Nei giorni scorsi un amico oculista mi parlava delle modalità dell’intervento che sino alla fine degli anni ’80 si eseguiva per l’asportazione del cristallino (parlo del comunemente detto intervento di cataratta): si operava allorquando il residuo visivo era ormai ridotto ad un decimo, l’occhio veniva letteralmente aperto e la degenza ospedaliera era di circa una settimana. Inoltre, non era caso raro che il paziente rimpiangesse il suo stato precedente, a causa delle ricadute negative post-operatorie, che erano cosa comune. Oggigiorno, è risaputo, l’asportazione del cristallino avviene in day hospital e con pieno successo ormai nel 98% dei casi: s’interviene quando ancora la persona ha 5 o 6 decimi di vista sostituendo il cristallino con una lente artificiale che consente di riacquistare tutti i decimi che mancano. L’unica noia la dà il “fuoco fisso”, per ovviare al quale sono necessarie lenti correttive per la media e la corta distanza.
Traendo spunto da quanto sopra, mi sembra doveroso presentarvi una recente novità in campo farmacologico, ovvero il farmaco denominato Jetrea, già commercializzato negli Stati Uniti e, nel gennaio scorso, approvato anche dall’Agenzia europea del Farmaco: si tratta di una sostanza utile al 25% di coloro che presentano grossi problemi vitreali, ovvero di quei pazienti che attualmente devono subire un intervento di vitrectomia; ancorché le tecniche moderne consentano di svolgere l’intervento suddetto in modo meno invasivo e pericoloso che in passato, la vitrectomia resta pur sempre un delicato intervento chirurgico, di asportazione e sostituzione del corpo vitreo, per ovviare ad emorragie, trazioni retiniche ed altri problemi che sovente sfociano poi nel distacco della retina o in un notevole abbassamento del residuo visivo. Il nuovo farmaco in questione, potrebbe rappresentare per molti pazienti una alternativa all’odioso iter chirurgico.
Benché il costo del Jetrea superi attualmente i 3.000 euro, benché la cura preveda un’iniezione del farmaco all’interno dell’occhio (cosa non certo piacevole), i vantaggi a livello di confort per il paziente, rispetto all’intervento chirurgico, sembrano evidenti. Tuttavia, segnala la SOI (Società Oftalmologia Italiana) che le complicanze, anche quando il soggetto è pienamente idoneo al trattamento, sono all’ordine del giorno: occorre quindi non farsi prendere, come spesso accade in questi casi, da eccessivi entusiasmi e soprattutto è opportuno pesare attentamente i pro e i contro con il proprio oculista di fiducia prima di fare una scelta nell’una o nell’altra direzione.
Detto questo, il farmaco indubbiamente apre una nuova, importante strada nel campo dell’oftalmologia: ci auguriamo che nel tempo, come è avvenuto nel caso della cataratta, l’affinamento di questa terapia possa ridurre notevolmente gli interventi di vitrectomia.
Angelo Mombelli
La ricerca farmacologica nel campo dell’oftalmologia: un nuovo farmaco è stato immesso sul mercato e (forse) manderà in pensione la vitrectomia, di Angelo Mombelli
Autore: Angelo Mombelli