Istruzione – L’assistente alla comunicazione venga riconosciuto dalla Conferenza Stato-Regioni, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Uno dei problemi annosi che riguarda i servizi di supporto educativo alla disabilità, consiste nella poca specificità del personale da impiegare in essi, nella poca chiarezza sulle competenze richieste e sulla miglior formazione utile per la costruzione delle stesse.
Un’altra criticità “storica” riguarda la confusione di ruoli ed obiettivi che spesso si fa tra gli operatori del sostegno degli alunni con disabilità (docenti specializzati, assistenti all’autonomia e alla comunicazione, assistenti igienico-personale).
A parere di chi scrive, la causa principale di tale clima di incertezza e di indeterminatezza dipende essenzialmente dal mancato riconoscimento da parte della Conferenza Stato-Regioni della figura professionale dell’assistente alla comunicazione, prevista ai sensi dell’art. 13 comma 3 della Legge 104/92.
Ebbene, questi ben 25 anni di inutile attesa hanno fatto sì che gli “assistenti alla comunicazione” abbiano operato, per tutto questo lasso di tempo ed in ogni parte del nostro Paese, in condizioni di assoluta precarietà di ruolo, funzionale ed economica, con buona pace di un proficuo processo di inclusione degli allievi disabili, favorendone indirettamente la sua deriva verso la delega al solo docente per il sostegno ed azzerando le potenzialità inclusive del contesto.
Chi scrive, ritiene che un’imperdibile occasione per superare quest’“empasse” possa essere finalmente rappresentata dall’art. 3 comma 4 del recente Decreto 66/17 attuativo della Buona Scuola che stabilisce: ” Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono individuati i criteri per una progressiva uniformità su tutto il territorio nazionale della definizione dei profili professionali del personale destinato all’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione, anche attraverso la previsione di specifici percorsi formativi.”
A tal proposito, come documentato dal nostro Giornale qualche giorno fa, l’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione della Regione Sicilia, di concerto con il Dipartimento Regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, con proprio D.A. n. 5630, ha recentemente definito il profilo professionale ed il percorso formativo dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, da inserire nel relativo Repertorio regionale delle qualifiche.
Ciò significa che la Sicilia è tra le prime Regioni italiane ad aver definito chiaramente le competenze ed il profilo di una professionalità prossima ad altre già ben consolidate e complementari (docente per il sostegno e assistente igienico personale) con cuirischiavano una confusione di ruolo e obiettivi. Inoltre si definisce che questi “nuovi” operatori devono essere formati contemporaneamente sulle disabilità cognitive e su entrambe le principali disabilità sensoriali visive e uditive, quando tradizionalmente in Sicilia la formazione di tali assistenti procedeva per vie distinte.
Sottolineare oggi l’importanza dell’assistente alla comunicazione, infatti, significa non voler medicalizzare od eliminare gli insegnanti specializzati, quanto piuttosto voler riaffermare e riproporre una volta per tutte la necessità della specificità educativa e pedagogica per un processo di inclusione davvero di qualità dei nostri studenti.
Adesso, l’auspicio è quello che la Conferenza Stato-Regioni recepisca tempestivamente il predetto Decreto Assessoriale della Regione Sicilia, e che soprattutto dia concretamente seguito a quanto previsto dal succitato art. 3 comma 4 del D. Lgs n. 66/17, riconoscendo finalmente questa figura come necessaria per garantire agli alunni con disabilità un sostegno “diffuso”, promosso da tutto il contesto e non solo dal docente specializzato.
In un momento di grandi trasformazioni sociali, economiche e politiche come quello che stiamo vivendo il Miur e la nostra classe dirigente non possono farsi sfuggire questa grande “conquista di civiltà.”