Alla legge regionale sul riordino degli Istituti di Assistenza e Beneficienza, (IPAB),ha fatto seguito la delibera della Giunta Regionale del Lazio, che ha trasformato il Centro S. Alessio, in “Azienda per i Servizi alla Persona disabile visiva S. Alessio- – margherita di Savoia”. La nuova Azienda(APS), con personalità giuridica di diritto Pubblico, gestione autonoma, sottoposta alla vigilanza della Regione, è stata inserita nel contesto della legislazione Regionale, per assicurare i servizi socio-assistenziali e riabilitativi, il diritto allo studio, la formazione delle persone con disabilita visiva e del proprio personale. Anche il decentramento dei servizi nell’ambito del territorio regionale, auspicato dall’Unione è stato introdotto nello Statuto della nuova Azienda. I servizi riabilitativi, attualmente, erogati nella sola sede di Roma, concluso l’iter delle pratiche in corso, potranno essere erogati presso le sedi decentrate nelle provincie ed anche presso il domicilio degli utenti. La Regione Lazio, entro 6 mesi, dovrà provvedere alla nomina del CdA, composto da tre componenti, 1 nominato dalla Regione con la funzione di Presidente, 1 dal Comune di Roma e uno dall’associazione dei ciechi più rappresentativa nel Lazio, che indiscutibilmente risulta essere l’Unione.
Lo Statuto prevede anche la presenza di un Comitato Tecnico Consultivo, del quale faranno parte tre rappresentanti dell’Unione e con uno ciascuno, altre associazioni e rappresentanti di utenti o loro famigliari, Per un totale di nove componenti. La Regione, nel deliberare la trasformazione del S. Alessio, ha eseguito la ricognizione sullo stato attuale dell’Ente, acquisendo i suoi tre ultimi bilanci, l’elenco del Personale, degli immobili e dei terreni, il cui valore catastale ammonta a 238 milioni di €, confluiti in un apposito “Fondo Immobiliare” gestito da una società vincitrice del Bando. Ha preso anche atto che Il valore della Sede operativa di Roma, non confluita nel Fondo ammonta a 22 milioni di €. Il trasformato Centro S. Alessio e le problematiche concernenti la disabilita visiva, inserite nel più ampio contesto della legislazione regionale, attribuiscono alla Regione Lazio la competenza e la responsabilità degli interventi di primaria importanza in favore delle persone con disabilita visiva. Penso, che l’azione sostenuta dall’Unione, di voler superare quel concetto di assistenzialismo e di beneficienza, riservato agli interventi in favore delle persone con handicaps, possa valorizzare la presenza delle persone cieche e ipovedenti nel contesto sociale. Altro importante risultato è stato quello della istituzione del Fondo Immobiliare, che priva gli amministratori della diretta gestione dell’immenso patrimonio, che assorbiva interamente le loro attenzioni. Questa scelta, fortemente voluta dall’Unione, ha consentito alle persone con disabilita visiva, di porsi al centro degli interessi della gestione politica e amministrativa dell’Ente. Essendomi occupato, insieme ai dirigenti dell’Unione del Lazio, delle vicende degli istituti romani, ho sempre caparbiamente agito con l’intento di conservare gli istituti stessi, il loro patrimonio immobiliare e le professionalità che vi operavano alla disponibilità dei ciechi e ipovedenti, favorendone la trasformazione e l’adeguamento alle nuove esigenze. Un percorso davvero faticoso, soprattutto quello volto a difendere l’integrità del patrimonio, sul quale si sono manifestati e avventati interessi di varia natura, che hanno trovato alleati e compari, anche nel nostro ambiente. Nei momenti di più alto scontro, il sostegno di alcuni organi di informazione è risultato essere di grande aiuto. Alcuni giornalisti, chiamati in causa per i loro scritti, hanno con me, condiviso anche la frequentazione delle aule del tribunale di Roma, dalle quali ne siamo usciti con sentenze favorevoli anche per gli interessi dell’ l’Ente. La difesa degli istituti e del relativo patrimonio, è stata condivisa e sostenuta da molti ciechi e ipovedenti del Lazio, indipendentemente dalle loro associazioni di appartenenza. Anche quando mi sono trovato a rappresentare altra Associazione, con i Dirigenti dell’Unione del Lazio, sono sempre risultati comuni gli obiettivi, concernenti gli interessi dei ciechi, seppur differenti le azioni per conseguirli. Rientrato nell’Unione, il Consiglio Regionale, presieduto da Annita Ventura, mi ha conferito l’incarico di rappresentare l’Unione nel Comitato di sorveglianza e programmazione del S. Alessio, insieme a Giuliano Frittelli e Claudio Cola, dirigenti della stessa Unione. Abbiamo operato in sinergia con gli altri componenti del Comitato, con il Presidente dell’Ente, Amedeo Piva e il direttore Antonio Organtini, nella redazione del nuovo statuto dell’Azienda, parte integrante della Delibera della Giunta della Regione, che consolida l’Unione nel suo ruolo di rappresentanza e di tutela. Ritengo che il positivo risultato, necessita di essere valorizzato e consolidato, per assicurare alle persone cieche e ipovedenti, la continuità e il miglioramento della natura pubblica dei servizi. Penso che soltanto l’attiva partecipazione delle persone cieche e ipovedenti alla vita associativa, la loro piena conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore del nuovo Ente, potranno metterlo al sicuro dalle insidie, sempre dietro l’angolo per un sempre possibile ritorno al passato. Quell’Istituto, che non abbiamo voluto abbattere, ma conservare e trasformare oggi offre, oltre agli altri servizi, il sostegno per il diritto allo studio a 420 studenti ciechi e ipovedenti. Alla Regione Lazio, va riconosciuto il merito dell’importante e qualificante decisione di aver adottato la delibera che trasforma l’Ente facendo proprie le problematiche e le aspettative dei cittadini ciechi e ipovedenti. Sull’Unione, che ha rappresentato al meglio i problemi dei propri aderenti, ora ricade, l’onerosa responsabilità di dover partecipare alla diretta gestione della nuova Azienda (APs). Penso che l’Unione, per corrispondere al compito, dovrà organizzarsi per formare, informare e coinvolgere i dirigenti delle Sezioni, nelle nuove responsabilità, derivanti dalla coogestione dell’Azienda pubblica. Penso che l’Unione, dovrà estendere la sua presenza nei Comuni, trovando punti di riferimento nei soci disponibili a formarsi quali Consulenti alla pari, capaci di contribuire anche al censimento delle persone con disabilita visiva. Le Sezioni dovranno maggiormente cimentarsi nella raccolta dei dati, nello studio dei bisogni e delle aspettative dei loro aderenti, per rappresentarle alla nuova Azienda, affinché la stessa possa corrispondere adeguati servizi personalizzati, fruibili da ciascun utente, indipendentemente dal luogo di residenza. Al cospetto dell’Ente pubblico che eroga i servizi, l’Unione dovrà recuperare e valorizzare quel ruolo sindacale di rappresentanza e tutela, che l’ha resa essenziale punto di riferimento per le persone cieche e ipovedenti.