Recentemente è emerso che i minorati della vista leggono più delle altre persone, anche se, a giudicare dal numero elevato delle scansioni e dei download, chiunque abbia, a qualsiasi titolo, rapporti con i disabili visivi può rendersene conto, anche senza l'ufficializzazione delle indagini statistiche.
Perché, allora, non sfruttare questa caratteristica positiva per creare un nuovo sbocco occupazionale? Il mio pensiero è andato subito alla figura professionale del "correttore di bozze" o, forse, bisognerebbe definirlo "editor", cioè a colui che, nel lambito di una casa editrice, rilegge i manoscritti e ne segnala o ne corregge gli errori.
Partiamo dalla definizione che dà Wikipedia di questa figura professionale: Il correttore di bozze è colui che come professione rilegge le bozze di un testo destinato alla stampa in modo da trovare e correggere eventuali errori.
Il processo di correzione delle bozze è operazione distinta da quella di "cura editoriale" (in inglese editing), che riguarda non solo la ricerca di errori tipografici ma anche la correzione di errori di grammatica e interventi sullo stile del testo.
La correzione di bozze nella stampa e pubblicazione Una bozza (proof) è una versione di un manoscritto che è stata battuta a tastiera. Queste versioni spesso contengono errori tipografici. Comunemente un correttore legge la bozza e ne evidenzia gli errori.
Gli errori oggetto della correzione non sono solo quelli che riguardano i refusi di scrittura, ma riguardano anche l'aspetto tipografico propriamente detto, vale a dire righe rientranti, corsivi, maiuscoletti, uso del neretto e ogni altra indicazione atta a dare un aspetto editoriale al testo. La bozza è poi restituita alla tipografia che corregge gli errori segnalati. Il proofreading è considerato una specifica abilità che deve essere imparata…
Ciò premesso, occorre esaminare cosa può fare, mediante l'uso delle tecnologie assistive, un cieco totale o un ipovedente. Mettiamo insieme le varie tessere del mosaico.
I cosiddetti "manoscritti", ormai, non sono più scritti a mano, ma redatti usando programmi di videoscrittura, molti dei quali sono accessibili agli screen reader e ai programmi di ingrandimento. Le correzioni proposte da questi software, spesso, non sono adatte al tipo di testo che si sta esaminando e, talvolta, vanno evitate, in quanto peggiorano la frase o addirittura introducono un errore ancora più grave di quello che si intendeva eliminare. L'autore di un romanzo, di un saggio o di un racconto, nella fretta della digitazione delle parole, commette errori grammaticali o scrive frasi, il cui contenuto, giudicato da altre persone esperte, rallenta il ritmo della narrazione oppure risulta essere troppo generico o prolisso. Nei testi scientifici, in alcuni casi, è opportuno evidenziare alcuni termini o locuzioni, scrivendole in corsivo o in grassetto, mentre, in altre situazioni, una particolare formattazione di parole o di frasi le rende "maggiormente visibili" al lettore, mettendole in risalto rispetto al resto del testo contenuto nella pagina.
D'altro canto, sono sempre più numerosi i disabili visivi che conseguono la laurea in materie letterarie e ve ne sono altri che, pur non possedendo il titolo accademico, lo hanno di fatto "conquistato sul campo", dimostrando quotidianamente di avere una proprietà di linguaggio ed una dimestichezza nell'uso appropriato dei vocaboli straordinarie.
Ora, ricomposte tutte le tessere del mosaico, si può concludere che un cieco e un ipovedente sono in grado, utilizzando un computer dotato della specifica tecnologia, di svolgere questa interessante attività lavorativa, sia in qualità di lavoratore dipendente di una casa editrice, sia in forma autonoma, stipulando contratti con gli editori dei giornali, dei periodici e degli altri settori della sterminata produzione libraria italiana, dove, a volte, si ha l'impressione che coloro che scrivono siano più numerosi di coloro che leggono.
Naturalmente, prima di affrontare questo nuovo ignoto settore professionale, occorre una formazione specifica ed accurata, per preparare i pionieri alla nuova occupazione, evitando di lasciarli soli in balia di un mercato del lavoro sempre più selvaggio e selettivo.
Angelo De Gianni