Una giornata al Centro Addestramento Paracadutisti di Pisa

Autore: Cristina Minerva

Grazie a IRIFOR e a UICI, il 5 giugno, durante il soggiorno Primo Sole di Tirrenia 2025, si è svolta una visita di particolare rilievo al Museo storico delle Aviotruppe di Pisa.

Con un pullman molto confortevole e piacevole, siamo arrivati in modo comodo e rilassato presso la Caserma Gamerra, in via Di Gello 138, a Pisa.

Ci attendeva il Paracadutista Sergente Maggiore Pietro Rubino, in tuta mimetica e basco amaranto, responsabile del Museo, che ci ha accolti con grande attenzione e cortesia.

Nel giardino di fronte all’ingresso del Museo erano esposti autoblindo, elicottero e altri veicoli militari, tra cui jeep e moto, che ci sono stati subito descritti.

Dopo i cordiali saluti e l’incontro con il Presidente UICI della Regione Toscana, Massimo Diodati, che ha voluto unirsi a questa bella avventura insieme al suo Labrador Lenny, abbiamo iniziato la visita con una scultura lignea di un paracadutista in procinto di lanciarsi, con l’atteggiamento tipico e inclinato verso il tuffo che lo porterà a librarsi nel cielo.

Ci siamo immedesimati nell’atmosfera vissuta dai paracadutisti, condividendo il fascino e il senso di pericolo di questa attività così avventurosa.

Tutti abbiamo toccato la statua, con il paracadute sulla schiena ancora chiuso, e per un attimo abbiamo provato l’ebbrezza di un gesto acrobatico.

Il Museo si compone di 15 sale che raccolgono oltre 3.000 cimeli, tra armamenti, uniformi, medaglie, distintivi, stemmi e gagliardetti, molti dei quali sono anche toccabili.

Il Sergente Maggiore che ci accompagnava ha descritto con cura e dettaglio tutto ciò che incontravamo lungo il percorso. Tra le prime cose che ci ha detto, ha sottolineato quanto fosse emozionato per questo incontro, poiché si era preparato con entusiasmo a questo appuntamento, desideroso di conoscerci e di ampliare le proprie competenze illustrative.

Era infatti la prima volta che incontrava un gruppo di disabili visivi, e noi, a Tirrenia, rappresentiamo un insieme di persone molto coese e armoniose, pur portando con dignità e orgoglio il nostro svantaggio sensoriale.

Ogni sala racconta un pezzo di storia ben definito, arricchito dai commenti della nostra simpatica guida militare.

Abbiamo potuto rivivere il passato attraverso sale dedicate a momenti storici specifici: Prima Guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale, Guerra d’Africa, ripresa dell’attività dopo il 1946, missioni di pace all’estero, e così via.

Ci è stato descritto con cura anche lo stemma della Divisione Folgore, con i suoi bei colori: l’azzurro, che rappresenta il cielo, e l’oro, simbolo della saetta che sfreccia nell’aria.

Ci ha colpiti particolarmente la ricostruzione dell’ospedale da campo, con la sua Croce Rossa e il suo allestimento, che comprendeva anche medicinali e un lettino, e che ci ha fatto riflettere su quanta sofferenza e disagio abbiamo attraversato, portando con noi l’amaro ricordo di quanto siano devastanti le immagini legate alle guerre.

Dislocati nelle varie sale, ci sono tantissimi armamenti come mortai, fucili e mitra, raccolti in esposizioni che, purtroppo, ci portano in un sentimento di grande amarezza. Non per noi, che siamo stati fortunati e non abbiamo mai vissuto periodi così tragici della nostra storia, ma per tutte le generazioni meno fortunate della nostra, che hanno dovuto conoscere questi strumenti di morte, spesso a costo di giovani innocenti.

Imparare la storia è un percorso formativo, perché la memoria dovrebbe tenerci lontani dalla possibilità di ripetere gli errori del passato, quelli che hanno portato l’umanità nel baratro delle guerre. Purtroppo, ancora oggi, sappiamo che intorno a noi ci sono troppi focolai di guerra che ammorbano gli animi!

Una postazione significativa nel museo è quella dedicata alle comunicazioni radio, che abbiamo potuto toccare e apprezzare grazie alla bella descrizione del nostro accompagnatore, il quale ci ha raccontato come, un tempo, le comunicazioni fossero ancora molto difficili e richiedessero attrezzature ingombranti, seppur indispensabili.

Un elicottero militare gigantesco troneggia nel piazzale antistante l’ingresso, con la sua struttura imponente e i suoi undici sedili per altrettanti militari trasportabili. La pala rotore, di enorme ampiezza, ci è stata descritta, dando l’impressione di un peso e di una complessità apparentemente ingovernabile.

Qualcuno tra noi si è soffermato accanto al velivolo, analizzandolo nei minimi dettagli.

Purtroppo, il tempo non ci ha permesso di salire a bordo, perché eravamo in un numero elevato di partecipanti, e ciò avrebbe richiesto più tempo di quello a nostra disposizione.

Ma che bello pensare di essere seduti nella scomoda linearità di questo velivolo, che tanti militari hanno dovuto invece utilizzare, loro malgrado!

Tutte le persone intervenute in questa visita hanno apprezzato la scelta fatta, anche se densa di suggestioni, che ci ha profondamente permesso di conoscere la storia del paracadutismo e tutte le sfumature di questa vita avventurosa e pericolosa di chi l’ha sperimentata nel passato.

Un doveroso ringraziamento è stato espresso da tutti al Sergente Maggiore Pietro Rubino, che si è dimostrato completamente e generosamente efficace nel supportarci con le sue narrazioni, piene di amore per la sua attività.