Lettera del Presidente Nazionale UICI al Direttore Generale della Motorizzazione Civile e alle Organizzazioni Sindacali
Uno spreco di risorse – Una questione di dignità
Signor direttore generale,
le scrivo nel mio ruolo di presidente, interpretando i sentimenti di sdegno dell’intera categoria dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Non le sarà sfuggita, infatti, la vicenda di questi giorni, riguardante un lavoratore cieco della sede di Treviso il quale, con coraggio e onestà, ha reso pubblica la propria situazione lavorativa che lo vede, da quattro anni, del tutto inutilizzato e ignorato nella propria struttura, tagliato fuori dall’organizzazione e dai colleghi, abbandonato all’inedia dell’attesa del trascorrere delle otto ore giornaliere per far venire sera sul suo posto di lavoro.
Conosco personalmente Massimo Vettoretti da molti anni, il lavoratore del quale stiamo parlando. Una risorsa professionale di altissimo valore e una persona che merita innanzitutto dignità e rispetto.
Quella dignità che si conquista con il proprio lavoro.
Quel rispetto che si ottiene con il proprio impegno professionale.
A Massimo, da quattro anni, vengono negati dignità e rispetto da un dirigente quanto meno distratto, il quale, evidentemente, stando alle notizie di stampa, è solito attendere che siano i dipendenti a recarsi da lui per segnalargli lo stato di inoperosità permanente e il conseguente disagio professionale nel quale vivono la propria giornata lavorativa.
Mi chiedo dov’era questo direttore provinciale della sede di Treviso, quando il centralino sul quale Massimo lavorava, veniva chiuso; il telefono staccato e l’ufficio lasciato in condizioni di abbandono e di degrado.
E poi “BASTA” davvero, con queste stucchevoli scuse circa la lentezza della pubblica amministrazione.
Sono scuse che contribuiscono solo ad affondare il Paese e fanno vergogna a chi ancora le adduce a pretesto e giustificazione della propria ignavia.
Signor direttore,
non solo e non tanto a nome di Massimo, che sa ben difendere da sé i propri diritti, quanto per conto di tutti i ciechi e gli ipovedenti italiani, le chiedo di voler intervenire con efficacia e tempestività per ripristinare normali condizioni di lavoro per l’ex centralinista della sede di Treviso, a tutela della dignità delle persone e del diritto al lavoro, soprattutto in presenza di categorie protette.
Questo scempio intollerabile, questo spreco di risorse, questo insulto alla dignità del lavoratore, va sanato quanto prima, soprattutto perché non riguarda soltanto Massimo, ma purtroppo molte altre persone che sono costrette a vivere la propria giornata lavorativa e il proprio ruolo professionale nelle sue stesse condizioni, subendo tutta l’umiliazione derivante da uno stato di inoperosità permanente.
I ciechi e gli ipovedenti italiani sono in grado di lavorare quanto gli altri e come gli altri. A buon diritto, dunque, chiediamo per tutti loro un trattamento rispettoso della dignità personale e della professionalità acquisita in anni di sacrificio e di impegno.
Non occorre aggiungere che, la presidenza nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, sarà sempre accanto a Massimo, come a ogni altro lavoratore, per tutelarne i diritti, la professionalità e la dignità.
Tale vicinanza si manifesterà anche in una eventuale sede giudiziaria, sia sul piano morale, sia su quello finanziario, qualora dovessero concretizzarsi le sciagurate minacce ventilate da quel direttore della sede trevigiana, troppo zelante a pronunciar sentenze, poco attento nella gestione delle risorse a lui affidate.
Ci attendiamo da Lei una positiva e sollecita risposta e confidiamo nella sua sensibilità, per una soluzione tempestiva e adeguata.
Cordiali saluti.
Mario Barbuto
Presidente Nazionale U.I.C.I.