Perché oggi parliamo di “scienze tiflologiche?”, di Marco Condidorio

Autore: Marco Condidorio

Prossimamente, appena il tempo si concederà in quantità maggiori al sottoscritto, risponderò, in modo più esaustivo, alle perplessità e riflessioni di alcuni lettori che, in questi ultimi mesi hanno sentito parlare del Typhlology Skilled Educator.
Per il momento, cercherò, limitatamente al tempo e allo spazio concessi, di gettare sul tappeto verde della perplessità, alcune contro-riflessioni e non si allarmino i lettori se qualche parola può suonare non propriamente “inclusiva”, ma fa parte del linguaggio, quello d’essere ciò che produce cambiamento, talvolta metamorfosi, , restando però lo stesso, un poco come l’Archè per i filosofi greci.

Ma entriamo ora nel vivo dell’argomento per rispondere alle perplessità di chi teme il “divenire” non in senso speculativo, ma storico: Chi è il filosofo? E lo Storico? Forse quelli che insegnano filosofia? O storia?
No certo, il docente di filosofia possiede i saperi, la storia della filosofia, ma non per questo è un filosofo; lo stesso vale per il docente di storia e così per ogni materia. Però il filosofo può insegnare la filosofia, così la storia.
Copernico era un matematico polacco, sì certo lo sanno tutti vero… potremmo definirlo scienziato? No, se ci riferiamo ad una certa struttura metodologica, sì, se lo consideriamo dal punto di vista dell'”osservatore”.
Quale tra le due idee circa la struttura del sistema mondo è più scientifica: la geocentrica o eliocentrica? Una ha funzionato bene per circa due mila anni; l’altra ha poco più di cinquecento anni. La prima ha origine dal pensiero scientifico di chi ha guardato il “sistema mondo” con coerenza, dirò occhio analitico; la seconda, sempre “scientifica” è di chi si è chiesto il perché di taluni fenomeni e se potessero essere spiegati diversamente. Ci si son messe la mobilità di ciò che in apparenza era fisso, le stelle e l’immobilità di ciò che pareva muoversi, il sole; ma, non è finita, hanno fatto la loro parte il movimento e la gravità. Insomma, un caos! Altro che cosmo!
Ma, con calma ragioniamo sul concetto di scienza, in molti di fronte a questo “parolone” si impressionano.
è forse scientifico che il triangolo rettangolo abbia un angolo di novanta gradi? No, semplicemente è “geometrico”. L’evaporazione dell’acqua è forse scientifica? No certo, è semplicemente un fenomeno fisico, naturale, piuttosto, al più scientifico sarà il metodo col quale si studiano gli effetti che da tale fenomeno hanno origine e di conseguenza quel fenomeno e le cause la possibilità di previsione e replica. .
Chi ha dato dignità, la SCIENZA alla MATEMATICA o, la matematica alla scienza? Ah! La Scienza! Il sapere, argomentare per concetti e non per immagini.
Sino al cinquecento la scienza era “qualitativa”: “La pietra cade”, scriveva Aristotele, “perché ha nostalgia di casa, vuol tornare al luogo naturale, quello che le è più proprio”. Ma, da che la matematica, vecchia compagna di viaggio della stessa scienza, nella storia, da sempre l’una accanto all’altra, ha deciso di abbracciarne tutti i contenuti, di lì ne è nata una SCIENZA QUALITATIVA. Ok, tutto da rifare, si ricominciò tutto da capo!
E allora? Che fare? Le cambiamo il nome? Invece di SCIENZA come potremmo chiamarla, ora che c’è anche la matematica? Per lo Stagirita l’Analitica è più vera della stessa dimostrazione, e dunque? Diamoci un paradigma, avrebbe detto Thomas Kuhn:
Da sempre, da che insegno tiflologia, o meglio, se si preferisce, materie tiflologiche presso l’Unimol, sostengo utile distinguere ciò che, per natura ha cittadinanza nell’alveo della scienza da ciò che, pur avendo una propria struttura metodologica e sperimentale, non possa definirsi scienza a pari della FISICA, dell’Astronomia o di altre discipline che, ancorché definite “scienze esatte”, la geometria e la matematica, determinano un percorso che dirò scientifico pur non essendo esso stesso indicato con l’aggettivo di “esatto”. La tiflologia è tra queste, vi risiede con dignità e esperienza; e tuttavia, la TIFLOLOGIA, che sino ad oggi ha occupato un significativo ruolo entro la ricerca pedagogica, e ancora risiede in essa, sia come contenuti che come riflessione, ha titolo per essere definita “pedagogia speciale”, anche se, auspico ancora per poco, proprio per i caratteri di indagine e dunque di studio circa la TECNICA, la DIDATTICA e l’INFORMATICA rivolte all’autonomia, agli apprendimenti e alla professionalità di chi, pur vivendo la condizione di disabilità visiva, nelle più svariate forme e gravità,abbia necessità e desiderio di avere una esistenza il più vicino possibile a quella di chi ha la funzionalità visiva sana.
Dunque la TIFLOLOGIA, per i caratteri che più le sono propri, quello d’essere RICERCA,STUDIO, INDAGINE, ANALISI, PROGETTAZIONE, SPERIMENTAZIONE,PREVISIONE, VALUTAZIONE di tutto ciò che direttamente e indirettamente ha a che fare con la cecità, l’ipovisione in tutte le sue forme e gravità, oggi anche con la prluriminorazione, ha cittadinanza nella scienza o meglio, nelle scienze il cui fine non sono lo studio e la sperimentazione dei fenomeni naturali, fisici, astronomici, chimici o biologici, matematici o geometrici, ma educativi, didattici e sociologici.
Ecco perché abbiamo iniziato a parlare delle scienze tiflologiche, sintetizzando le tre macro-aree della tiflologia: la tiflotecnica, tiflodidattica, tifloinformatica.
Dobbiamo avere l’onestà di pretendere per la tiflologia un lessico dignitoso e specifico, sottraendola al caos, pur comprensibile del passato e della storia, la nostra, riservandole ambiti ben precisi, ma al tempo stesso forti dell’esperienza, della ricerca e dei risultati conseguiti che, confermo ancora una volta, hanno il diritto d’essere definiti quali CONOSCENZE, COMPETENZE, e dunque scientifici nell’accezione più ampia del concetto di “scienza” e cioè CONOSCENZA, CONOSCENZE, SAPERI, SAPERE.
Avremmo potuto parlare di: SAPERI TIFLOLOGICI, bruttino, a mio avviso, e poi perché, altri saperi che, meno della stessa tiflologia, si fregiano del titolo di SCIENZA e la tiflologia no?
La contemporaneità della tiflologia ci impone la profonda riflessione che, certo, potrebbe giungere ad un traguardo RIVOLUZIONARIO, nessuna paura, nessun timore! Anche la nostra Terra un giorno è divenuta pianeta, errante, eppure abbiamo continuato a vivere e meglio!
La tiflologia dovrà affrancarsi, se vorrà riservarsi il giusto riconoscimento della più alta agenzia formativa, l’università, dalla pedagogia speciale, essendo essa stessa una pedagogia, non speciale ma, per contenuti e studio, specifica e specialistica. Dobbiamo puntare al riconoscimento di una formazione e cultura non medicalizzanti o sanitarie; l’UICI ha il diritto-dovere di fare sintesi attorno alla propria storia fatta di esperienze, conoscenze e competenze; lo deve alla tiflologia stessa, se vuole farsi garante dei processi di inclusione e socializzazione; deve cioè, proporre e far riconoscere dal Miur e dalle agenzie educative e formative, il professionista in tiflologia o del TYPHLOLOGY SKILLED EDUCATOR, quale esperto nelle scienze tiflologiche.
Ciò non significa espellere la tiflologia da “scienze della formazione” o “dell’educazione” (sono la casa naturale, per utilizzare la locuzione cara ad Aristotele, della stessa tiflologia); essa ne è parte per storia, natura e per contenuti; va però distinta l’azione pedagogica dell’intervento tiflologico da quella prettamente educativa, formativa del docente disciplinare: la matematica, non ha contenuti o formule per i ciechi, diverse da quelle per gli studenti vedenti, ciò che può differire è il metodo, l’approccio strumentale e al più didattico per facilitare l’apprendimento all’alunno cieco dei contenuti disciplinari che, non variano in relazione alle abilità sensoriali del discente. Per tale ragione, dirò “scientifica” l’intervento tiflologico non deve, non può essere inscritto in un percorso definito di “pedagogia speciale”, perché è come definire il codice braille uno strumento “speciale”, solo per il fatto che lo si utilizza grazie al tatto e non mediante la vista come il sistema alfanumerico per i vedenti. Il tatto è, pari alla vista, uno dei cinque sensi e dunque ha pari dignità e proprie specificità, non solo per i ciechi, ma per tutti gli esseri umani. Il Senato accademico, dove siedono luminari dei diversi campi del sapere, dello scibile umano, hanno studiato a lungo definizioni e mie riflessioni prima di esprimersi a favore dello stesso master in TSE.
Inoltre, come Network, stiamo improntando i LEP, e gli indicatori di qualità: i primi rivolti ai servizi, strutture associative in un primo tempo, territoriali, regionali e nazionali in un secondo tempo;i secondi riguardano specificatamente ciò che interessa i processi di scolarizzazione e dunque di inclusione rivolti ad alunni in situazione di disabilità visiva, cecità assoluta e ipovisione grave: apprendimenti e strategie.
Questo farà, tecnicamente e non dal punto di vista politico, il NETWORK per l’inclusione scolastica dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus.
Il Network non si sovrappone, né sostituisce alcun ente o istituzione associativa né, tantomeno alla commissione nazionale per l’istruzione e la formazione della stessa UICI, è un gruppo tecnico di esperti in scienze tiflologiche. Auspico possa essere riconosciuto dal Miur; resta comunque il fatto che, il comitato tecnico per l’inclusione scolastica “NETWORK” riunisce in se la filosofia dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, esclusivamente dal punto di vista professionale e tecnico, non politico o squisitamente dialettico, propri della commissione nazionale per l’istruzione e la formazione, del Consiglio Nazionale della stessa UICI.
Marco Condidorio