Il dialetto dei padri: le nostre radici, di Mena Mascia

Autore: Mena Mascia

La commissione per le pari opportunità che il consiglio provinciale di Campobasso mi ha incaricato di coordinare, ieri, otto marzo, ha celebrato la giornata internazionale della donna, chiamando a raccolta i soci per assistere ad un recital di poesie e canzoni dialettali che attori non professionisti ci hanno regalato.
Oltre ogni aspettativa, la partecipazione è stata divertente e coinvolgente al punto che tutti si sono sentiti parte attiva di un fuori programma fissato, che, benché precedentemente deciso, ha subito variazioni che hanno soddisfatto a pieno l’uditorio.
C’era una volta… Fin da quando ci è possibile ricordare, proprio così aveva inizio ogni favola degna di tal nome, ricordate?
Con le tante suggestioni che il titolo di questa manifestazione personalmente mi ha provocato, senza sentirmi un panda in estinzione, come purtroppo la mia età vorrebbe, promuovendola, avevo voglia di ricordare il com’eravamo, per riflettere con gli astanti sul come siamo, per conoscerci meglio, dati i cambiamenti sopravvenuti nella vita di tutti noi.
C’erano una volta i genitori anziani dei quali, accettando i ruoli che mano a mano, impercettibilmente, ma inesorabilmente, andavano cambiando, i figli si facevano un vanto di occuparsi, mentre ora nascono come funghi quegli strani luoghi che eufemisticamente continuiamo a definire case di riposo. Senza nulla togliere a quelle che funzionano, e per fortuna ce ne sono, le cronache ce ne propongono tante altre nelle quali i maltrattamenti sono all’ordine del giorno.
Prima che la massificazione ci consigliasse di non distinguerci gli uni dagli altri, c’era una volta il piacere di comunicare attraverso il dialetto paesano di cui si è perduto l’uso, oltre alla comprensione degli idiomi, ma dei quali ieri, con le calde voci monacilionesi di Nando e di Rita che in dialetto scrivono, dello jelsesi Luigi che attraverso la chitarra ci allietava tutti, recitando con indicibile espressività monologhi di vita vissuta, di Nunzia e Giuseppe che, in oratinese hanno cantato antichi stornelli, della verace campobassana Pina che ha dedicato alla giornata dolcissime constatazioni personali, di Giovanni che nel dialetto di Montefalcone ci ha recitato delicatissime liriche, di Rosaria che, sebbene con voce un po’ cambiata dall’età, ci ha cantato una vecchia nenia molisana, del timido Lucio che ha voluto dedicare alle donne presenti una canzone di De Gregori , senza tema di essere smentiti, abbiamo considerato dei regali preziosi ogni esibizione, attraverso le quali, ognuno di loro hanno voluto darci un saggio della passione per la ricerca delle proprie radici.
Dopo aver brindato all’essere stati insieme tanto piacevolmente, ci siamo lasciati sperando di cuore in un prossimo incontro.
C’era una volta, ma spero ci sia sempre, la voglia di tutti di partecipare alle iniziative che ci proponiamo di promuovere su altri temi, unicamente per il piacere di vederci per stare insieme.
In conclusione, da parte mia mi auguravo ancora un grazie a tutti, nella speranza di rivederci in una prossima, gradita occasione.

Mena Mascia