Il lavoro che non c’è, ma che ci potrebbe essere, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

 Da diversi mesi ormai nella nostra Associazione si parla, in verità senza particolari sviluppi concreti, di individuare nuove figure professionali che possano assicurare un futuro lavorativo ai ciechi e agli ipovedenti. Interessante sicuramente è stato il corso di formazione per “perito fonico” organizzato dall’I.Ri.Fo.R, come altrettanto lo è stato quello per mediatore civile, anche se tali attività lavorative per la verità nel nostro Paese non hanno  ancora avuto un effettivo sviluppo e comunque, secondo me,  non potranno consentire di occupare molte persone. La crisi economica, la spending review e più in generale l’assoluto decadimento della società in cui viviamo con la classe politica e gli amministratori degli enti pubblici e privati i quali, badando nella stragrande maggioranza dei casi al solo contenimento della spesa, non fanno nulla per mettere in campo politiche lavorative finalizzate all’inclusione dei soggetti svantaggiati. Ormai le vecchie professioni del centralinista e del massofisioterapista sembrano essere superate e troppo spesso si tende a dichiarare che le rispettive norme di riferimento siano inapplicabili; ma ne siamo davvero sicuri? Non sarebbe invece il caso di ripensare a tali figure professionali ed insistere su queste? Prendiamo il caso dell’operatore telefonico. Sicuramente il classico lavoro del centralinista, ovvero di colui che smista soltanto le telefonate in entrata e in uscita,  nella grande maggioranza dei casi è superato, ma a mio modesto parere sarebbe necessario insistere ancora sulla modifica della legge 113/85 per far decollare finalmente le cosiddette qualifiche equipollenti disciplinate dal Decreto Salvi. Con le apposite modifiche normative, I ciechi e gli ipovedenti, ovviamente adeguatamente formati, potrebbero lavorare presso gli uffici URP dei vari enti, presso i CUP delle ASL e delle Aziende Ospedaliere e soprattutto presso gli innumerevoli call center delle aziende pubbliche e private. Quanti numeri verdi ci sono in giro? quante operazioni riusciamo a fare al telefono? Perché a tali servizi telefonici non vengono destinati anche i non vedenti? ai numeri verdi istituiti dall’INPS, dall’Agenzia delle entrate, dai vari Ministeri, da Trenitalia,  dalle banche, dalle assicurazioni, dalle Poste, dalle Aziende telefoniche, dalle Aziende fornitrici di energia,  dai vari enti fornitori di servizi, e l’elenco potrebbe continuare. Si potrebbe rispondere in maniera semplicistica che i software utilizzati da tutti questi enti potrebbero essere non gestibili dai minorati della vista; e bene allora violerebbero palesemente la legislazione vigente in materia di accessibilità e in particolare la legge 4 del 2004 anche detta “Legge Stanca” con le sue successive modifiche e integrazioni. Si potrebbe dire che i centralinisti ciechi già in servizio presso tali enti non sono adeguatamente formati; e bene allora li si potrebbe formare e riqualificare come è stato fatto per i dipendenti normodotati che si è deciso di destinare ai call center. In questo modo molti dei centralinisti attualmente in servizio che spesso si sentono poco e male utilizzati, potrebbero contribuire con il loro lavoro alla crescita dell’ente. Per la riqualificazione del personale in servizio, un ruolo importante potrebbe essere svolto dall’I.Ri.Fo.R. Significativo è l’esempio, in verità più unico che raro,  della compagnia Allianz Global Assistance Italia, presso la quale, come è stato riportato dal Corriere dei Ciechi, sono stati assunti diversi disabili visivi i quali sono stati preposti a fornire assistenza telefonica. Tale esempio dimostra come i disabili visivi, se messi nelle giuste condizioni, possono operare alla pari dei normodotati. Altra attività che ha dato tanto lustro ai ciechi negli anni, sicuramente è stata quella della Massofisioterapia, ma da diversi anni la legislazione vigente non riesce a garantire un futuro lavorativo ai disabili visivi che decidono di intraprendere tali studi. Ma come si può pretendere di impiegare i massoterapisti non vedenti che conseguono la sola qualifica professionale di 3 anni quando per i vedenti è richiesta la Laurea? E’ al quanto anacronistico che le vecchie scuole di massaggio continuino ancora a far iscrivere allievi che non avranno alcun futuro lavorativo. Ho scritto queste poche righe soltanto per cercare di dare un piccolo contributo al dibattito in atto nella nostra Associazione. A mio modestissimo parere, sarebbe necessario partire dal rivalutare con forza le vecchie professioni, facendo sì che queste siano adeguate ai nostri tempi. Sicuramente non si risolverà del tutto il problema dell’occupazione dei ciechi, ma si potrà dare una prospettiva lavorativa a diverse persone per le quali attualmente sembra non esserci alcuna speranza.