Come molti sapranno, anche nel nostro paese è stato introdotto l'istituto giuridico della mediazione e sia pure in forma molto anomala, sta partendo un sistema nel quale la nostra categoria potrebbe entrare anche se con i dovuti accorgimenti e le necessarie cautele.
La sezione di Siena, in collaborazione con l'I.Ri.Fo.R. centrale sta seguendo questa strada e da qualche giorno si è conclusa la prima esperienza formativa per due disabili visivi e il loro compagno di viaggio.
Qui di seguito riporto il resoconto dettagliato dell'esperienza che Elena Ferroni e Letizia Tani hanno redatto per trasmettere quanto hanno vissuto in questa esperienza.
Per me che ho promosso questa iniziativa è motivo di grande soddisfazione perché ritengo questo sia il compito di un dirigente associativo.
Racconto dei giorni di Corso:
da Giovedì 7 Giugno a Sabato 9 Giugno e 15 e 16 giugno 2012
Giovedi 7 giugno: eccoci, si parte! Siamo tre compagne in questo viaggio che ci porterà fino a Milano per partecipare al Corso di Formazione per Mediatori civili, tenuto da Bridge Mediation Italia: Elena Ferroni, non vedente, con il suo cane guida – una Labrador bionda di nome Vanda – e Letizia Tani, ipovedente. Appuntamento di prima mattina alla stazione S. M. Novella di Firenze, dove il trio viene accompagnato al binario ed allo scompartimento dal personale di assistenza a disposizione dei viaggiatori con disabilità che ne facciano richiesta. Ci accomodiamo ai nostri posti, con Vanda accucciata obbediente ai nostri piedi, che suscita immediata curiosità e simpatia fra gli altri viaggiatori. Non c'è molto spazio neanche per allungare le gambe, figurarsi per un cane di media taglia, ma Vanda riesce ad acciambellarsi dove le indica Elena, paziente e tranquilla per tutto il viaggio.
A Milano ci aspetta l'amico Diego Romagnoli, ideatore e promotore di questa iniziativa: è lui che ha chiesto ed ottenuto dalla docente che terrà il corso di far partecipare gratuitamente alle 50 ore di formazione due persone con difficoltà visive. E' sarà proprio Diego che ci affiancherà come tutor durante i giorni del corso, per valutare le difficoltà nel seguire le lezioni, teoriche e pratiche, cercando insieme a noi le modalità che consentano anche a chi ha una disabilità visiva di apprendere le tecniche della mediazione.
Un altro amico, Oreste, insiste per accompagnarci in macchina dalla stazione fino alla sede di V. Lattuada di BMI, dove siamo accolte dal benvenuto di quella che sarà la nostra insegnante per i 5 giorni di formazione, l'Avv. Alessandra Sgubini.
Via con le presentazioni: Alessandra spiega agli altri partecipanti che è la prima volta in cui Bridge Mediation Italia fa formazione sull'argomento ad allievi con disabilità visiva, auspicando la creazione di corsi misti, tra normo vedenti ed ipo o non vedenti, al fine di adattare e rendere fruibile per questi soggetti il materiale didattico e le modalità di insegnamento della loro già comprovata esperienza formativa.
In questo primo percorso sperimentale, oltre ad Elena e Letizia, c'è l'apporto anche di Stefano, un ragazzo non vedente di Brescia.
Quindi si comincia con le prime informazioni sulla storia di Bridge Mediation, sui precedenti della mediazione civile negli USA e in Italia. Arrivano così le prime definizioni, le prime slides e anche le prime difficoltà: Elena e Stefano, che non vedono le immagini proiettate, hanno bisogno di spiegazioni integrative rispetto agli altri che invece possono leggere direttamente sullo schermo; Letizia, nonostante sia posizionata proprio di fronte ad esso, non riesce a distinguere i caratteri grigi su fondo bianco, perché troppo piccoli e con poco contrasto cromatico. Diego e Alessandra li aiutano passo dopo passo nella comprensione, anche quando sembrerebbe una missione impossibile: a un certo punto, infatti, viene proiettata un'illusione ottica, un'immagine utile ad evidenziare i vari modi in cui persone diverse possono percepire la stessa cosa, ma anche come sia soggettiva la lettura di quello che vediamo.
Sicuramente, in casi come questo, si dovrà correggere il tiro, anche se l'immagine è stata adeguatamente descritta e dettagliata dagli altri partecipanti.
Dopo la pausa pranzo, gradita da tutti ma in particolar modo da Vanda, che finalmente viene liberata in un'area verde lì vicina, si continua con un pomeriggio di lavoro, in gran parte di didattica frontale, fino alla simulazione di una prima conoscenza tra due parti che devono negoziare.
Così se ne va il primo giorno di corso: usciamo stanche ma stimolate, destinazione metropolitana, la stessa che la mattina successiva ci riporterà vicino alla sede di Bridge Mediation. Ma non prima di una buona cena in compagnia di due amici, Emanuela e Daniele, che saranno anche il nostro albergo in questa trasferta a Milano.
Il secondo giorno di lavori è ancora tutto di apprendimento dei concetti base, legali e di comunicazione riguardanti la disciplina della mediazione. Mentre li sentiamo snocciolare, cresce il rapporto con i compagni di corso, con cui iniziamo a conoscerci meglio nei breack,specie in una ghiotta pausa gelato nel pomeriggio. Sicuramente migliora anche l'intesa con il nostro tutor/prezioso compagno di viaggio Diego, che è fondamentale per farci cogliere ogni aspetto della didattica, come ad esempio gli schemi articolati in tanti ramuncoli che iniziano a collegare i vari argomenti, e vengono disegnati alla lavagna, esplicativi visivamente ma un po' più complicati per noi. Essenziale è anche il suo apporto per descrivere
i gesti che fa la nostra docente e spesso si dimentica di verbalizzare. Così termina anche il secondo giorno, che ci lascia sempre molto stanche, dalla fatica di seguire e prendere appunti, ma certamente invogliate a continuare.
Il terzo giorno è un po' più variegato, ad una mattinata di didattica frontale, segue il pomeriggio in cui si entra davvero nel vivo dei giochi, si fanno le simulazioni delle mediazioni. Si prova veramente a vedere come ci si sente, cosa si sa fare e come ci rapportiamo con due persone che stanno vivendo un conflitto. Anche se sappiamo che è una finta, è comunque un bel banco di prova senz'altro utile. Con la novità, ecco anche i primi immancabili ostacoli da superare: come memorizzare in breve tempo tante informazioni che ci vengono dette dalle persone che sono in disaccordo e chiedono il nostro aiuto, come riuscire a sintetizzarle e ricordarle, senza poterle appuntare con l'ausilio di carta e penna… Forse con un computer portatile? Forse con la semplice memoria? Sarà la pratica a dircelo, ma già l'esperienza viva inizia a farci porre le giuste domande per trovare poi le risposte più adeguate. Tra la "recita" di un litigio e il raggiungimento dei primi sospirati accordi, se ne va anche questo terzo giorno e il treno ci riporta a casa, con un po' di giorni di pausa per metabolizzare questa prima sessione di lavori.
Le ultime 20 ore di corso ci vedono ancora impegnate il weekend successivo, in viaggio verso Milano in treno prima, nei sotterranei dela metropolitana poi e infine, dopo un meritato caffè, a piedi verso la sede di Bridge Mediation.
Dopo i saluti di rito, ci attende una nuova sfida: seguire un video in inglese in cui è rappresentata una mediazione. A parte l'ostacolo della comprensione della lingua, il video viene stoppato tante volte per descriverne le scene nei minimi dettagli, per far sì che tutti e in particolar modo chi non vede, possano capirlo a pieno. Dopo questo sforzo di concentrazione, tutti a mangiare. Il pomeriggio è nuovo vero banco di prova, si riprende con le simulazioni delle mediazioni e con queste si conclude anche la quarta giornata.
L'ultimo giorno si apre con la tostissima prova d'esame, con tante domande, sia a crocette che a risposta aperta. Per Elena e Letizia, oltre alla fatica della prestazione per dare le giuste risposte, c'è anche la fatica di scrivere, per la prima con l'ausilio di un portatile, per la seconda con tutte le difficoltà e lo sforzo dovuto all'ipovisione. Intorno alle 14 finalmente la scalata è terminata, si consengnano i lavori e via a mangiare. L'ultimo scampolo di corso se ne va con l'ennesima simulazione, seguita da un bello scambio di opinioni sull'esperienza tra tutti i partecipanti, sollecitato dalla nostra insegnante; nei vari interventi hanno la meglio parole come piacevole sorpresa, normalità, spontaneità.
Mi sembra di poter dire che questa è stata una bellissima occasione di formazione ma anche e soprattutto di integrazione e possibilità di lavorare insieme a persone normovedenti interfacciandosi alla pari, seppure con i dovuti accorgimenti e l'aiuto di Diego che ci ha spalleggiato in ogni mmomento. Questa ricchezza vissuta insieme resterà comunque, con l'ovvio auspicio che ci sia anche in seguito a ciò una nuova possibilità professionale, dopo la valida formazione iniziale che ci è stata data.
Al racconto di Elena e Letizia aggiungo quanto segue:
Grazie davvero a Diego Romagnoli che ha creduto, costruito e accompagnato questo esperimento; Senza di lui non saremmo andati lontani;
grazie a Elena, Letizia e Vanda per aver accolto la sfida con determinazione ed entusiasmo.
La sfida del lavoro la possiamo vincere solo se sappiamo vincere quella della formazione.
Elena Ferroni, Letizia Tani e Massimo Vita