Idee in movimento dopo il Consiglio Nazionale del 6 giugno
Si è svolto giovedì 6 giugno il Consiglio Nazionale: straordinario e proprio on line.
Assenti in blocco i consiglieri siciliani, più pochi altri, in ordine sparso.
Questi i temi in discussione, come riportati nella lettera di convocazione:
1) la riorganizzazione associativa;
2) le misure da adottare per rimediare alla fuga dei soci effettivi dalla nostra organizzazione;
3) la necessità di supplire alla mancanza di personale con soci sostenitori o, comunque con il volontariato;
4) il bisogno di inventarsi nuove forme di autofinanziamento.
Il tempo a disposizione di ciascun consigliere, cinque minuti; per trattare complessivamente i quattro argomenti. In pratica settantacinque secondi per ogni argomento.
Deliberazioni prese: nessuna. Ma tutti i presenti hanno potuto esprimere la propria opinione.
Personalmente, vorrei soffermarmi soprattutto sul tema del finanziamento, tuttavia consapevole che i quattro punti proposti sono comunque legati da un unico filo conduttore, da una comune necessità di riflessione e da un complessivo bisogno di riforma.
Chiediamoci se non sia venuto il tempo di dare vita a un vero e proprio dipartimento “finanza e patrimonio”. Una struttura tecnica interna all’Unione, posta sotto il controllo della presidenza Nazionale, che abbia tuttavia proprie funzioni operative e disponga di competenze professionali che ci consentano di gestire il tema delle risorse in modo nuovo, moderno, adeguato, qualificato e continuativo.
Rimango perplesso, invece, dinanzi alla prospettiva di iniziative episodiche di autofinanziamento non inquadrate in un progetto organico e continuativo nel tempo che a volte potrebbero anche illudere con qualche occasionale risultato positivo, ma che alla lunga non offrono garanzie di redditività, anzi, potrebbero addirittura rivelarsi uno spreco di risorse e di tempo prezioso.
Abbiamo preso atto del mutato quadro politico nazionale che non ci lascia molte speranze di continuità di finanziamenti pubblici, sia al centro sia sul territorio. E tuttavia su questo terreno dobbiamo continuare a insistere con le nostre legittime rivendicazioni.
Questa presa d’atto, deve ora generare una nuova operatività da parte nostra nello sviluppo e nell’attuazione di strategie e tecniche di reperimento fondi alternative a quanto fin qui siamo riusciti a mettere in campo.
Credo che manchi, per cominciare, un quadro completo delle risorse finanziarie e dei beni patrimoniali di cui siamo in possesso, in una panoramica globale riguardante sia il Centro che il territorio, primo, indispensabile passo per l’impostazione di un piano di interventi organici e di azioni coordinate che abbiano l’effetto di razionalizzare e rendere redditizie in massimo grado le nostre disponibilità attuali.
Nutro più di un dubbio che le iniziative poste in campo sotto l’impulso della fretta siano foriere di buoni risultati. Anzi, anche sulla base della mia personale esperienza, ho fondati timori che azioni di tal fatta, spesso finiscano per trasformarsi in un boomerang, in un ulteriore rischio di dispendio di denaro, di tempo e di risorse.
Probabilmente mi mancano tutte le informazioni e tutte le coordinate per poter esprimere un giudizio completo e meditato sulle ipotesi di finanziamento poste sul tappeto nell’ultima assemblea dei quadri dirigenti, ma così come sono state formulate, mi suscitano più di un dubbio.
Quando persone esperte e competenti nel fund raising, consultate dal nostro presidente come egli stesso ha riferito, ci parlano della necessità di un piano d’azione da impostare su una base temporale minima di tre anni, cosa ci fa pensare che agendo da soli, privi dell’esperienza e delle competenze di queste persone che operano nel settore con professionalità, potremo conseguire risultati immediati, addirittura superiori a quelli prospettati da loro nel medio periodo?
Vero che l’urgenza di attivare nuovi canali di finanziamento diviene sempre più impellente e irrinunciabile per noi, ma ciò non significa che dobbiamo gettarci a capofitto in iniziative scoordinate, impegnando denaro e risorse, senza disporre di un progetto organico di medio periodo, improntato all’efficacia, ma anche alla prudenza e alla cautela.
La riorganizzazione delle sezioni è altro tema cruciale, anch’esso ben collegato, in vario modo, alla questione delle risorse finanziarie.
Dobbiamo continuare ad avere ben chiaro che la sezione è stata e rimane il nostro presidio più forte sul territorio, indipendentemente dagli assetti istituzionali che il nostro Paese vorrà eventualmente modificare, rimanendo comunque il punto di riferimento principale in grado di dare visibilità, senso e continuità all’intera associazione.
Questo presidio, pertanto, oggi va tutelato e rafforzato mediante misure di rapida attuazione, ma anche e soprattutto nella prospettiva di una modifica statutaria che ci aiuti a ridefinirne il ruolo e a salvaguardarne l’operatività.
Nell’immediato occorre operare per eliminare o ridurre a minimi termini tutte quelle incombenze burocratiche di carattere amministrativo, contabile e gestionale che rallentano, ostacolano e spesso paralizzano l’attività dei dirigenti sezionali.
Una ricognizione attenta, credo in gran parte già effettuata, dovrebbe portare il consiglio nazionale ad adottare quanto prima tutte quelle misure regolamentari possibili, volte alla massima semplificazione degli atti.
Per le soluzioni di medio periodo, auspico ancora una voltala costituzione di quella commissione per la riforma dello statuto già insistentemente richiesta e unanimemente ritenuta opportuna.
Una commissione del Consiglio Nazionale, costituita con spirito di equilibrio e obiettivi di efficienza, supportata da competenze tecnico-giuridiche, per aprire subito un dialogo utile con il territorio, con le sezioni e con i loro dirigenti, al fine di acquisire ogni opportuna indicazione dalla viva esperienza di chi opera sul campo, in vista di una ridefinizione della struttura sezionale moderna e adeguata alle nuove necessità.
Da un funzionamento efficiente della sezione quale presidio e rappresentanza territoriale, potranno derivare anche tutte quelle iniziative di lungo respiro atte a farci riconquistare gli iscritti perduti negli ultimi dieci, quindici anni e a farcene guadagnare di nuovi, attraverso un’offerta forte di supporto e di presenza che risulti davvero innovativa e attrattiva.
Al di là dei piccoli incentivi, pur lodevolmente erogati, volti a premiare le sezioni maggiormente attive nella cura dei soci e nell’incremento del loro numero, dobbiamo convincerci che l’afflusso in massa di iscritti nuovi o rinnovati, costante nel tempo, potrà derivare soltanto dall’offerta stabile che sapremo confezionare in termini di supporto alla persona, attività di svago, motivi di attrazione in genere, calibrata sulle esigenze di categorie diverse di soci e di configurazioni differenti del territorio.
In questo quadro, la sede centrale potrà svolgere una funzione di sostegno e di raccordo, senza interpretare un ruolo meramente prescrittivo, ma offrendo invece consulenza, sinergia, risorse, comunione di iniziative e di obiettivi.
Ci sarebbe da chiedersi, infatti, se non valga la pena di concentrare tutte le risorse già destinate a questo scopo nella promozione di iniziative di ampio respiro, massicciamente finanziate senza disperdere il denaro disponibile in mille rivoli, in tanti premi e premietti che alla lunga non lasciano né traccia né radici.
Si potrebbe valutare, ad esempio, la costituzione di un’agenzia turistica; la creazione di una struttura di sostegno domiciliare continuativo; l’organizzazione di servizi diurni di accoglienza e di tempo libero; la creazione di una rete efficiente di servizi di accompagnamento e chissà quante altre iniziative.
Braccia e gambe di una rinnovata organizzazione, coordinate e sostenute dal Centro, ma articolate e ben piantate sull’intero territorio a seconda delle differenti realtà e delle specifiche esigenze, in base a un principio di economicità, efficienza ed efficacia.
Una organizzazione dinamica, promossa dal Centro e gestita dal territorio con spirito di servizio e con criterio di impresa tanto da potersi prospettare anche come opportunità di lavoro e di impiego per tanti nostri giovani, almeno i più meritevoli, interessati e capaci.
Confesso che non mi dispiacerebbe, per affrontare in modo meditato tutte queste tematiche, che venisse organizzata una intera giornata di confronto del Consiglio Nazionale, anche mediante una riunione fuori dagli schemi della formalità.
Una sorta di laboratorio, di incontro tematico di lavoro fra tutti i dirigenti, per stimolare e favorire il confronto più ampio e la riflessione più meditata, senza l’assillo dell’orologio.
Ci stiamo misurando, in fondo, con tematiche che rappresentano un punto di svolta per la nostra associazione, come ha già più volte opportunamente scritto e ricordato il nostro presidente.
Mi domando se possiamo permetterci di misurarci con tutta questa roba solo tramite un intervento di settantacinque secondi per ognuno dei quattro argomenti posti all’ordine del giorno ed elencati all’inizio di questo mio modesto contributo.