era in attivo, ma, anche al di là di questo, la logica non può essere sempre e solo quella del risparmio a ogni costo. In gioco c’è il diritto alla salute, che è tutelato dalla Costituzione. Ci batteremo perché questo diritto non sia calpestato e perché i pazienti non debbano subire le conseguenze di scelte amministrative discutibili».