Recentemente, e a più riprese, i mass media hanno raccontato di persone cieche che pur percependo un'indennità di accompagnamento svolgono normali attività quotidiane; spesse volte, tv e giornali raccontano gli eventi in modo parziale, con toni scandalistici, affinché la notizia colpisca l'opinione pubblica. E' indubbio che fra di noi esistano persone che sono riuscite con sotterfugi di vario genere ad ottenere ciò che non gli spetta, ma questo non riguarda solo il mondo dell'invalidità: pensate, ad esempio, alle persone decedute, i cui parenti percepiscono ancora la pensione, ai nullatenenti che viaggiano in Porsche, ai milionari che hanno l'esenzione dalle tasse e dalle imposte…
Per alcuni dei nostri dirigenti, un ruolo, anche se parziale, nell'ambito dello scandalo dei cosiddetti "falsi ciechi", l'avrebbe la Legge 138/2001, e nello specifico la percentuale del campo visivo perimetrico binoculare inferiore al 3% di cui all'art.2: alcuni ritengono che coloro che hanno un campo perimetrico binoculare inferiore al 3% non abbiano diritto a percepire l'indennità di accompagnamento; tuttavia, questo presupposto è largamente osteggiato dai pareri di molti oculisti. In effetti, il residuo campo perimetrico inferiore al 3% spesso non è neppure situato sulla fovea, ovvero sulla parte centrale dell'occhio, ma in altri punti del tappeto retinico: aldilà dell'acuità, una tale riduzione del campo visivo significa che, al massimo, l'interessato può vedere un punto fisso come attraverso il buco di una serratura, e ciò non consente certo di deambulare o di esser autonomo. Addirittura é parere di molti oculisti che anche un cieco parziale (ventesimista), in svariate occasioni, avrebbe necessità di essere accompagnato e di avere quindi diritto a una indennità ben più consistente di quella oggi percepita.
Mi risulta altresì che solo il 4% delle visite di controllo effettuate dall'Inps sui minorati della vista percettori di indennità, abbia dato un risultato favorevole, con la conseguente revoca di quest'ultima agli interessati.
Fare di tutta l'erba un fascio è quindi sbagliato: per una corretta valutazione di ciascun caso occorrerebbe tenere ben presente la patologia che ha colpito l'interessato, l'età in cui è insorta, la situazione socio-culturale in cui vive il soggetto e soprattutto le attitudini dello stesso. Ricordo che alcuni anni or sono ho girato un documentario per evidenziare le numerose barriere che si frappongono alla deambulazione di un non vedente nella vita quotidiana: ho fatto camminare un amico completamente cieco (e di questo ne ero sicuro!) in mezzo ad una quantità incredibile di ostacoli: autovetture, moto, pali, gradini, sacchi della spazzatura… Mi è uscito dall'intrico senza mai inciampare negli ostacoli. Se i carabinieri avessero avvistato questo mio amico sicuramente lo avrebbero denunciato! All'estremo opposto, conosco una persona che a tarda età, per una degenerazione maculare, si è ridotta a soli due decimi di acuità visiva; ebbene: questa persona, malgrado non sia considerata, dalla legge, portatrice di una grave minorazione, non esce più di casa e deve farsi aiutare dai familiari per tutte le piccole necessità della vita quotidiana.
Alcuni decenni fa, l'Organizzazione Mondiale della Sanità indicò che la valutazione delle varie minorazioni avrebbe dovuto essere basata sulle abilità residue del soggetto; applicare questo concetto potrebbe risolvere molti dei problemi sul tappeto, ovverosia concedere provvidenze e facilitazioni aldilà dell'acuità e del campo visivo: i parametri di cui sopra (patologia, data di insorgenza, contesto in cui vive la persona, sue inclinazioni etc. etc.) consentirebbero una corretta valutazione dell'autonomia del singolo soggetto. Allo stato attuale, quanto sopra è purtroppo pura fantascienza, perché una tale valutazione necessiterebbe di notevoli competenze ed esperienze da parte di chi valuta e di parametri ben codificati su tutto il territorio nazionale.
Angelo Mombelli
A proposito dei falsi ciechi- Una modifica della Legge 138/2001 non risolverebbe il problema, di Angelo Mombelli
Autore: Angelo Mombelli