I genitori non potranno scegliere l’insegnante di sostegno, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Nei mesi scorsi, subito dopo la pubblicazione in GU del Decreto attuativo della Buona Scuola n. 66/17, tanti Giornali ed addetti ai lavori avevano salutato con toni trionfalistici e celebrativi l’art 14 dello stesso, ai sensi del quale, si aprirebbe alle famiglie la possibilità di intercedere a favore di questo o quel bravo supplente, che nel corso dell’anno scolastico si sia contraddistinto per il suo lavoro con l’alunno disabile.
Effettivamente, il testo stabilisce che «al fine di agevolare la continuità educativa e didattica e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse dell’alunno e l’eventuale richiesta della famiglia, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo.”
Tutto sembrava pronto già per questo nuovo anno scolastico ma, qualche giorno fa, la “macchina” organizzativa si è improvvisamente inceppata.
Infatti, la burocrazia ministeriale non sempre è così efficace. Innanzitutto, perché il Decreto è stato inviato al Consiglio superiore della pubblica istruzione solo ad agosto. Nel frattempo il ministero è rimasto in attesa. Alla fine il Cspi si è pronunciato, sentenziando che “occorre una conciliazione tra le esigenze del ministero che vorrebbe garantire la continuità didattica ai supplenti richiesti dalle famiglie e i diritti individuali dei lavoratori.”
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione si incontrerà di nuovo il prossimo mese per approfondire la questione, per poi passare definitivamente la “palla” al Consiglio di Stato ed attendere chissà quanto ancora.
La nuova regola prevista dalla Delega sull’inclusione era stata fortemente criticata dall’ANIEF e dal mondo sindacale, secondo i quali, la scelta su un lavoratore pubblico non può essere fatta da chi non ha competenze per valutare la didattica speciale.
Pur rispettando quanto eccepito dal mondo sindacale e dall’ANIEF, mi permetto di non condividerne le perplessità. Non concordo con loro, perché credo che in merito al provvedimento sull’inclusione licenziato lo scorso aprile, essi abbiano sbagliato clamorosamente “bersaglio”.
Fossi in loro, invece, concentrerei le mie energie e profonderei tutti gli sforzi per impedire ed evitare una volta per tutte che nel mondo della scuola si continui ancora a parlare di «supplenti a contratto determinato», dal momento che il vero “paradosso” del sostegno italiano è che – malgrado la neonata Delega – il Ministero insista pervicacemente con i docenti di sostegno supplenti (spesso privi di competenze specifiche sulla didattica inclusiva).
Tale perverso meccanismo corporativo va denunciato con forza, in quanto va a solo detrimento dei bisogni educativi degli alunni con disabilità e del loro successo formativo.
Anziché inseguire falsi problemi, i Sindacati e l’ANIEF dovrebbero battersi con maggiore decisione per un piano a lungo termine di stabilizzazione e assunzione dei docenti di sostegno, per il loro definitivo passaggio dall’attuale organico di fatto a quello di diritto, per il loro vincolo al segmento formativo dell’alunno con disabilità e per il potenziamento dei CTS (inspiegabilmente cancellati dalla Buona Scuola), tutti interventi strutturali e di sistema che purtroppo non sono previsti dalla tanto pontificata nuova riforma dell’inclusione, con buona pace della continuità didattica.