Ancora una volta un forte segnale di civiltà arriva dalla Corte Costituzionale, per chi assiste un persona con disabilità grave.
Ora il Parlamento deve completare l’opera, riconoscendo il diritto a chi, pur senza un vincolo di parentela o affinità, assiste nei fatti e nella realtà, convivendo nella stessa abitazione, una persona con disabilità grave.
Non possiamo che essere felici che la Corte Costituzionale ancora una volta abbia svolto appieno il suo ruolo definendo, con la Sentenza 230/2013, che è incostituzionale non permettere a parenti e affini entro il terzo grado conviventi di persone con grave disabilità di godere del congedo straordinario retribuito di due anni.
Non è ammissibile, infatti, discriminare le persone con disabilità in base a quali parenti sono rimasti in vita!
Se la finalità è l’uguaglianza di trattamento, è necessario tutelare chi nei fatti e nella realtà assiste la persona con grave disabilità, perchè attraverso di lei si tutela la dignità della stessa persona disabile.
Dunque in mancanza, decesso o patologie invalidanti di parenti più prossimi, rispettando il rigoroso ordine di priorità definito dalla legge, è un segno di civiltà consentire ai parenti e affini entro il terzo grado di poter fruire di un congedo retribuito per assistere la persona disabile.
Sul tema si era già espressa la Cassazione (Sentenza del 16-05-2003 n. 7701) affermando che “non pare esservi dubbio sul fatto che lo spirito della legge sia quello di non lasciare il minore gravemente handicappato in balia di se stesso neanche momentaneamente, e privo di affetto ad opera di chi lo possa assistere convenientemente anche dal punto di vista materiale. Se questo è lo scopo della legge, ove tale convenienza non sia raggiunta, (…) una interpretazione conforme agli scopi della legge pretende che una altra persona possa sostituire almeno momentaneamente l’avente diritto originario. Orbene, se questa seconda persona è un lavoratore, appare ovvio e necessario che possa godere di (…) permessi retribuiti.”
E proprio in quest’ottica la Cisl, anche attraverso i Documenti presentati alla IV Conferenza Disabilità il 12-13 Luglio, chiede al Parlamento di proseguire nella direzione segnata, estendendo tale previsione agli amministratori di sostegno conviventi che, anche senza un vincolo di parentela o affinità, assistono nei fatti e nella realtà una persona con disabilità grave.