Il lavoro e i fisioterapisti non vedenti, di Giovanni Cancelliere

Autore: Giovanni Cancelliere

La nostra storia di professionisti sanitari nacque negli anni sessanta quando l’attenzione al sociale iniziava a fare i primi passi, il non vedente passava da soggetto passivo della società a risorsa lavorativa per alcune professioni come quella del centralinista e del massaggiatore, in prima istanza, e massofisioterapista successivamente.
Tutto questo avveniva con concetti avanzati per il periodo storico sopra menzionato, quasi un laboratorio sperimentale sottoposto a tutela.
I soggetti non vedenti venivano definiti, per la prima volta, lavoratori integrati nel mondo dei “normali”.
Si pone in evidenza che, prima di questo importante passo, il non vedente veniva considerato soggetto tutelato e protetto dagli istituti speciali, in cui poteva sperimentare la vita fuori dalle mura domestiche, e doveva sviluppare modalità di approccio di relazioni interpersonali. Oggi, gli istituti speciali rimasti attivi, sono visti come ghettizzanti.
Il sistema sociale e lavorativo descritto in premessa, è andato avanti fino alla metà degli anni novanta.
Alla fine degli anni ottanta, come studenti, ci eravamo accorti che era diventato un sistema scolastico e professionale obsoleto. il livello di preparazione era scarso e necessitava di una Riforma Strutturale legata al cambiamento della società, forse perché, chi dirigeva gli istituti, aveva paura di perdere ciò che, con tanta fatica era stato acquisito.
La Riforma che chiedevamo era la riformulazione dei corsi delle scuole professionali di stato da tre a cinque anni, ottenendo così un diploma di Stato con una doppia funzione:
– diploma di massofisioterapista;
– titolo di maturità da spendere come opportunità di accesso all’università per chi avesse voluto continuare gli studi al di fuori della formazione obbligatoria che vigeva in quel periodo.
Persa questa opportunità, il massofisioterapista ha mantenuto la tutela del lavoro che, se per i diplomati pre-99, è rimasta una garanzia, con il cambiamento delle regole in materia di formazione, è divenuta illusoria per la generazione post-99,.
L’unico gruppo che ha voluto sviluppare una proposta nuova è stato quello della Dott.ssa Zecchi dell’UICI toscana e dell’università fiorentina: tutt’oggi ancora l’unico corso con una quota di cinque non vedenti tutelati alla formazione in fisioterapia.
Di contro dobbiamo dire che moltissimi colleghi non hanno voluto relegare la propria professionalità a strumento di sopravvivenza ma, sentendo il bisogno morale di stare al passo con i tempi e di competere con i colleghi vedenti, hanno dimostrato le altissime capacità che l’organo visivo ha negato.
Il motivo di essere professione equipollente alla nuova figura unica del fisioterapista è dovuto dal contesto del titolo statale triennale, ma soprattutto dalla validità dimostrata praticamente sui posti di lavoro, alla storia e all’amor proprio.
Dagli anni novanta ad oggi tante cose sono state modificate, per certo chi ha voluto stare ai tempi e sentirsi riabilitatore ha continuato, in tanti casi, a migliorare la propria professionalità, meglio di molti colleghi vedenti.
Oggi, ci sono personaggi, a vent’anni dalla definizione del profilo del fisioterapista, che mettono ancora in discussione la possibilità che un non vedente possa essere un riabilitatore. Tale figura è stata regolamentata dalle Leggi dello Stato, ha superato le perplessità dell’Associazione più rappresentativa della figura professionale dei fisioterapisti (A.I.F.I.-Associazione Italiana Fisioterapisti), tuttavia viene ancora mal tollerata dal mondo accademico.
Come dovremmo vedere la nostra professione per i ragazzi di oggi?
La mia generazione dei 50 anni e quelle successive hanno la loro storia, che poco possono affiancare ai ragazzi di oggi, sia nei mezzi tecnologici, che hanno permesso loro di avere i percorsi formativi dell’obbligo e della media superiore, sia nelle strutture di sostegno anche se precarie e insufficienti per uno Stato moderno, non in circuiti ghettizzanti quali gli Istituti. Sicuramente bisognerà chiedere loro quali sono le aspettative di autodeterminazione come persone e ragionare, in qualità di adulti, sulle opportunità di facilitazione non limitando le scelte solo nel vincolo delle professioni già esistenti.
Questo ragionamento prospettico è proprio di chi ha vissuto a pieno la forma mentis del riabilitatore di cui dobbiamo vantarci di avere: creare opportunità a 360* e non salvaguardare solo l’esistente. Questa deve essere la mission di chi si impegna a rappresentare la nostra Associazione. Si rende sempre più necessario interagire con la generazione dei nostri figli cercando di evitare che ciò che a noi è stato parzialmente negato venga negato anche a loro. L’ostacolo principale che si manifesta nella scelta di un percorso formativo è determinato, nel caso della fisioterapia, dai test di ingresso, in special modo quelli di logica figurativa e geometrica: l’affiancamento di un tutor durante lo svolgimento, a norma delle leggi che tutelano la possibilità di partecipazione per i disabili visivi, non è garanzia di effettiva valutazione da parte del candidato perché una prima interpretazione viene fatta dal tutor.
Il lavoro è il fondamento di quella autonomia che l’essere umano auspica di raggiungere di tipo economico, professionale e sociale, modificare in collaborazione con chi governa la formazione (MIUR), nel rispetto di tutti ma soprattutto di noi stessi deve essere il cardine o uno dei cardini della mission di dirigenti, permettere la sostituzione di tali limiti ci potrà condurre a una condizione paritetica di competizione nei corsi delle facoltà a numero programmato.
Quello che auspico ai futuri fisioterapisti è che tale professione se la saranno scelta per passione e non come necessità obbligata; le possibilità di rinvigorimento della figura del professionista sanitario oggi dipende dalle probabilità di abbattimento dei test che abbiamo descritto sopra, dalla capacità delle sedi territoriali di interagire con le università presenti nei vari territori per ampliare l’offerta formativa riservata ai fisioterapisti, la capacità di chi ha funzioni esecutive di sfruttare il DDL Lorenzin intervenendo e interagendo con gli organi parlamentari e ministeriali per sfruttare le potenzialità della neo creazione delle nuove professioni sanitarie del chiropratico e dell’osteopata.
il Comitato Tecnico Scientifico Nazionale dei Fisioterapisti e Massofisioterapisti ha lavorato per creare opportunità lavorative prendendo in considerazione due documenti del passato:
-modificato e proposto un miglioramento compatibile con i cambiamenti del tempo della proposta di legge fatta nel 2009 dal Sen. D’AMBROSIO-LETTIERI riguardante la Legge 29/94 e acquisita negli atti dell’ultima Direzione Nazionale;
-rivalutata la proposta di legge dell’On. GRIBAUDO per coloro che preferiscono intraprendere un percorso professionale non sanitario.
Le sfide che attendono tutti noi potranno produrre un rinnovamento professionale se saremo in grado di interpretare e essere parte dei cambiamenti descritti e auspicati sopra, senza rincorrere vecchi ricordi del passato che poco hanno a che fare con i nostri ragazzi e il loro attuale grado di cultura; la nostra professione può non morire solo se si rinnova e sia attrattiva perché interessa chi la dovrà praticare.
A tale scopo il Comitato Tecnico ha ritenuto opportuno organizzare un corso formativo altamente professionalizzante, restando fedele a quei dettami di aggiornamento e rinnovamento che si è dato nel suo insediamento, proponendo il corso del “Metodo TICCHI e trigger point” in collaborazione con I.Ri.Fo.R Nazionale, sapendo bene che l’aggiornamento delle competenze è e dovrà essere sempre di più la discriminante tra quello che siamo stati e quello che dobbiamo essere: lasciando alle nostre spalle la nostalgica tentazione del crogiolarci, vittime degli anni che trascorrono senza prospettiva per chi ci segue.
I Componenti il Comitato hanno ritenuto che la formazione da noi proposta sarà itinerante, valorizzando i territori, ritrovandoci in città diverse per renderci un po’ più “squadra”; la nostra prima tappa sarà la città di Salerno e si allega il link dove acquisire tutte le informazioni per iscriversi: http://www.irifor.eu/comunicato-n-27-attivita-formative-anno-2018-evento-formativo-nazionale-per-fisioterapisti-e-massofisioterapisti-metodo-ticchi-e-trigger-point-salerno-16-18/
Il nostro agire deve avvalersi di obbiettivi utili per chi rappresentiamo altrimenti è sterile apparenza del vacuo egocentrismo.

 

Matera 12 ottobre 2017
per conto dei Componenti il CTSN

il Coordinatore Dott. Giovanni CANCELLIERE