Il baseball ciechi pronto a sbarcare negli USA, di Matteo Briglia

Autore: Matteo Briglia

Due atleti non vedenti volano a NY per un progetto che mira a esportare il modello italiano AIBXC, con la benedizione della MLB. Obiettivo: portare circa 60 tra giocatori, arbitri e tecnici sui diamanti di triplo A. Con un occhio all’All Star Game

Se amate i sogni paradossali a stelle e strisce, conditi cioè da quella spruzzata di entusiasmo in salsa d’acero e tipica della filmografia e letteratura americana, allora la storia che stiamo per raccontarvi non potrà certo lasciarvi indifferenti. Protagonisti di questa favola due giocatori di baseball non vedenti, ottimisti e positivi, spesso animati da uno spirito d’avventura e da una capacità di mettersi in gioco fuori dal comune.
Solleticati dal fascino della “Città che non dorme mai” durante una vacanza nell’agosto 2014, i nostri atleti vengono pervasi dalla brillante idea di valutare seriamente l’ipotesi di prendersi uno stacco di sei mesi dall’Italia e dedicarsi anima e corpo alla promozione del baseball giocato da ciechi negli USA.
Intuizione se vogliamo paradossale: riuscite ad immaginarvi infatti i ciechi statunitensi catechizzati da giocatori italiani sui fondamentali di una disciplina sportiva inventata negli States intorno al 1840 e che da oltre 170 anni rappresenta il passatempo di un’intera nazione?
La proposta, ideata dalla coppia di atleti sotto l’Empire, è stata successivamente presentata ai dirigenti dell’Associazione Italiana Baseball per Ciechi (20 anni di attività, 18 campionati, svariate Coppe e Tornei nazionali ed internazionali alle spalle) trasformandosi presto in priorità strategica all’interno dell’agenda del Commissioner Malaguti: un progetto cioè di ampio respiro, a cui dedicare spazio, sostegno economico e sforzi umani notevoli.
Già dallo scorso autunno, il Presidente AIBXC Alberto Mazzanti, Malaguti e Lorenzo De Regny, responsabile per lo sviluppo e la promozione del baseball per ciechi all’estero, si sono schierati concretamente a fianco di Ada Nardin e del sottoscritto, esterni rispettivamente di Roma ALL BLINDS e Lampi Milano, uniti da un diamante anche nella vita, protagonisti di quella testa di ponte amica che il nostro movimento confida di poter stabilire sul suolo statunitense.
Ada e Matteo hanno deciso infatti di trascorrere 6-7 mesi negli States (dal mese prossimo a novembre) con base logistica a New York, periodo in cui metteranno a disposizione di AIBXC le proprie conoscenze linguistiche, tecniche e la competenza in materia con l’obiettivo ambizioso di offrire ai colleghi non vedenti statunitensi l’opportunità di misurarsi con il baseball “Italian Style”, nato a Bologna nel 1994 da un’intuizione geniale del compianto Alfredo Meli, perfettamente adattato alle esigenze di atleti ciechi, che tuttavia racchiude l’intero spettro agonistico, formativo, psicologico ed emotivo della forma corrispondente praticata dai colleghi normodotati.
Ripercorrendo velocemente la cronologia degli scambi interculturali intercorsi tra AIBXC e l’universo del baseball disabile negli States, il nostro movimento aveva già abbozzato un primo tentativo di approccio nell’estate del 2012, invitato alle World Series della NBBA (National BeepBALL aSSOCIATION), una forma di baseball molto diffusa e praticata in Nord America (campionato a 23 squadre, postseason e World Series finali), decisamente più statica, meno spettacolare e più assistita rispetto a quella giocata in Italia, successivamente esportata in Francia e Germania.
Il beep ball è stato perciò già escluso a priori, dichiarato cioè “non conforme” dai vertici paralimpici internazionali tra le possibili forme di battiecorri rivolto a persone con disabilità: una non-conformità dettata proprio dalla forte presenza di persone vedenti in diamante.
La Mission in Iowa nel 2012, guidata tra gli altri dallo stesso Mazzanti, sostenuto dal manager della Fiorentina BXC, Valerio Ranieri e patrocinata persino dal carisma di Alberto “Toro” Rinaldi, bandiera storica del baseball felsineo, falliva perciò dopo i primi contatti, pregiudicata dall’atteggiamento piuttosto freddo palesato dai colleghi americani verso il nostro sport.
Ci si riprova quest’anno, più determinati e concreti, sulla base di un’organizzazione capillare che porterà De Regny e i più esperti tra i nostri tecnici ad operare gradualmente “sul posto”, a fianco di Briglia e Nardin, ufficialmente insigniti da AIBXC dell’investitura prestigiosa di “Ambassadors” negli States, portavoci e promotori cioè del fascino irradiato dalla splendida creatura generata da Alfredo Meli.
Animati dalla concreta possibilità di rientro del baseball tra le discipline olimpiche, recentemente ribadita a più riprese anche dal presidente Fraccari come dai massimi dirigenti del CIO, Matteo e Ada hanno già notificato le principali organizzazioni che ruotano intorno all’universo della disabilità circa intenzioni e piani d’azione nell’area di New York: un programma dettagliato e strutturato che parte già a metà aprile e si articola in una fitta agenda di incontri con le principali istituzioni ufficiali di categoria (National Federation of the Blind, American Blind Foundation, American Council of the Blind, Lighthouse Foundation, NBBA, associazioni genitori ecc.), seguita da momenti formativi e didattici da condividere insieme a non vedenti ed ipovedenti che praticano sport, con particolare attenzione a chi già milita nel mondo del beepball.
Lo scenario intermedio vedrà l’AIBXC impegnata nell’allestimento di brevi dimostrazioni sui diamanti dei College più prestigiosi della regione, in cui coinvolgere direttamente atleti tecnici e dirigenti delle principali franchigie Beepball, possibile trampolino di lancio verso un obiettivo decisamente più ambizioso: organizzare in autunno una trasferta dall’Italia di circa 60 elementi tra giocatori, arbitri, tecnici ed assistant coach sulla a East Cost (New York, Washington, Baltimore, Philadelphia), coinvolti in una serie di esibizioni su diamanti di Triplo A, se non addirittura di contorno ad eventi MLB, chimera decisamente suggestiva, in relazione anche ad un impatto mediatico che prevediamo a tinte forti.
Particolarmente incoraggianti e di ottimo auspicio in questo senso i contatti avviati lo scorso gennaio con la FIBS e con la stessa Major League, a fianco degli Ambassadors AIBXC grazie anche al forte interesse suscitato dal progetto e alla sensibilizzazione di Dan Bonanno, responsabile MLB per lo sviluppo del baseball in Italia ed Europa. Il progetto, illustrato a margine della Coach Convention di Bologna, ha ricevuto unanime plauso dalle due organizzazioni. Dalla FIBS sono stati indicati i passi percorribili sotto il profilo marketing che partono dal coinvolgimento delle squadre di Triple A o Little League dell’area newyorkese sino all’interessamento di un uomo chiave come Mike Piazza, fondamentale per la sensibilizzazione delle franchigie newyorkesi alla vicenda. Anche lato MLB, è stato sottolineato lo spirito imprenditoriale e l’entusiasmo contagioso di Ada e del sottoscritto, come pure punti di forza agonistici, mediatici, formativi e prettamente tecnici che di fatto rappresentano gli ingredienti di qualità per una ricetta già allettante e vincente in sede di allestimento. Bonanno si è proclamato ufficialmente portavoce di AIBXC e dei suoi Ambassadors presso il Quartier Generale MLB a New York, ribadendo l’impegno concreto a promuovere il programma presso il Commissioner MLB, Rob Manfred, insediatosi negli uffici di Manhattan lo scorso 25 gennaio, al fine di cercare di inserire una dimostrazione del nostro baseball all’interno delle attività di contorno all’ALL-STAR Game 2015, in programma a metà luglio a Cincinnati. Nel caso ciò non fosse possibile, si preparerà adeguatamente il terreno, puntando dritto all’ALL-STAR Game 2016 di San Diego.
Non sarà affatto semplice il lavoro di reclutamento, persuasione e coinvolgimento che da aprile attenderà Briglia e Nardin: conosciamo sin troppo bene le dinamiche legate all’indole protezionistica che spesso induce gli americani a difendere il “Made in USA” e diffidare di prodotti o brand che dovessero arrivare dall’Europa, privi di elmetto protettivo o adeguata sponsorizzazione. D’altra parte, abbiamo imparato anche ad apprezzare l’entusiasmo e l’effetto domino scatenato da folgorazioni casuali, proposte fresche ed innovative piovute sul suolo americano da altri continenti: intuizioni geniali e vincenti che solo nella “terra dei liberi” e delle grandi opportunità hanno la possibilità di assurgere a “mode” e tracciare un nuovo cammino.
In bocca al lupo, è proprio il caso di dirlo, agli “Ambassador”. Baseball.it seguirà chiaramente l’avventura americana, anche perché, diciamolo pure con una leggera punta d’orgoglio: il nostro sito ha già più di un piede e mezzo immerso nella composta di mele e sciroppo d’acero con cui ci auguriamo di poter deliziare le vostre prossime “colazioni da Tiffany”.

Matteo Briglia