Disavventure di un ipovedente presuntuoso, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Far da sé è ok, ma sovente…
Già in altre circostanze ho raccontato le disavventure che mi sono occorse, mi sembra giusto aggiornarvi sulle ultime. Le disavventure di un ipovedente quale io sono!
Il mio desiderio di essere autonomo a tutti i costi mi porta spesso a vivere inconvenienti e momenti di imbarazzo. E’ un’attitudine lodevole la mia, ma in certi frangenti la presunzione dovrebbe lasciare il posto al supporto di qualche amico vedente. Per esempio…
Secondo le indicazioni del mio medico curante avevo svolto alcune analisi del sangue e delle urine, ed i risultati non erano stati per niente favorevoli. Mi sono quindi recato dallo specialista, il quale è rimasto perplesso sui risultati perché gli esami erano stati svolti da un laboratorio la cui strumentazione non era certo all’ultimo grido. Mi ha prescritto quindi nuovi accertamenti da svolgersi presso una nuova, moderna struttura di indubbia qualità.
Come necessario per questo tipo di esami, mi presento là al mattino presto, trovandomi in quei soliti ambienti asettici  ed ovattati, dove tutto è automatizzato ed orientarsi non è facile. Scorgo, malgrado tutto, il distributore dei ticket numerati per la fila all’accettazione. Nella miriade di indicazioni, piegato a quarantacinque gradi, premo il pulsante accanto alla dicitura che mi sembra consona alle mie necessità, ovvero “analisi di laboratorio”. Avuto il biglietto numerato, mi sistemo in piedi sotto il quadro che indica i turni e gli sportelli dove recarsi (naturalmente di sintesi vocale non se ne parla). Comincia quindi un’attesa di un quarto d’ora, senza che mai appaia la lettera relativa al mio biglietto. Strano. Torno quindi al distributore e trovo fortunatamente un’infermiera, alla quale espongo le mie necessità. Lei capisce e mi procura il biglietto che fa al caso mio, che é “esami del sangue” e non “esami di laboratorio “. Nel consegnarmelo, soggiunge: “La prenotazione che lei aveva preso si riferisce ad esami di laboratorio in generale, fra cui il pubtest, che sono certa non la riguarda”. Ho condiviso appieno la sua affermazione.
Altro episodio: devo fare la solita visita specialistica presso una mastodontica struttura ospedaliera, un dedalo di reparti, porte e corridoi, con indicazioni collocate ad altezze (per me) siderali. Parto a colpo sicuro guidato unicamente dal mio intuito. I corridoi sono però semi deserti e male illuminati. Dopo un pellegrinaggio di svariati minuti, incrocio finalmente una persona che mi pare faccia parte dello staff dell’ospedale, la quale mi fornisce una preziosa indicazione. Rimessomi in cammino, seguo pedissequamente (credevo) le indicazioni appena ricevute e mi trovo… nella camera mortuaria dell’ospedale. Mi sono toccato là, dove non batte il sole.