La politica inclusiva dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus: l’approccio maggiormente comprensivo allo schema di decreto sull’inclusione, di Marco Condidorio

Autore: Marco Condidorio

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha tra le mani, finalmente, lo schema di decreto recante le norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli alunni e degli studenti con disabilità.
Sarà la commissione nazionale per l’istruzione e la formazione della stessa UICI a esaminarne nei prossimi giorni i ventun articoli che compongono il decreto delega. questo perché il ruolo politico atto a delineare le linee sull’istruzione e la formazione, dunque anche quelle specificatamente afferenti l’inclusione scolastica degli alunni minorati visivi, ciechi assoluti o ipovedenti gravi, è compito della stessa UICI attraverso la commissione, nominata dalla Direzione Nazionale e coordinata dal sottoscritto e magistralmente operativa nonostante le innumerevoli lacune dello stesso Ministero per l’istruzione l’Università e della ricerca.
Trovo corretto ricordare qui i Componenti della Commissione Nazionale Istruzione e Formazione UICI:
La Preside Silvana PISCOPO;
Ex Dirigente dell’Amministrazione Provinciale di Brescia, che da sempre si è occupato di istruzione, Francesco BUSETTI; Il Prof. GIUSEPPE LAPIETRA; La Docente di storia e filosofia Daniela FLORIDUZ, nonché referente della Commissione medesima e coordinatrice della sotto-commissione per la tutela degli insegnanti non vedenti; Su proposta del sottoscritto la Direzione Nazionale ha accolto la richiesta di nominare quali esperti di didattica e pedagogia il Prof. Giancarlo ABBA (Consulente tiflologo per l’Istituto dei Ciechi di Milano) e il Prof. Enzo BIZZI (Psicopedagogista esperto in tiflologia) Ad affiancare la commissione nazionale nella lettura dello schema di decreto in questa lettura dello schema ci saranno:
Luciano PASCHETTA (docente e referente nazionale del Gruppo-scuola della FAND) Marinica MECCA (Esperta d’istruzione e collaboratrice amministrava del gruppo di lavoro).
L’UICI può contare poi sul NIS: Network per l’inclusione scolastica, organo tecnico che si costituisce per volontà della Presidenza Nazionale della stessa Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti nell’aprile del 2016 e appoggiato dal Coordinamento degli enti: Biblioteca per ciechi Regina Margherita; la Federazione nazionale delle istituzioni pro-ciechi; l’I.Ri.Fo.R. e la stessa UICI che, del NIS ne fa parte assieme agli enti citati.
L’argomento scuola, nello specifico dell’inclusione scolastica interessa e coinvolge molti dei protagonisti associativi a vari livelli, dalle commissioni provinciali delle sezioni UICI che si occupano di istruzione e formazione a quelle regionali, con i responsabili a cui sono affidate le competenze e la vicinanza circa le attività e iniziative che il territorio realizza o che intende realizzare in favore degli alunni disabili visivi della regione.
Per questo il ruolo/compito di ogni dirigente dell’UICI, in particolare di chi si occupa d’istruzione e formazione rappresenta uno degli anelli della catena associativa; dall’altro canto il loro ruolo è strategico nel senso che, alle regioni ad oggi, è affidata la pianificazione e l’assegnazione delle risorse per la stessa inclusione scolastica (vedasi Leggi di Stabilità 2016 “28 dicembre 2015, n. 208 -2017 “11 dicembre 2016, n. 232”): le risorse destinate per l’assistenza scolastica; per quella post-scolastica e domiciliare; la assegnazione dei materiali e degli strumenti, nonché delle tecnologie ad uso degli studenti non vedenti; il trasporto casa-scuola/scuola-casa rientrano necessariamente in una programmazione economica delicata che richiede un’attenta attività politica ed associativa da attuarsi alla luce di conoscenze specifiche e competenze strategiche cui deve seguire un’altrettanta capacità dialettica attraverso cui progettare e strutturare interventi che siano condivisi dalle diverse istituzioni, in primis la scuola, la regione, i comuni e quegli enti che in base alla normativa vigente, dovranno o potranno occuparsi dell’assistenza scolastica e post per gli alunni con disabilità.
Inoltre l’informazione e la formazione circa le procedure di iscrizione a scuola del proprio figlio minorato visivo, piuttosto che le procedure per l’accertamento e la certificazione della disabilità sensoriale; la richiesta di strumenti e materiali ad uso dell’alunno; il reperimento delle normativa a tutela del proprio figlio riguardante la garanzia del pieno diritto allo studio, spetta all’UICI, alle istituzioni compresa la scuola. La famiglia avverte troppo spesso quell’isolamento sociale che altro non è se non la mancanza di cultura e di impegno politico da parte dell’intera società; l’UICI ha l’onore e l’onere di accompagnare i genitori verso il successo scolastico e sociale, nonché lavorativo e professionale del proprio figlio, incidendo positivamente sulla politica del Parlamento, del Governa, della Conferenza Stato-Regioni, delle singole istituzioni regionali, provinciali e comunali, in materia d’istruzione, formazione, educazione e autonomia.
Nelle ultime settimane la carta stampata, quella digitale, radiofonica e televisiva hanno inondato le nostre case di troppe riflessioni/teorie più o meno comprensibili, talvolta astruse attorno all’argomento scuola e inclusione scolastica. La verità è che, se di verità si può parlare, volevamo l’inclusione scolastica, di fatto abbiamo trovato l’impreparazione e l’emarginazione non solo della scuola cui tutti affidano responsabilità strutturali organizzative, didattiche, educative nonché professionali; non può essere solo la scuola a farsi carico del processo inclusivo: esso appartiene “in termini di responsabilità sociale e di cittadinanza” alle associazioni storiche, come l’UICI, le Federazioni nazionali FAND e FISH; la classe politica, il territorio con tutte le sue caratteristiche culturali, sociali, economiche ed ambientali, alla famiglia e alle famiglie degli alunni, compagni di classe, di scuola dell’alunno, degli alunni minorati sensoriali.
Dal ruolo politico dell’UICI, alla storia dell’inclusione per arrivare allo schema di decreto legislativo licenziato n questi ultimi giorni dal MIUR in cammino nel complesso iter parlamentare, per cui una permanenza, la più breve possibile, e dove dobbiamo sperare che subisca il minor numero di emendamenti; al più migliorato in talune parti.
Non mancheremo di far sentire la nostra voce, il nostro peso politico in un frangente come questo che potrebbe rappresentare la vittoria della luce della ragione sulla cecità del politico che ignora le reali richieste delle associazioni.
Il concetto di “scuola inclusiva” ha “subito” un’evoluzione storico-culturale rispetto alle leggi n.118 del 1971 e n.517 del 1977: la prima propose una parziale apertura verso la scuola di tutti, la seconda, propose il modello di scolarizzazione che vedeva gli alunni delle classi “speciali” fare ingresso nella scuola di tutti, per tutti, definitivamente. oggi tale modello, fortemente sottoposto a critiche “laceranti” e talvolta a giudizi positivi si conferma in tutta la sua fragilità sociale, politica, didattica ed educativa oltre che e, non è poco, economica; tuttavia resta il valore didattico-educativo, sia per l’istruzione che per la formazione, il più coerente all’idea di inclusione scolastica.
L’inclusione scolastica, perché sia efficace, deve coinvolgere tutte le componenti della scuola; al fine di evitare che, a determinare il processo dell’inclusione scolastica, sia il giudice, come di recente è stato riportato sulle pagine di questo giornale dalla voce autorevole di LUCIANO PASCHETTA. Pertanto non deve essere delegata al solo il docente di sostegno, l’inclusione scolastica, ma ai dirigenti scolastici, docenti, personale ATA, studenti e famiglie e tutti gli operatori istituzionali incaricati al perseguimento degli obiettivi per il raggiungimento dell’ inclusione scolastica e che vivono l’esperienza inclusiva in termini di “supporto” dell’alunno/studente con disabilità, qualificandola quale impegno fondamentale per tutte le risorse umane e professionali che operano nella scuola.
L’unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti conserva e al tempo stesso nutre un patrimonio straordinario di esperienze didattiche, pedagogiche e sociali, troppo prezioso perché sia lasciato ai margini del dibattito sulla scuola e in particolar modo di quello sull’inclusione scolastica degli alunni minorati dalla vista.

Di seguito, in sintesi alcuni dei punti essenziale su cui l’UICI intende strutture la propria strategia politica associativa, nulla vieta che vi si apportino ulteriori contributi durante i lavori della Commissione nazionale Istruzione e formazione dell’UICI che nei prossimi giorni si riunirà, proprio per progettare la strategia politica di cui sopra.
Dallo schema di decreto legislativo leggiamo:
1.Capo III PRESTAZIONI E INDICATORI DI QUALITA’ DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA, Articolo 3 (PRESTAZIONI E COMPETENZE), comma 2, lettera d) ed e):
“d)alla costituzione delle sezioni per la scuola dell’infanzia e delle classi prime per ciascun grado di istruzione, in modo da consentire, di norma, la presenza di non più di 22 alunni ove siano presenti studenti con disabilità certificata, fermo restando il numero minimo di alunni o studenti per classe, ai sensi della normativa vigente; e)ad assegnare alle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione un contributo economico, parametrato al numero degli alunni e studenti con disabilità accolti e della percentuale di alunni con disabilità rispetto al numero complessivo degli alunni frequentanti”.
L’idea è quella di informare il territorio circa l’opportunità di formulare preventivamente un documento nei tempi (dell’Istituzione scolastica) che consenta al singolo istituto o complesso scolastico di ottenere le risorse umane ed economiche fondamentali per l’inclusione scolastica degli alunni/studenti. Il documento va inviato al GIT (Gruppo Inclusione Territoriale) che lo invierà all’Ufficio scolastico regionale che a sua volta lo inoltrerà al MIUR come da art. 7, commi 1-2 Capo III – PRESTAZIONI E INDICATORRI DI QUALITA’ DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA (PRODURE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI E DEGLI STUDENTI CON DISANILITA’).
Procediamo con:
2. CAPO V PROGRAMMAZZIONE E PROGETTAZIONE DELL’INCLUSIONE, Articolo 12 comma2 (Ruoli per il sostegno didattico) – Articolo 11, comma 2 (Il Piano Educativo Individualizzato) Probabilmente è superflua e scontata la considerazione secondo cui la garanzia dei 10 anni sia piuttosto fantasiosa se non irreale esclusivamente diversamente che per gli aspetti amministrativi, di carriera scolastica, e sindacale; contrariamente dunque alle aspettative sulla continuità didattica ed educativa di cui si parla nell’art 16 comma 1 il CAPO VII che ha per titolo ULTERIORI DISPOSIZIONI e che recita, riporto per dovere di cronaca quanto segue: “La continuità educativa e didattica per gli alunni e gli studenti con disabilità certificata è garantita dal personale della scuola, dal piano di inclusione e dal progetto educativo individualizzato.
A seguire, altro tema assai caldo e quanto mai significativo dal punto di vista della socializzazione da parte dell’alunno cieco e per la sua e altrui inclusione sociale è quello dell’alternanza scuola-lavoro, a cui fa riferimento L’articolo 11 comma 2. Lo stesso infatti nei contenuti e nelle modalità di approvazione del Piano Educativo Individualizzato, evidenzia la necessità di garantire lo svolgimento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro anche per gli alunno/studente con disabilità. Dall’altro canto troppo spesso gli alunni disabili con minorazioni sensoriali sono esclusi dalle attività pur obbligatorie in linea generale per tutti gli alunni.
Passiamo all’argomento successivo:
3. CAPO VI FORMAZIONE INIZIALE DEI DOCENTI PER IL SOSTEGNO DIDATTICO che negli art. 13-14 dove si prevede il Corso in pedagogia e didattica speciale per acquisire la specializzazione per attività di sostegno didattico a favore alunni con disabilità nella scuola dell’infanzia della primaria e della secondaria di primo e secondo grado. La formazione sarà annuale e consentirà il riconoscimento di 60 CFU, da notare con una certa perplessità che i corsi di specializzazione saranno patrimonio dei corsi di didattica e pedagogia speciale. Ciò significa che le Scienze tiflologiche hanno la lor ragion d’esse (di tipo formativo e didattico), entro l’area no della specializzazione o della specificità, ma di quella “speciale”.
Dunque, la didattica del Braille per esempio impartita ad un alunno non vedente avrà ancora il carattere di attività speciale.
Procediamo con il CAPO VII: ULTERIORI DISPOSIZIONI dove troviamo l’art. 17 che istituisce finalmente l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica dove al comma 2 lettera d) si trovano elencati gli scopi dell’Osservatorio stesso: “d) proposte di sperimentazione in materia di innovazione metodo logico-didattica e disciplinare In conclusione proporrò alla Commissione, in uno spirito di condivisione, i seguenti obiettivi politici con la che auspico possano diventare piano tecnico e operativo per rilanciare il ruolo di leader dell’UICI in materia di istruzione e formazione, di didattica ed educazione con l’immancabile apporto delle scienze tiflogiche.
In linea con lo Schema di decreto legislativo recante le norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (378), qualora fosse emanato e abbia conservato più o meno integralmente il testo di cui sopra, potrebbe rappresentare la base di confronto su cui costruire:
a) Un’ ipotesi di piano politico e tecnico da discutere attorno ad un ipotetico tavolo di confronto tra la Conferenza Stato-Regioni, L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti/FAND – FISH e il NIS;
b) Un documento tecnico-politico, quale proposta da discutersi al tavolo dell’Osservatorio permanete per l’inclusione scolastica e da condividersi con le associazioni afferenti le disabilità sensoriali; c)La pianificazione di strategie operative e strutturali da condividersi in accordo con i Consiglio regionali dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti al fine di formare ed informare adeguatamente, secondo una tempistica idonea, ad offrire soluzioni o percorsi sia di tipo normativo, tecnico, politico, afferente le scienze tiflologiche.

Marco CONDIDORIO
Docente incaricato di Tiflologia all’Università degli Studi del Molise; Coordinatore della Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Onlus