Usare i fondi derivanti da multe e permessi Ztl? Una scelta che non convince
Le esigenze dei disabili non possono essere ostaggio della politica. L’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino è costretta a tornare, ancora una volta, sull’annosa questione della mobilità accessibile. Infatti, in questi giorni, il Servizio di Trasporto Sostitutivo del Comune di Torino, destinato alle persone disabili, è di nuovo nell’occhio del ciclone. Per far fronte a fondi sempre più scarsi (passati, nel giro di pochi anni, da 5 milioni di Euro a meno di due milioni), l’assessore comunale ai trasporti, Maria Lapietra, vorrebbe ricorrere alle voci di entrata derivanti da multe per divieto di sosta e permessi della Ztl. «L’intenzione di ricercare nuove fonti di finanziamento è in sé positiva – commenta Franco Lepore, presidente UICI Torino – Ma il ricorso ai proventi di multe e Ztl ci sembra quanto mai inopportuno».
«Queste entrate sono assolutamente incerte e non possono dare in alcun modo stabilità al servizio – precisa Lepore – Inoltre il ricorso alle risorse della Ztl rischierebbe di peggiorare ulteriormente la considerazione, già scarsa, che i cittadini hanno delle persone disabili. Purtroppo in Italia siamo ancora molto lontani da una vera cultura dell’inclusione. Pertanto agganciare il servizio alla Ztl potrebbe far pensare a più di un cittadino che, se i disabili rimanessero a casa loro, magari il permesso per la zona a traffico limitato sarebbe meno caro. Non vogliamo passare per quelli che chiedono agli automobilisti di finanziarci il servizio di trasporto. Spetta infatti al Comune trovare una soluzione».
Ma i motivi di insoddisfazione non si fermano qui. Nell’aprile 2015, infatti, il Consiglio di Stato, accogliendo un ricorso presentato dall’UICI Torino, aveva annullato parte del regolamento comunale che disciplinava il servizio del trasporto disabili. Il meccanismo di compartecipazione era stato ritenuto discriminatorio, perché imponeva un contributo economico solo ad alcune categorie di disabili. Sono passati due anni, ma non è cambiato quasi nulla. «Ad oggi non c’è alcun atto dell’amministrazione comunale che stia ottemperando alla sentenza del Consiglio di Stato», osserva Lepore. Nel dicembre 2015 la precedente amministrazione comunale aveva predisposto una bozza di delibera con la quale estendeva a tutti i disabili la compartecipazione economica al servizio sulla base delle fasce di reddito ISEE. L’attuale amministrazione ha fatto decadere la delibera, ritenendola sbagliata, salvo poi riproporne una del tutto analoga: per giustificarsi ha chiamato in causa la scarsità di fondi. Anche su questo punto l’UICI Torino ha sempre avuto una linea molto ferma.
«Le fasce di reddito ISEE, estese a tutti, non sono il criterio corretto per regolamentare l’accesso al servizio – commenta il presidente Lepore – Noi non ci stiamo battendo per ottenere un servizio di trasporto privilegiato. Semplicemente chiediamo un servizio sostitutivo del trasporto pubblico, considerando i vari problemi che una persona disabile incontra quando esce di casa (mancanza o malfunzionamento delle sintesi vocali per ciechi a bordo dei mezzi, autobus non attrezzati per le carrozzine, pensiline di altezza non idonea per le sedie a rotelle, ecc.)». In mancanza di una risposta adeguata da parte del Comune, da anni molti dei disabili che intendono spostarsi, magari per andare a scuola o al lavoro, sono costretti a spendere cifre ingenti per pagare di tasca loro i propri spostamenti. «Una situazione inaccettabile – conclude Lepore – La denunciamo da anni e non ci fermeremo finché non avremo ottenuto un trattamento equo».
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Lorenzo Montanaro
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