Care ragazze e cari ragazzi che state leggendo questa intervista, voglio dedicarla tutta a voi.
Ho contattato telefonicamente un personaggio veramente unico, Maurizio Molinari; non importa se lo conoscete o meno, vi chiedo di dedicare alla lettura di questo articolo un po’ del vostro tempo, sperando di farvi sognare e cercando di farvi arrivare un messaggio importante che Maurizio trasmette a tutti noi.
“Impegnati a fondo, ma non ostinarti valuta sempre le alternative”. (citato Maurizio Molinari)
Ti ringrazio, Maurizio, per averci concesso questa intervista. Da oggi ti seguiremo, da vicino e da lontano, nella tua splendida carriera.
Buon giorno Maurizio.
Iniziamo subito a conoscerti.
V: Raccontaci brevemente la tua carriera di giornalista freelance.
M: Io sono non vedente, il mio percorso formativo è iniziato con la Laurea alla scuola interpreti, Sede di Forlì.
I miei primi lavori come giornalista sono stati con la rivista Una Città e col Corriere di Romagna. Il mondo dell’editoria mi ha subito affascinato e mi sono iscritto alla scuola di giornalismo ad Urbino. Ho capito subito che questo è il mio mondo e ho finalizzato questo mio percorso formativo con l’esame di giornalista professionista con stage alla RAI, AGI e ANSA.
Ho iniziato così a fare il giornalista freelance collaborando con numerose testate giornalistiche. Con la conoscenza delle lingue, ho allargato i miei confini e sono entrato come addetto stampa in una organizzazione ambientalista: Transport and Environment. La necessità di continuare a studiare per migliorarmi ha fatto sì che mi iscrivessi ad un master di radio e giornalismo a Liverpool.
Alla fine del master si sono aperte le porte della BBC, con il programma radiofonico Outlook che racconta storie dal mondo e altri programmi come World Football e In Touch e per documentari. Ho fatto anche uno stage per You and Yours.
V: Così con la BBC hai avuto la possibilità di intervistare parecchie persone; chi ti ricordi in particolare?
M:Un’ intervista che mi ha fatto molto piacere è stata quella con l’allenatore Antonio Conte, per due motivi fondamentali: il primo che sono Juventino da sempre e il secondo perché sono stato io sicuramente il primo a far parlare in inglese il mister. Un altro personaggio che mi è piaciuto intervistare è stato Ennio Morricone, ma sono state tante le interviste che ho fatto.
Dimenticavo di dire che nel mio trascorso lavorativo ho fatto anche l’interprete, sono stato sempre un appassionato di lingue e con gli anni ho approfondito inglese, francese, tedesco, spagnolo
Ultimamente sto cercando di imparare il russo, stimolato dal fatto che ho una compagna lettone. Con lei ho un figlio con il quale parliamo in Russo e Italiano
V: Puoi raccontarci i due momenti della tua vita: il più bello e il più brutto?
M: Nella vita ci sono tanti momenti belli e brutti che si alternano, ma partiamo dal più bello, dunque vediamo… indubbiamente quando sono entrato in BBC e ho fatto il mio primo programma radio, insomma credo che la BBC sia ritenuta un po’ da tutti una radio storica e importantissima nel panorama radiofonico. In quel periodo ho conosciuto tantissime persone.
Questa opportunità lavorativa mi ha dato la possibilità di parlare di calcio, la mia grande passione.
Adesso passiamo al momento più brutto; rimango nello stesso ambito, ovvero quello lavorativo.
Quando ho finito la scuola di giornalismo a Urbino, ho provato ad entrare in RAI, ma ho ricevuto solo porte in faccia.
Questo per quanto riguarda il lavoro, ma sinceramente il mio momento personale più brutto è stata la perdita di mio padre a giugno di quest’anno. Se io ho fatto tutto quello che ho fatto e sono la persona che sono, gran parte del merito è suo, è stato il mio più grande punto di riferimento, quello che a undici anni mi ha mandato da solo in Inghilterra a studiare l’inglese, quello che mi ha sempre spinto a provare tutti gli sport, una persona geniale, un grande e un grande vuoto nella mia vita ora.
V: Maurizio, mi spiace molto per la perdita di tuo padre, personalmente li definisco libri che si chiudono, ma che ogni tanto, con piacere, si aprono e si rileggono. Ti capisco anche perché io quest’anno in pochi giorni ho perso tutti e due i genitori.
Rimanendo sul tema lavoro, quale pensi sia la motivazione di questo comportamento della RAI?
M: Sicuramente la mia disabilità ha influenzato molto il giudizio di chi doveva prendere delle decisioni. Sono andato anche dai sindacati, in quanto all’epoca la RAI era obbligata ad assumere persone disabili, ma nulla da fare, un ruolo come giornalista non era previsto per un non vedente, solo centralinista o portineria.
V: considerando la brillante carriera che hai fatto e stai facendo, credo che forse quelle porte in faccia ti abbiano aiutato.
M: Vero sì: la rabbia che mi è venuta da quell’atteggiamento ingiustificabile ha fatto sì che mi impegnassi ancor di più, trovando all’estero un’opportunità di lavoro senza pregiudizi, come sempre e più spesso accade anche oggi. Sotto questo punto di vista, in Italia, credo debbano cambiare tante cose, infatti in BBC ci sono posti per giornalisti disabili.
V: Invece di giornalista, quale professione ti sarebbe piaciuto fare?
M: Un sogno o un’idea che mi è passata spesso per la testa era di entrare in un’organizzazione non governativa, la nota O.N.G., girare il mondo e occuparmi di una delle tante problematiche di questa terra.
V: Attualmente, Maurizio, che incarichi ricopri?
M: Sono addetto stampa del Parlamento Europeo
Questa attività mi permette di viaggiare molto, sono sempre su e giù dagli aerei in tutta Europa.
V: Cosa comporta questo lavoro?
M: Un lavoro complesso che ha come primo compito quello di informare i giornalisti sull’attività del Parlamento Europeo e dei suoi componenti. Uno degli ultimi miei lavori è stata l’organizzazione di un seminario per giornalisti a Bruxelles, spiegando il funzionamento, i compiti e le criticità attuali del Parlamento Europeo a tutti i giornalisti convenuti.
Altro mio compito è quello di organizzare e dirigere gli uffici stampa per eventi riguardanti sempre il Parlamento Europeo, così come redigere comunicati stampa.
Questo lavoro mi piace molto.
V: Per la formazione di un nostro giovane, cosa consiglieresti di studiare?
M: Credo che la prima cosa che debba fare un giovane sia quella di seguire la propria passione, ma deve essere sempre pronto a valutare ed eventualmente cambiare il suo piano in corsa, mai ostinarsi su un obiettivo. Bisogna avere pazienza ed impegnarsi; i risultati arrivano sempre dopo e spesso quando uno meno se lo aspetta.
Un consiglio che posso dare ai giovani è quello di leggere molto, informarsi cercando di approfondire gli argomenti con curiosità, essere sempre aperti a nuove conoscenze e mantenere sempre i contatti con tutti. Mi raccomando, non abbiate mai paura di sbagliare.
V: Parlaci della tua passione calcio.
M: Sono tifoso della Juventus e cerco di seguirla sempre, a partire dalle radiocronache, ma anche allo stadio, mi piace molto discutere di calcio e un po’ come tutti esprimere il mio giudizio.
V: Non ti hanno mai chiesto che cosa vai a fare allo stadio se non ci vedi?
M: Direttamente no, ma sicuramente tanti lo hanno pensato. Io vivo l’atmosfera dello stadio e quando vado mi piace stare in curva tra gli ultras dove si percepisce al massimo la sensazione della partita. Alcune volte ho la radiolina oppure un amico mi spiega cosa sta succedendo, io chiedo spesso la posizione dei vari giocatori e come stanno giocando singolarmente per avere nel mio campo di gioco virtuale la mia idea. In curva solo con il mormorio, chiamiamolo così, si percepisce molto della partita e si vive una atmosfera straordinaria. Sono andato a Berlino alla finale di Champions Juve-Barcellona con Blablacar. Indimenticabile, non conoscevo nessuno, eravamo in 5 in una giulietta, arrivati allo stadio a Berlino avevamo chiaramente posti lontani uno dall’altro, ero solo, ma ho capito tutto della partita ascoltando i cori, sensazioni uniche.
V: Se tu fossi al posto mio come coordinatore di una Commissione Nazionale per le nuove attività lavorative, che suggerimenti daresti ad un giovane?
M: I giovani non devono avere un approccio con il mondo del lavoro pensando che l’unica professione per un ipovedente o non vedente sia il centralinista: devono partire con l’idea che quasi tutte le professioni sono fattibili, devono seguire con convinzione quelle che sono le loro passioni e, come dicevo prima, non arrendersi alle prime difficoltà e in egual maniera non ostinarsi con progetti che non si riesce a finalizzare.
V: Per i tuoi incarichi sei sempre in giro per il mondo: avrai incontrato altre realtà e persone con il nostro stesso handicap, puoi informarci cosa succede fuori dai nostri confini?
M: Quando viaggio normalmente non incontro altri ciechi e non frequento associazioni o ambienti di minorati della vista, posso solo raccontare che in alcuni paesi dell’Est Europa ho riscontrato molta emarginazione che mi ha profondamente colpito.
In Corea invece ho visto scuole solo per ciechi, insomma una ghettizzazione ed emarginazione dei non vedenti, mentre io credo che l’inclusione sia fondamentale per noi al fine di confrontarci e farci conoscere.
In alcuni paesi ho visto molte più attività sportive dedicate alle disabilità e molte più attrezzature per disabili.
V: Puoi indicare una persona o un lavoro fatto da minorati visivi che ti ha particolarmente affascinato?
M: Ma non saprei, vediamo un po’… sì, mi viene in mente Felice Tagliaferri che è uno scultore di fama internazionale, pratica anche judo e gioca a baseball, oppure Alessandro Bordin che ha fatto il giro del mondo da solo e per finire Gary O’Donoghue, il Capo corrispondente politici BBC.
V: Fatti una domanda.
M: Cosa mangio a pranzo? Non lo so. Forse un panino.
Fine di un Flash con Maurizio Molinari, personaggio sicuro di sé, tranquillo, e come si nota da ogni sua risposta molto determinato. Il suo tono di voce è sicuro e rassicurante, spicca una forte personalità, se lo dovessi paragonare ad un motore è sicuramente un diesel, se invece dovessi trovare un parallelismo con il mondo animale, un lupo abruzzese.
Parlando con lui al telefono, ho riscontrato tanta saggezza nelle sue parole e nel suo carattere, tiene sempre aperte le porte per la voglia di conoscere e confrontarsi, non è un superficiale, ma è un profondo analitico con tutte le persone con le quali viene a contatto.
Un saluto a tutti
Valter Calò
Coordinatore Commissione NAL (nuove attività lavorative)