Differenti perché unici
In questo Festival il cuore di ciascuno di noi, unico ed irripetibile, è stato colpito dalla “grande bellezza” che ha permeato gli eventi di questi giorni.
Una bellezza evidente, quasi impossibile a pensarsi!
Nel “Caligola” di Camus il protagonista nel dialogo con il servo Elicone dice: “mi sono sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. Le cose, così come sono, non mi sembrano soddisfacenti.” E poi continua: “Questo mondo, così come è fatto, non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo.”
Questo esprime la vera natura del desiderio umano: esso è ben più grande della nostra immaginazione!
La “grande bellezza” di questi giorni, che non è stata un’evasione estetica, si è resa evidente nelle storie – a volte drammatiche – che abbiamo ascoltato; negli spettacoli – frutto di tenacia e grande sacrificio da parte dei protagonisti – che abbiamo ammirato; nei volti – a volte segnati da limiti evidenti – delle persone che abbiamo incontrato.
Nella storia raccontata nel film “Il figlio della luna” si vede bene quando si umanizza la vita: “Quando – dice Massimo Recalcati – questo grido che noi siamo stati viene ascoltato dall’Altro, tradotto in domanda di amore, tradotto in domanda di presenza”.
Una presenza tenace e costante al nostro fianco, un Altro, che tutti dicono impossibile ma che qualcuno dice essere visibile perché ne fa esperienza.
IMPOSSIBILE MA VISIBILE
Chiara Bellardi
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