Credo di poter affermare che, in qualche modo, sono cresciuta grazie all’Unione. Quando nel 2011, all’età di 24 anni, sono diventata coordinatrice del Comitato Nazionale Giovani, per la prima volta mi sono “scontrata” con la complessità di un’associazione. A una persona giovane può sembrare che le cose siano più semplici di quanto sono in realtà. Infatti, all’inizio non ero capace di indirizzare la mia energia e voglia di fare in modo adeguato. Ho voluto, però, continuare a impegnarmi in questo viaggio appena incominciato, imparando a rispettare l’istituzione che rappresentavo e le doverose procedure da mettere in campo nella proposta di iniziative e servizi, per tutelare sia l’associazione, sia le persone che da quei servizi avrebbero tratto giovamento. Grazie al Comitato Giovani, che è stato come una palestra, sono maturata e ho potuto svolgere il ruolo che mi era stato affidato, accompagnata da alcuni “maestri” che mi facevano notare non solo quando sbagliavo, ma anche quando facevo bene le cose.
Guidata dalla mia natura curiosa e intraprendente, mi sono messa in gioco, senza rifiutare le proposte che mi arrivavano, cercando di trarre il massimo dalle opportunità, perché sentivo che era fondamentale, per me e per aiutare gli altri. Posso dire che è stato un vero percorso di formazione, in cui osservavo da vicino il modo di lavorare, attraverso incontri che hanno contribuito a “costruire” le mie competenze e accrescere la consapevolezza dell’importanza della serietà dell’impegno all’interno di una associazione.
Mi sono avvicinata alle attività internazionali, partecipando a scambi giovanili e seminari all’estero che mi hanno permesso di allargare i miei orizzonti e di vivere concretamente ciò che avevo studiato per la mia laurea in Relazioni Internazionali.
Dal 2015 mi sono impegnata a livello locale, in qualità di presidente regionale UICI e I.Ri.Fo.R. dell’Umbria e di consigliere nella sezione territoriale di Perugia: ho lavorato per la costruzione dell’autonomia economica delle realtà territoriali dell’Umbria, concentrandomi su progettazione e fundraising, ottimizzazione della gestione associativa e costruzione di una rete tra le strutture e i dirigenti associativi, oltre a dedicare energie, risorse e passione alla formazione, la sensibilizzazione, i percorsi abilitativi e riabilitativi per le persone con disabilità visiva, gli operatori, gli insegnanti e le famiglie.
Grazie alla fiducia accordatami, sono diventata referente delle politiche giovanili e sono passata da “beneficiaria/utente” delle attività internazionali, a coordinatrice dell’Ufficio Relazioni Internazionali della Presidenza Nazionale. In questi ultimi cinque anni, grande è stato l’impegno nel settore, perché è importante apprendere gli uni dagli altri attraverso lo scambio di buone prassi, aprirsi a più ampie prospettive, ad ambiti e modelli di formazione diversi da cui è possibile ricavare nuovi spunti per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità visiva. Il lavoro è stato declinato in tante attività e iniziative, in collaborazione, tra gli altri, con l’Unione Europea dei Ciechi (EBU), l’Unione Mondiale dei Ciechi (WBU), il Forum Europeo della Disabilità (EDF) e con le Istituzioni europee. Non bisogna dimenticare, infatti, che molte delle normative che possono fare la differenza per le persone con disabilità sono emanate in ambito comunitario. Potrete trovare una relazione sintetica delle attività svolte dall’Unione attraverso il suo Ufficio Relazioni Internazionali nella sezione dedicata del sito UICI.
Prima di accogliere l’invito a candidarmi, mi sono chiesta tante volte se sarei stata all’altezza. Quello che penso di poter dare all’Unione è la passione, l’impegno e la dedizione, la freschezza delle idee che una persona giovane può avere.
Che cosa vorrei per l’Unione nei prossimi cinque anni? So che spetta al Congresso dare l’indirizzo sul percorso da seguire, ma, sia che io venga eletta oppure no, come socia auspico:
- Che sia una priorità per l’Unione dedicarsi a trovare soluzioni a sostegno dei giovani con disabilità visiva nella ricerca di un’occupazione soddisfacente: si tratta di un elemento essenziale, la cui importanza va al di là dell’indipendenza economica, per permettere ai nostri ragazzi di realizzarsi come persone ed essere cittadini tra i cittadini, uguali agli altri nei diritti e nei doveri, in grado di dare un contributo proattivo alla società. Pur essendo consapevole che c’è una grande maggioranza di soci anziani e che bisogna continuare ad essere loro vicini tutelandone i diritti e fornendo servizi, ritengo che le esigenze dei giovani nell’ambito del lavoro non possano essere trascurate.
- Che prosegua l’impegno dell’Unione a livello internazionale, rimanendo così aperti, in sinergia e stretto contatto con le principali associazioni europee e mondiali (come anche auspicato dalla Commissione Nazionale per le Relazioni Internazionali nel suo documento reperibile sul sito istituzionale, nella sezione dedicata al 3° seminario tematico di avvicinamento al XXIV Congresso).
- Che si lavori per creare una cultura dell’ipovisione, per arrivare a un più pieno riconoscimento di questa disabilità “invisibile”, e che si dedichi maggior considerazione e attenzione alle istanze degli ipovedenti, per giungere a una provvidenza economica e a un’accresciuta tutela nella collocazione lavorativa.
- Che l’I.Ri.Fo.R. entri in rete con altri istituti che si occupano di riabilitazione, formazione e ricerca a livello europeo, con l’obiettivo di conoscere e riportare buone prassi nel territorio e allo scopo di migliorare i percorsi riabilitativi per le persone con disabilità visiva: pur essendo, di per sé, l’I.Ri.Fo.R. portatore di elevato valore, non bisogna trascurare l’opportunità di aprirsi alle novità e al cambiamento.
- Che la nostra Presidenza Nazionale continui a essere vicina ai territori, cercando di portarli tutti a poter offrire lo stesso livello di servizi, garantendo, se le condizioni economiche lo permetteranno, la copertura dei costi di almeno un’unità di personale per ogni sezione.
- Che attraverso l’individuazione di obiettivi comuni, FAND, FISH e le associazioni che ne fanno parte possano rafforzare il Forum Italiano sulla Disabilità (FID), che potrebbe essere l’organismo adatto per arrivare a un movimento della disabilità veramente unitario a tutti i livelli, in ambito internazionale e nazionale.
- Che si interagisca in rete con le associazioni del Terzo settore, oltre che per acquisire maggiore visibilità, per costruttive e fruttuose “contaminazioni” e collaborazioni.
Per concludere, ritengo che la nostra Unione possa crescere valorizzando appieno le proprie risorse interne per metterle in atto fruttuosamente, rimanendo aperta alla proattiva interazione e collaborazione con le altre associazioni della società civile e sarei onorata di poter dare il mio contributo a questo percorso a beneficio delle persone con disabilità visiva.