Come noto ai più, il Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 66, afferente l’inclusione scolastica, prevede una serie di adempimenti per circa nove deleghe per le quali sono necessari altrettanti regolamenti attuativi la cui definizione, secondo quanto disposto all’art. 15 dello stesso decreto, deve ottenere il parere obbligatorio, “non vincolante”, dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, di cui ricordiamo ai lettori lo stesso viene costituito con DM del 31.08.2017 e che recentemente si è riunito per dare seguito ai lavori preparatori dei provvedimenti in parola, costituendo ben sette tavoli tecnici per la stesura dei decreti attuativi: Individuazione degli indicatori per la valutazione della qualità dell’inclusione scolastica in coerenza con i quadri di riferimento del Sistema nazionale di valutazione; Elaborazione di proposte per la redazione del modello di PEI; Proposte relative alle modalità di funzionamento del GIT e GLIR; Definizione dei piani di studio e delle modalità, attuative ed organizzative del Corso di specializzazione per le attività di sostegno didattico nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria; definizione delle Linee Guida contenenti i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione della disabilità in età evolutiva e del profilo di funzionamento; individuazione dei criteri per una progressiva uniformità su tutto il territorio nazionale della definizione dei profili professionali del personale destinato all’assistenza all’autonomia e la comunicazione personale le linee guida per l’alternanza scuola-lavoro; valutazione, certificazione;
Questi alcuni dei temi sul tavolo dell’Osservatorio, che ora sono oggetto di studio presso i gruppi di lavoro al fine di realizzare un percorso quanto più possibile condiviso e che tenga conto delle realtà territoriali e soprattutto delle competenze e delle esperienze maturate dalle scuole e dalle amministrazioni periferiche; non solo, noi che in questa importante assise siamo la voce degli alunni/studenti e dei loro docenti, la Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione rafforza maggiormente la propria azione d’ascolto e confronto manifestando la volontà di avere uno scambio di idee con i Referenti regionali per l’inclusione scolastica e le Associazioni maggiormente rappresentative sul territorio nazionale, perché la voce d’ogni alunno e studente che non si senta sufficientemente tutelato trovi in noi attori la garanzia di un presidio di legalità, che ne garantisca libertà di pensiero, d’azione e dia voce al silenzio sempre più rumoroso, teso ad avvantaggiare arroganza e prepotenza di chi si crede migliore.
E così il 15 maggio e il 27 giugno di quest’anno l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica del MIUR torna a riunirsi ed a presiederlo è il direttore generale Giovanna Boda. Si respira da subito l’approccio innovativo al tavolo del Ministero, che già dalle prime battute dello stesso Direttore Boda, presenta i caratteri del cambiamento, quasi a voler rompere col recente passato, mantenendone però le fondamenta.
Il Direttore generale G. Boda è fortemente motivata a perseguire gli obiettivi affidati all’osservatorio e per i quali ritiene opportuno coinvolgere in maniera impegnante ed impegnativa ognuno dei presenti al fine di perseguire efficacemente e con competenza quanto scritto all’ordine del giorno.
Per questa ragione non ci stanchiamo di scrivere che, i lavori dell’osservatorio rappresentano l’occasione irrinunciabile per le associazioni storiche, tra cui le stesse federazioni FAND FISH, per tutte le figure professionali quali: insegnanti per il sostegno, curriculari; per gli assistenti alla comunicazione, educatori; non sono escluse le famiglie, per portare direttamente dentro il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca senza alcun filtro, la scuola ed il territorio; tutto ciò al fine di instaurare tra il ministero e le parti sociali, come detto sopra, quel dialogo utile e necessario e di farlo coi protagonisti in modo diretto e simultaneo: i direttori generali dei diversi dipartimenti; con il Ministro, il Sottosegretario, l’Ufficio di Gabinetto sui temi maggiormente strategici ai fini della realizzazione dell’inclusione scolastica e dell’esercizio effettivo del diritto allo studio dei nostri alunni/studenti.
L’inclusione scolastica necessita di interlocutori consapevoli, consci cioè delle priorità per cui ogni alunno/studente manifesti un proprio disagio derivante dalle condizioni ambientali, famigliari, sociali, fisiche e/o sensoriali (nello specifico, per quanto attiene alla nostra area di competenza, le condizione di cecità, sordità e/o pluriminorazione).
Al tavolo dell’Osservatorio possono prendere forma e diventare progetti: riflessioni; idee; divergenza d’opinione, convergenza di bisogni e buone prassi; ascoltare; accogliere e comprendere aiuta ciascuno a chiarire le proprie idee e posizioni che, talvolta rischiano di ergersi a guisa di barriere comunicative, impedendo così ogni sviluppo possibile in percorsi che, se condivisi potrebbero rappresentare la soluzione non solo per il nostro problema ma a anche di quello altrui.
Le parti sociali che siedono al tavolo hanno la responsabilità di rappresentare concretamente tutte quelle barriere, che costituiscono l’ostacolo contro cui il diritto allo studio, il successo formativo, il perseguimento degli obiettivi progettati e strutturati al fine di realizzare la piena inclusione umana, sociale e scolastica si infrangono.
Troppe, sono le difficoltà che si presentano lungo il percorso scolastico dei nostri alunni/studenti:
INACCESSIBILITÁ e FRUIBILITÁ dei materiali didattici; degli strumenti e delle tecnologie.
La carente e inadeguata FORMAZIONE iniziale e in itinere dei docenti per il sostegno e per quelli curriculari
Le scarse CONOSCENZE e COMPETENZE dei dirigenti scolastici afferenti la disabilità.
L’assenza di una rete di professionalità a sostegno dei servizi per l’inclusione scolastica; che spesso si traduce con l’opportunistico ed incondizionato affidamento totale e assoluto delle consegne al solo docente per il sostegno; quando invece il vero esercizio al sostegno scolastico che possa tradursi in inclusione scolastica è patrimonio anzitutto della scuola che deve realizzarsi come sistema educativo e didattico per un’istruzione davvero inclusiva e “non esclusiva”.
Obiettivo complesso perché frutto di un “sodalizio” altrettanto difficile ma, per la natura stessa della relazione, non impossibile.
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, assieme alle altre grandi associazioni, tutte unite sotto le bandiere intrecciate di FAND e FISH, ha dato il proprio contributo professionale per permettere la progettazione di interventi efficaci, utili a costruire la rete dei servizi a sostegno dell’inclusione scolastica.
Ora auspichiamo che, la compagine governativa, di cui il MIUR è parte integrante assieme ai due rami del Parlamento faccia la sua parte tenendo in debita considerazione quanto condiviso durante le riunioni plenarie dell’Osservatorio e di quanto discusso ai tavoli tecnici.
Ricordiamo quanto scritto all’inizio: il parere delle parti sociali è doveroso per parte nostra e, il Ministero è obbligato ad ascoltarci ma, tale parere non è vincolante. Certo, questo è l’anello debole di buona parte dei processi che tutti assieme formano il tessuto democratico; tuttavia, quando i risultati rafforzano competenze ed esperienze condivise tra le parti sociali e i tecnici del ministero, grazie anche al consenso e il sostegno della classe politica, allora vuol dire che vi è stato ascolto attivo da tutte le parti, privilegiando, nel nostro caso i valori dell’educazione, dell’istruzione e della formazione professionale.
A questo punto, sentiamo il desiderio di sottolineare, in quanto persone impegnate nei processi educativi, che: la didattica, in quanto relazione educativa tra discente e pedagogo si presenta sin dalla sua origine universale, accessibile e fruibile; patrimonio a tutela della libera diffusione della trasmissione del sapere, delle singole conoscenze, al fine di consentire ad ogni essere umano di accogliere ed elaborare autonomamente le esperienze e la storia del pensiero umano, prodotto che fa di “una civiltà” la custode liberale per i diritti civili e politici; democratica per quelli sociali; entrambe lo Stato di diritto.