“Chi non comunica non può vivere”, di Angela Pimpinella

Autore: Angela Pimpinella

Le lingue dei segni sono lingue storico-naturali sviluppatesi secondo una modalità visivo-gestuale che si adatta perfettamente al canale comunicativo integro delle persone sorde e sordocieche. Anche se era chiamato linguaggio mimico o dei gesti, la comunicazione visiva dei sordi è sempre esistita nella storia umana, nonostante le notizie a riguardo siano poche e frammentarie. La fonte più antica sui sordi che parlano muovendo le mani è un brano di Platone, ma le prime notizie storiche sull’utilizzazione dei segni nell’educazione dei bambini sordi risalgono alla fine del 1500, quando Pedro Ponce de Leon venne chiamato da un nobile castigliano a educare i suoi tre figli sordi. Il primo scritto che troviamo su questa lingua, invece, risale alla seconda metà del 1700, quando Charles-Michel de l’Epée, un educatore e fondatore della scuola di Parigi per sordi, decise di utilizzare questa forma di comunicazione per insegnare ai suoi studenti la lingua scritta e parlata. Nello stesso periodo Sicard, successore di l’Epée, è stato un grande studioso della lingua dei segni e in generale dei diversi aspetti della comunicazione umana. In Italia Silvestri incontrò due bambine sorde ed iniziò a studiare le metodologie usate in Europa e decise di andare in Francia per osservare la metodologia di de l’Epèe; quando tornò in Italia furono notevoli le difficoltà per trovare una sede, ma il suo impegno e la sua tenacia furono determinanti tanto che nel 1789 il Papa comprò e fondò il primo istituto per sordi. Dagli Stati Uniti Thomas Hopkins Gallaudet arrivò in Francia per un tirocinio presso l’istituto dei sordi di Parigi, per studiare le metodologie di insegnamento, tanto che portò la LSF negli Stati Uniti e riuscì ad ottenere un appezzamento di terreno adiacente alla casa Bianca in cui fondò la prima università per sordi che prese il suo cognome.
Come detto sopra la lingua dei segni viene utilizzata come sistema di comunicazione anche dalle persone con sordo-cecità e quindi in questo contesto parliamo di lingua dei segni tattile; le persone che utilizzano la lingua dei segni tattile sono affetti prevalentemente dalla sindrome di Usher, quindi viene usata quando le persone non hanno residuo visivo o acustico sufficiente a percepire la lingua dei segni o la lingua parlata. Chi riceve il messaggio posiziona una o entrambe le mani su quelle della persona che desidera comunicare con lui in modo che la persona sordocieca possa sentire la forma della mano, la posizione del segno nello spazio ed il suo movimento. La posizione della mano di chi riceve un messaggio comunicativo in lingua dei segni può essere diversa da persona a persona.
Questa panoramica storica ci fa notare come la necessità di comunicazione è innata nell’uomo; nel nostro contesto come la sordità o la sordo-cecità è possibile comunicare con sistemi alternativi e quindi possiamo dire che chi non comunica non può vivere.