Centralinisti non vedenti, professione in disuso, inattività forzata degli interessati

Autore: Tommaso Daniele
Dr.ssa Grazia STRANO – Ministero Lavoro
Dr.ssa Lucrezia STELLACCI – Ministero Istruzione
Dr.ssa Nadia GARUGLIERI – Coferenza delle Regioni
Gentilissime,
vi trasmetto la lettera di una centralinistra non vedente che rappresenta lo stato d'animo della maggior parte dei centralinisti ciechi che prendono lo stipendio ma non lavorano; mi sembra questo un motivo sufficiente per sollecitare ulteriormente una riunione a breve presso il Ministero del Lavoro per porre termine ad una attesa che dura da 13 anni.
Cordiali saluti.
IL PRESIDENTE NAZIONALE
Prof. Tommaso Daniele
 
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Con la presente, desidero portare a conoscenza della S.V., il disagio morale e non solo, che stanno vivendo i lavoratori indicati in oggetto:

Si sta consumando sotto gli occhi di tutti, una grave discriminazione ai danni di una categoria di disabili, che hanno la sola colpa, di svolgere una professione che non serve più.

Da molti anni, Ministeri, Agenzia delle entrate,, INPS, Varie Banche ecc., a seguito dell’evoluzione della comunicazione (via web, con centralini telefonici evoluti, istituzione degli URP e call center), mantengono centinaia di centralinisti non vedenti, senza che questi lavoratori, svolgano effettivo servizio.

I centralinisti non vedenti, oltre a subire ristrette chance professionali/lavorative, per la loro disabilità visiva nonché, per cattive politiche assistenziali, si vedono adesso, rilegati in angusti box e lunghi corridoi, a non far niente e senza la prospettiva di essere riqualificati in altre mansioni compatibili con la loro minorazione.

Il fenomeno si sta spandendo a dismisura nel settore pubblico che nel privato e se non si pone rimedio, in pochi anni, i circa 8500 centralinisti in servizio, possono diventare una vera piaga sociale.

Come centralinista non vedente e a nome dei centralinisti inattivi, chiedo di mettere in campo, ogni azione, per scongiurare lo scempio di cui sono vittima:

Avviare immediatamente una inchiesta per monitorare il fenomeno sopra descritto;

Sensibilizzare tutte le Amministrazioni, a ricercare soluzioni comuni da intraprendere;

Trovare risorse per progetti di formazione e riqualificazione mirata.

Certa di non chiedere la luna, ma solo pari opportunità, resto in attesa di un cortese riscontro per un doveroso approfondimento.

Immacolata Di Fiore