L’Europa e le persone con disabilità, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il 25 marzo scorso è stata celebrata a Roma la ricorrenza dei sessant’anni dalla sottoscrizione dei primi accordi che hanno dato vita nel tempo all’Unione Europea così come oggi la conosciamo.
Con la costituzione del Parlamento Europeo quale organismo elettivo libero direttamente rappresentativo della volontà popolare dei cittadini d’Europa, si sono accresciute le opportunità di ottenere Diritti per le persone con disabilità, sanciti e tutelati da leggi e direttive specifiche, capaci di proiettare effetti sull’intera popolazione più svantaggiata dell’Unione e del continente tutto.
Il contrassegno di libera circolazione stradale, la riconoscibilità delle monete e delle banconote Euro, il servizio di assistenza per la mobilità autonoma nei trasporti aerei, ferroviari e urbani, sono soltanto i più facili degli esempi che ricordano e sottolineano l’importanza di norme comuni, valide su tutto il territorio d’Europa e applicate con modalità pressoché analoghe a milioni di cittadini a tutte le latitudini del continente.
Le persone con disabilità e le loro associazioni di rappresentanza, pertanto, da una Europa sempre più unita e condivisa, possono soltanto ricavare vantaggio e beneficio, rendendo meno incerte le condizioni di tutela e migliorando i contesti di applicazione di disposizioni e pratiche comuni all’insieme dei Paesi dell’Unione, con il superamento delle frammentazioni nazionali, delle norme distinte e spesso contrastanti, dei trattamenti diseguali dinanzi a problemi uguali e a cittadini aventi uguali diritti.
Negli ultimi mesi, presso le commissioni preposte del Parlamento Europeo sono state e sono all’esame varie direttive che influenzano in modo significativo la vita quotidiana delle persone con disabilità quali l’accessibilità ai servizi e ai prodotti informatici, sia privati, sia soprattutto della pubblica amministrazione; il Diritto di accesso indipendente ai prodotti librari e audiovisivi; la libera distribuzione di materiali librari in formati alternativi quando il formato ufficiale di pubblicazione non sia rispettoso della fruibilità della lettura per tutti; l’usabilità autonoma di ascensori ed elevatori regolati da dispositivi a touchscreen; l’installazione obbligatoria di segnalatori di allerta sulle automobili a trazione elettrica, cosiddette “silenziose” e poi tante altre disposizioni normative e regolamentari capaci di rendere meno disagevole e meno faticosa l’esistenza quotidiana di milioni di persone in condizioni di difficoltà.
Nel nostro settore specifico della disabilità visiva, in questi anni, abbiamo promosso iniziative efficaci e ottenuto risultati preziosi e consistenti a partire dall’opera svolta dalla nostra Unione e da molte altre associazioni nazionali di categoria, secondo gli obiettivi definiti nell’ambito dei programmi d’azione dell’EBU (Unione Europea dei ciechi) che si assume l’onere di rappresentare in sede UE le istanze e le aspettative dei milioni di ciechi e di ipovedenti europei.
L’EBU infatti, svolge un’azione metodica e mirata di sensibilizzazione, di pressione e, quando necessario, anche di lotta e di protesta, presso le autorità della Commissione e del Parlamento Europeo, tramite i propri canali di informazione e di comunicazione, i propri gruppi di lavoro, il proprio Direttivo al quale, chi scrive, si onora di appartenere.
L’azione promozionale e propositiva dell’EBU si intreccia spesso anche con quella altrettanto efficace e consistente svolta dall’EDF (Forum Europeo della Disabilità) con il quale sono state condotte e coordinate iniziative di elevato impatto sociale sui cittadini europei con disabilità come la richiesta di approvazione del trattato di Marrakech sul libero scambio non commerciale delle opere librarie.
I processi di integrazione e di globalizzazione delle economie e delle società, sempre più vorticosi nonostante qualche patetica intenzione di negazione o di contrasto che di volta in volta si assumono politici variamente assortiti di questo o quel Paese dell’Unione o del Mondo, richiedono anche alle Associazioni e alle Federazioni di rappresentanza delle persone con disabilità una capacità nuova e moderna di organizzazione e di azione, sostanzialmente basata sulla messa in pratica di uno slogan semplice nell’enunciazione, ma molto, molto complicato nell’attuazione:
“pensare globalmente, agire localmente”.
Grazie a questa modalità nuova si è pervenuti alla definizione, approvazione e sottoscrizione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che ora, tuttavia, dovrà trovare sempre di più il proprio terreno di attuazione nell’ambito dei territori nazionali tramite il confronto con i Governi e le autorità politiche e amministrative nazionali che dovranno saperne articolare e applicare le linee direttive, colmando il ritardo intollerabile già registrato, purtroppo, di recente anche nel nostro Paese, condannato a una pessima figura di inefficienza e di inadempienza dinanzi agli ispettori ONU in fase di verifica dopo il primo quinquennio di entrata in vigore.
Grazie a questa modalità nuova si sono conquistati Diritti primari di altissimo valore morale e pratico sul territorio dell’Unione Europea, sebbene ancora tanto rimanga da fare in questo lungo cammino di uguaglianza e di vera cittadinanza compiuto dalle persone con disabilità nell’ambito dei risvolti più comuni e semplici della vita quotidiana di ciascuno di noi.
Lo strumento di rappresentanza e di azione interassociativa verso l’Europa oggi è il FID (Forum Italiano della Disabilità) che raggruppa tutte le principali associazioni e federazioni italiane di rappresentanza e che noi dell’Unione ci onoriamo di aver animato e sostenuto fin dall’inizio, offrendo ancora oggi il prezioso supporto tecnico e sostegno politico che ne garantisce funzionalità ed efficienza operativa.
In Italia il FID è una grande occasione di rappresentanza e di proposta rivolta proprio alle federazioni nazionali della disabilità quali FAND e FISh che proprio in quella sede potranno sviluppare iniziative unitarie e sperimentare modalità operative comuni al di là di distinzioni e separazioni che ci permettiamo, con tutto il rispetto per la Storia e per chi l’ha scritta in passato, di considerare oggi non solo superate, ma addirittura anacronistiche.
Quando saremo davvero in grado di trarre ragioni di concordia e di azione dalle necessità di risolvere le problematiche contingenti che affliggono le persone con disabilità e riusciremo ad ammainare le bandiere delle singole associazioni e federazioni per marciare tutti insieme sotto il solo vessillo dell’Unità nel nome degli interessi materiali e morali delle persone con disabilità e delle loro famiglie, allora sarà inaugurata un’epoca nuova nella quale la voce e la forza dei più deboli acquisteranno finalmente quel peso politico e negoziale indispensabile a influenzare positivamente le scelte parlamentari, governative e amministrative del nostro Paese così da garantire più tutela, più rispetto, più dignità.
Al FID l’onore e l’onere di interpretare queste indicazioni e renderle davvero efficaci nella pratica di tutti i giorni.
Mario Barbuto – Presidente Nazionale

Facciamoci vedere!, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Un grande appuntamento di informazione, comunicazione, dialogo

Il nostro congresso nazionale del 2015 ha ospitato una manifestazione collaterale che ha offerto alle nostre strutture territoriali e regionali l’occasione per presentare le proprie esperienze e le proprie eccellenze, in un contesto di comune dialogo e di reciproco scambio.
Abbiamo voluto intitolare allora la manifestazione “Facciamoci vedere” e abbiamo registrato un largo interesse sia interno sia esterno, nonostante le difficoltà logistiche e il concomitante svolgimento dell’assise congressuale.
Quest’anno la manifestazione verrà rilanciata in grande stile attraverso tre giornate espositive che avranno luogo a Milano dal 13 al 15 Dicembre prossimo e che saranno arricchite dallo svolgimento di tre conferenze sui temi della salute, della scuola e della tecnologia.
Le grandi istituzioni nazionali che operano nel mondo della cecità e dell’ipovisione, le nostre strutture sezionali e regionali, avranno a disposizione un suggestivo spazio di esposizione all’interno dell’istituto dei ciechi di Milano, grazie anche alla preziosa collaborazione ospitale della nostra sezione territoriale milanese e del nostro consiglio regionale della Lombardia.
Gli ospiti e i visitatori potranno compiere un percorso quanto mai significativo tra passato, presente e futuro, contrassegnato dai risultati raggiunti, dalle presenti aspettative, dalle attese per i prossimi anni.
Le nostre istituzioni, grandi e piccole, nazionali e territoriali, potranno raccontarsi e confrontarsi nel contesto di un cammino comune che sta diventando sempre più prioritario, sempre più prevalente, grazie all’opera di unificazione dell’Unione e al positivo riscontro dei dirigenti e degli amministratori delle altre parti quali la Federazione pro ciechi, la Biblioteca di Monza, l’Irifor e perfino la IAPB.
Nel contempo le nostre realtà associative territoriali e regionali avranno modo di riprendere il filo di quel dialogo di informazione e di conoscenza avviato a Chianciano e che oggi potrà svolgersi in un clima di maggiore equilibrio e di più solide prospettive anche grazie alle innovazioni statutarie che stanno per mettere in moto un vasto processo di rinnovamento organizzativo e strutturale rivolto prevalentemente alle istanze di base.
Nel giorno significativo di Santa Lucia, l’evento avrà inizio al mattino, nell’istituto dei ciechi di Milano con una cerimonia di inaugurazione che presenterà la mostra e gli obiettivi dell’intera manifestazione.
Fino alle ore 13 del 15 Dicembre, si alterneranno le visite guidate, le conferenze, le attività negli stand che saranno dislocati all’interno della splendida sala Barozzi, in un percorso ricco di soluzioni innovative che parlerà della nostra Storia, del nostro presente, del passato che ci ha reso così forti e orgogliosi, del futuro che ci sfida a misurarci con l’evoluzione di una società in continuo e vorticoso divenire.
Le tre conferenze previste, organizzate secondo un modello agile, leggero ed efficace, ci introdurranno nel cuore di problematiche di altissimo profilo quali l’istruzione dei ragazzi, le innovazioni tecnologiche, il benessere e la salute di tutti.
Insomma, t Tre giorni da non dimenticare e da porre in evidenza sul calendario di ciascuno di noi.
Auspico e raccomando una adesione significativa e consistente da parte dei nostri consigli regionali.
Mi attendo la visita di tutte le nostre sezioni territoriali e sarò felice di incontrare di persona i dirigenti e i soci che vorranno onorare l’evento con la loro presenza e contribuire al successo della manifestazione con il loro apporto.
Tutti a Milano, dunque, all’istituto dei ciechi, dal 13 al 15 dicembre per partecipare da protagonisti all’evento “FACCIAMOCI VEDERE!”.
Mario Barbuto

La fortuna è cieca, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

La lunga maratona dell’Unione nelle città italiane

Il 25 giugno scorso è accaduto qualcosa di nuovo, di eccezionale per la nostra Unione!
Tutti insieme, tutti nello stesso momento, in tutta Italia, ci siamo offerti al pubblico per allacciare e intrattenere quel dialogo con la cittadinanza che rimane l’essenza stessa di ogni nostra azione e che costituisce il cosiddetto “lievito madre” di ogni nostra iniziativa.
Centinaia di dirigenti associativi, di volontari, di collaboratori, nelle piazze e nei luoghi più frequentati delle città italiane, hanno portato tra la gente la presenza e la parola dell’Unione; hanno mostrato e raccontato il nostro impegno e il nostro lavoro; hanno offerto e dato in dono alcuni tra i nostri servizi più preziosi legati alla protezione della vista e dell’udito, all’assistenza scolastica, alla mobilità, all’orientamento, alle attività sportive di base.
Man mano che procedevamo nei nostri collegamenti radio con le varie città d’Italia, non credevamo alle nostre orecchie, mentre saliva l’emozione per quel fenomeno straordinario che si stava materializzando dinanzi a noi:
sì, c’eravamo proprio tutti!
Da Bolzano a Palermo, da Cagliari a Milano, a Salerno, Campobasso, Siena, Reggio-Emilia, Catanzaro, Como, Biella, Vicenza, Isernia, Pesaro, Genova, Ascoli, Avellino, Ferrara, Livorno, Asti, Ravenna…
E poi tanti, tanti altri luoghi ancora… In una girandola di collegamenti e di presenze, a testimoniare un lavoro intenso e un impegno straordinario.
Tra le tante voci, da ogni piazza, centro commerciale, stabilimento balneare, si sono inserite nel corso della giornata le testimonianze autorevoli di amici giornalisti, di esponenti del mondo dell’associazionismo sportivo come UISP e Lega Calcio dilettanti.
E poi quel collegamento con Felice Facchetti nel corso del quale abbiamo raccontato dell’impegno della Lega Calcio di serie A in favore della causa dei ciechi e degli ipovedenti italiani: la seconda giornata del campionato di serie A 2016-2017, infatti, darà visibilità all’Unione con striscioni e annunci speciali prima della partita e con i Capitani delle due squadre in uscita dagli spogliatoi per mano a bambini e ragazzi non vedenti, per riaffermarne il Diritto all’uguaglianza delle opportunità, in particolare nelle pratiche sportive, come tutti gli altri loro coetanei.
Con il procedere della giornata, con il sovrapporsi e l’aggiungersi delle voci, delle proposte, delle idee, delle iniziative, ci si rendeva conto che la vendita dei biglietti della nostra lotteria nazionale Louis Braille, certo importantissima e oggetto principale dell’iniziativa, assumeva comunque il vero senso che volevamo darle: una occasione, un pretesto, una opportunità per uscire dal guscio, per stare in mezzo alla gente, per dare forma e continuità a quel rapporto solidale con chi vive ogni giorno accanto a noi e magari, a volte, manca dell’informazione sufficiente a fargli cogliere la diversità e la differenza.
Facciamoci conoscere! Facciamoci vedere!
Facciamo della nostra causa e delle nostre difficoltà, non tanto un limite, ma piuttosto una opportunità, una ragione per vivere, per sfidare il buio e l’isolamento, per imparare a stare in mezzo agli altri, vivendo i problemi di tutti e portando le nostre specificità.
Una lezione ci viene dall’esperienza esaltante del 25 giugno: la forza dell’Unione risiede nella sua capacità di misurarsi tra la gente, di dialogare con la gente.
Una conferma ci viene dall’esperienza esaltante del 25 giugno: la forza dell’Unione risiede nella sua presenza compatta e determinata; nell’unità degli intenti e degli obiettivi; nell’entusiasmo contagioso e coraggioso dei suoi dirigenti in ogni angolo d’Italia.
Una lezione e una conferma che testimoniano ancora una volta la forza della nostra storia centenaria, insieme alla fiducia nel nostro futuro, segnato dall’umiltà dell’impegno di noi tutti, continuatori dell’opera del nostro Padre Fondatore Aurelio Nicolodi, dal 1920 al servizio di un sogno.

Mario Barbuto – Presidente Nazionale

La fortuna è cieca!, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il 25 Giugno l’Unione in tutte le piazze d’Italia

Tutti insieme dunque, a presidiare le piazze d’Italia, il 25 giugno per portare tra i cittadini la parola e la presenza dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
Aprire e continuare il dialogo con la cittadinanza per mostrare i risultati raggiunti, per indicare le criticità e le aspettative di centinaia di migliaia di persone non vedenti e ipovedenti e delle loro famiglie.
Il motivo specifico: distribuire i biglietti della lotteria nazionale Louis Braille.
La ragione generale: portare all’attenzione del vasto pubblico, della cittadinanza e delle autorità il lavoro dell’Unione, i traguardi raggiunti, gli obiettivi da conquistare.
Dall’anno scorso la lotteria nazionale Louis Braille rappresenta un appuntamento importante per i ciechi italiani, sia come azione di fund-raising, sia come occasione di incontro e di dialogo con i cittadini e il vasto pubblico.
I risultati lusinghieri conseguiti nel 2015 ci incoraggiano a intensificare il nostro impegno tanto da dedicare una giornata, il 25 giugno, alla promozione dell’iniziativa con un’azione comune e coordinata di tutte le nostre sezioni sul territorio nazionale.
Per la prima volta, centinaia di dirigenti, di soci, di volontari, saranno presenti contemporaneamente nelle piazze d’Italia per incontrare la gente, per dialogare, per promuovere la nostra lotteria nazionale.
Un atto di coraggio e di responsabilità che promuove l’immagine E l’opera dell’Unione con un metodo nuovo e con strumenti di comunicazione moderni e adeguati.
Quest’anno dedicheremo i proventi della lotteria nazionale alla promozione e alla incentivazione delle attività motorie, riabilitative e sportive per tutti i ciechi e gli ipovedenti, ma con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi.
Una vita sana e normale ha alla base la regolare pratica motoria e sportiva, resa purtroppo più complicata e spesso impossibile per le persone non vedenti, data la scarsità di impianti e di attrezzature, la carenza di personale specializzato, La mancanza di appositi luoghi e specifiche occasioni.
Grazie all’apporto generoso e sensibile della cittadinanza, con il semplice acquisto di un biglietto della lotteria Louis Braille, insomma, con soli tre Euro, ciascuno di noi potrà contribuire a dare un’occasione di vita attiva a tantissime persone, altrimenti costrette a una mobilità molto ridotta e a una esistenza personale molto più povera e limitata.
Il prossimo 8 settembre, inoltre, i possessori di biglietti della lotteria Louis Braille, cioè quanti hanno compiuto un gesto di solidarietà acquistandoli, parteciperanno e trepideranno per l’estrazione dei ricchi premi in palio, il primo dei quali, del valore di 500 mila Euro.
Un giorno di solidarietà e di festa il 25 giugno, con l’Unione in piazza.
Un giorno di trepidazione e di attesa l’8 settembre con l’estrazione dei biglietti vincenti.
Senza mai dimenticare che … “La fortuna è cieca!!!
Mario Barbuto

Una sentenza storica, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il Tribunale Amministrativo della Lombardia conferma: “l’integrazione scolastica è un diritto garantito dalla Costituzione”

La Sentenza del TAR Lombardia n. 506/2016 ha dato ragione alla nostra Sezione Provinciale UICI di Milano che aveva impugnato un provvedimento della Città Metropolitana con il quale veniva rifiutato, con il solito pretesto della mancanza di risorse, il contributo finanziario a garanzia degli interventi tiflologici e tiflodidattici a favore degli studenti con disabilità sensoriale.
Il Tribunale, con nostra grande soddisfazione, ha accolto integralmente le argomentazioni formulate e sostenute dall’Unione, precisando innanzitutto che l’inserimento scolastico dei minorati della vista rientra senza alcun dubbio tra le competenze della Provincia.
Il Tribunale ha inoltre rimarcato che gli interventi tiflodidattici e tifloinformatici costituiscono elemento essenziale nel processo di inclusione scolastica, dal momento che “per svolgere le normali attività della vita quotidiana, i minorati della vista devono servirsi di una vasta gamma di strumenti a loro destinati, c.d. ausili tiflotecnici e tifloinformatici, rispetto ai quali la tiflodidattica e tiflotecnica sono elementi essenziali. Si tratta quindi di ausili e servizi essenziali per l’esercizio del diritto allo studio, che ha per oggetto primario quello di permettere ad una persona con handicap di rendersi autonomo nello svolgimento delle sue attività quotidiane”.
Alla luce di tali premesse, pertanto, la materia è integralmente riconducibile all’insieme dei Diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, non negoziabili e non soggetti a disponibilità di risorse finanziarie.
Il Tribunale, inoltre, ha avuto cura di precisare che i servizi di cui sopra non rientrano assolutamente tra le prestazioni sociali assoggettabili a contributo ISEE, dal momento che essi “servono alla generalità delle persone prive della vista per poter usufruire dei diritti costituzionalmente tutelati”.
Quanto alla individuazione dell’Ente sul quale debba gravare l’onere di provvedere al servizio, il TAR stabilisce senza ombra di dubbio che “i servizi tiflologico, tiflodidattico e tifloinformatico gravano sulla Provincia in quanto, come afferma l’art. 13 della L. 109/94, l’integrazione scolastica della persona handicappata si realizza anche attraverso la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche e di sussidi didattici nonché di ogni forma di ausilio tecnico, ferma restando la dotazione individuale di ausili e presidi funzionali all’effettivo esercizio del diritto allo studio, anche mediante convenzioni con centri specializzati, aventi funzione di consulenza pedagogica, di produzione e adattamento di specifico materiale didattico”.
Da tale richiamo normativo discende una conseguenza di grande rilievo per il ruolo e l’attività della nostra Unione e delle istituzioni a essa collegate, considerato che vengono sanciti da un lato gli obblighi istituzionali della Provincia, ma ribadita dall’altro, anche la necessità che il servizio venga fornito tramite convenzioni con centri specializzati, aventi funzione di consulenza pedagogica e di produzione e adattamento di specifico materiale didattico.
Proprio quei centri, dunque, che in abbondanza l’Unione e le istituzioni a essa collegate già da anni garantiscono su tutto il territorio nazionale. Pensiamo ai centri tiflodidattici della Biblioteca Regina Margherita e della Federazione, a diversi istituti dei ciechi e a strutture operanti in alcune nostre sezioni territoriali.
In questo quadro, proprio per rispondere sempre più adeguatamente alle esigenze dei nostri ragazzi e delle loro famiglie, abbiamo dato vita di recente a un “Network per l’Inclusione Scolastica” (NIS), costituito dall’insieme dei nostri centri tiflodidattici, il quale opererà in modo coordinato, indipendentemente dalla propria appartenenza amministrativa, al fine di assicurare il miglior impiego di risorse e competenze, al servizio di un interesse superiore.
Il NIS è nato dalla volontà comune delle nostre istituzioni, per impulso dell’Unione ed è costituito da un agile coordinamento politico-organizzativo e da un qualificato gruppo tecnicoscientifico di alto livello.
Al primo, il compito di programmare, dirigere e coordinare tutti gli interventi, in una logica di integrazione di competenze e di risorse; al secondo, l’onere di definire le linee guida, le figure professionali e gli indicatori di qualità a sostegno di una azione continuativa di inclusione scolastica.
Un network che mettiamo a disposizione dell’Autorità scolastica statale e territoriale, senza ulteriori oneri per il bilancio pubblico, nell’intento di contribuire in modo decisivo, continuativo e qualificato al processo di inclusione scolastica che riguarda alcune migliaia di bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti sul territorio nazionale.
Una sfida che dovremo e sapremo vincere, ma solo se riusciremo a fare tesoro comune delle risorse disponibili e se incontreremo l’auspicato ascolto da parte dell’autorità politica e della struttura organizzativa del mondo della Scuola in tutte le sue articolazioni.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale

Il Museo Omero orgoglio dell’Unione, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Grazie al tenace e prolungato impegno dell’Unione, siamo riusciti ad assicurare al museo Omero le risorse finanziarie pubbliche per continuare a svolgere la sua attività rivolta ai ciechi e agli ipovedenti.
Un luogo di cultura e di promozione che rischiava di fermarsi e che invece potrà proseguire nella sua attività di riproduzione tridimensionale delle più famose opere di scultura di ieri e di oggi.
La dirigenza nazionale dell’Unione, dopo aver tentato con ogni mezzo di assicurare le risorse finanziarie al museo tramite la legge di stabilità 2016, ottenuto il sostegno attivo e convinto delle principali forze politiche presenti in Parlamento, è riuscita a far votare gli opportuni emendamenti nell’ambito del decreto cosiddetto “MILLE PROROGHE”, assicurando un finanziamento statale adeguato per i prossimi anni.
Un ringraziamento di cuore va a tutti quei deputati e senatori che hanno voluto sostenere la nostra causa e la causa del museo Omero, concedendo all’Unione quella fiducia e quel credito che ci aiutano ad andare avanti tutti i giorni, pur tra tante difficoltà.
Non posso che ribadire la mia felicità e la soddisfazione dell’intero gruppo dirigente nazionale per il brillante risultato che abbiamo ottenuto grazie a un efficace lavoro di squadra che assicura al nostro museo Omero un futuro più sereno nello svolgimento delle attività di cultura e conoscenza rivolte non soltanto ai ciechi e agli ipovedenti in Italia e all’estero, ma tese anche a valorizzare un rapporto di scambio con il territorio e con la comune cittadinanza.
Come ha opportunamente sottolineato il presidente del Museo, il nostro è un lavoro di squadra e le donne e gli uomini scelti dal Congresso e dal Consiglio Nazionale dell’Unione per poterlo svolgere, stanno già offrendo prova di talento, impegno e tenacia, in un quadro di crescita personale e collettiva che lascia ben sperare per il futuro sia dell’Unione stessa, sia delle istituzioni a essa collegate.
Quanto è accaduto negli ultimi mesi in relazione al finanziamento del museo Omero rappresenta un esempio splendido di collaborazione e di fiducia reciproca che ha consentito il mantenimento delle risorse statali previste, senza tuttavia arrecare danno ad altri e principalmente all’Unione, mediante scriteriate ed egoistiche azioni e iniziative parlamentari di dubbia efficacia sostanziale e di pessima rappresentazione della nostra immagine globale.
Altri episodi, nello stesso periodo, purtroppo, hanno contemplato scenari differenti, con organizzazioni che vantano lo svolgimento di attività in favore dei ciechi e degli ipovedenti, protese tuttavia a sottrarre fondi direttamente all’Unione, attraverso un comportamento altamente censurabile che avrebbe potuto mettere in forse perfino la certezza stessa delle risorse che lo Stato ha inteso destinare alle nostre attività.
La Biblioteca per ciechi di Monza, il museo Omero, la Federazione Nazionale pro ciechi, hanno offerto ancora una volta un esempio della vera collaborazione solidale, in spirito di reciproca lealtà che desidero additare come la via maestra per il raggiungimento degli obiettivi comuni, innanzitutto nel rispetto dell’integrità e della dignità degli altri e comunque, sempre sotto la bandiera dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
Con orgoglio, oggi più di ieri, seguiamo dunque l’attività del museo Omero, intenzionati a contribuire alla sua valorizzazione in modo sempre maggiore ed efficace sia in Italia che all’estero, dando spazio alla professionalità e al talento dei suoi operatori e dei suoi dirigenti, lieti di sentirli parte attiva della comune famiglia dell’Unione.

Mario Barbuto – Presidente Nazionale

La buona scuola e le cattive tentazioni, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

L’istruzione dei ciechi dinanzi alle sfide del futuro e alle nostalgie del passato

L’entrata in vigore della nuova legge comunemente intesa come “la buona Scuola”, segna un passaggio fondamentale per l’intero sistema di istruzione e di formazione che influenzerà anche i percorsi educativi dei nostri bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti.

La proposta di legge presentata congiuntamente da FAND e FISH, che stiamo tentando di far recepire il più possibile nell’alveo operativo della legge sulla Buona Scuola, indica una direzione di marcia chiara e condivisa, relativamente all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità:
garantire la frequenza delle scuole comuni per tutti;
– accrescere risorse e competenze generali e specifiche da porre al servizio dei processi di inclusione.

Non sarà un cammino agevole e veloce, ma non esistono alternative.
Non si possono percorrere facili scorciatoie nella illusione di poter bastare a se stessi, ignorando la realtà circostante e il mondo di tutti.

Piccoli cervelli annebbiati dal tempo, con la faciloneria di chi scopre l’acqua calda, vengono invece a tentarci con idee e proposte alquanto stravaganti, definibili come una sorta di ritorno al passato tecnologico.
Due anni di “scuola speciale” prima di tuffare i bambini ciechi di sei e sette anni nel mondo più vasto della scuola di tutti.
Due anni di indottrinamento speciale per imparare le tecniche e le pratiche necessarie a saper sopravvivere poi, nella scuola comune.
Insomma, una specie di “trattamento sanitario obbligatorio” al quale sottoporre i nostri bambini e le nostre bambine per due anni prima di concedere loro il permesso di soggiorno in quella scuola dove tutti gli altri entrano invece fin dal primo giorno, per diritto sancito dalle leggi e dalla Costituzione della Repubblica.

Non sarà necessario confutare simili stravaganze sotto il profilo pedagogico!
Sarà sufficiente un sano esercizio del buon senso a cogliere l’assurdità e l’inattuabilità di una simile idea
Un corso biennale forzato e accelerato di autonomie, tecnologie, vita indipendente, somministrato a bambine e bambini di sei anni?
Come soldatini da mandare alla guerra dopo averli ben addestrati alle tecniche di assalto e di sopravvivenza?

Suvvia, restituiamo il cervello a funzioni e dimensioni normali.
Affrontiamo le complesse problematiche dell’inclusione scolastica senza voltarci indietro a cercare patetiche scorciatoie, magari facendo leva sul legittimo disagio che vivono tante famiglie di ragazzi con disabilità per via di una istituzione scolastica troppe volte burocratica e lenta, per non dire incapace di assicurare a tutti il reale diritto all’istruzione, indipendentemente dalle condizioni materiali, sociali, ambientali e personali.
Cento anni di storia associativa dell’Unione ci hanno insegnato la via maestra del Diritto, da conseguire e garantire in condizioni di uguaglianza e di libertà, persone tra persone, cittadini tra cittadini.
In un disegno sinergico con i nostri Istituti operanti sul territorio nazionale, tenendo insieme risorse e competenze delle quali già disponiamo, saremo in grado di supportare le pubbliche istituzioni in quel processo di inclusione che sappia offrire a ciascuno il proprio posto nella scuola di tutti, fin dal primo giorno del primissimo ciclo di istruzione, senza essere costretti a conseguire già a sei anni, patenti e abilitazioni di sorta.
Uniremo e rafforzeremo le risorse e le competenze delle quali già disponiamo, rendendole sempre più funzionali ai processi di inclusione scolastica che andranno sviluppati e garantiti da parte delle istituzioni pubbliche preposte.
Faremo il nostro dovere e la nostra parte per assicurare a tutti un diritto allo studio vero, reale, concreto e operante; ma non cammineremo mai con la testa rivolta all’indietro.
Diffidiamo delle puerili suggestioni e delle chimeriche illusioni.
E soprattutto diffidiamo della faciloneria e dell’improvvisazione di nuovi apprendisti stregoni.

Mario Barbuto

La Giornata Nazionale del Braille, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il prossimo 21 Febbraio, grazie a una legge del Parlamento italiano, celebreremo la ricorrenza della giornata nazionale del Braille.
Accanto alle tante iniziative locali e regionali, quest’anno abbiamo previsto, in collaborazione con il Club Italiano del Braille, due appuntamenti di carattere nazionale.
Il primo a Firenze, il giorno 20, in un incontro con le scuole e i ragazzi. Il secondo a Cagliari, proprio il 21, per intitolare una piazza a Louis Braille e ascoltare alcune significative esperienze di vita legate all’uso di questo formidabile sistema di lettura e di scrittura tattile.
Ecco, sull’esempio di Cagliari, rivolgiamo ancora una volta l’invito ai sindaci e ai consigli comunali perché in tutti i paesi e in tutte le città d’Italia che ancora non vi abbiano provveduto, venga intitolata a Louis Braille una via, una piazza, un’area pubblica, come proposto dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti già due anni or sono.
Non si tratterebbe soltanto di un omaggio all’inventore del sistema di lettura e scrittura tattile a uso dei ciechi, ma della riproposizione di un tema di grande attualità perché sia conservato nella memoria e nell’attenzione dei cittadini.
Il sistema Braille, inventato a Parigi quasi duecento anni fa, ha rappresentato e ancora oggi rappresenta per tutti i ciechi nel mondo, la vera opportunità per sconfiggere lo spettro dell’analfabetismo e per fruire dell’istruzione, della cultura, dell’informazione al pari degli altri cittadini.
La modernità e l’efficacia del sistema, se mai ve ne fosse ancora bisogno, sono ulteriormente dimostrate dal suo impiego sempre più ampio anche nell’ambito delle tecnologie informatiche e digitali, dove oggi viene addirittura integrato sotto forma di tastiera virtuale come mezzo di scrittura touchscreen.
Milioni di ciechi in Italia e nel mondo, leggono, lavorano, studiano, si informano, grazie al Braille in tutte le sue applicazioni, non solo come mezzo di lettura sulla carta stampata, ma anche come sistema di comunicazione tramite computer e tablet e perfino, appunto, come strumento di scrittura virtuale sugli schermi degli smartphone.
Al centro dei nostri appuntamenti nazionali in occasione della Giornata del Braille, quest’anno abbiamo voluto mettere la Scuola e la Musica.
La prima perché sia garantito nei fatti agli studenti ciechi e ipovedenti il diritto allo studio che nasce innanzitutto dalla possibilità reale di imparare a leggere e a scrivere in Braille per uscire dallo stato di analfabetismo strumentale.
La seconda per riaffermare una vocazione tradizionale dei ciechi che va tuttavia sostenuta con la diffusione di spartiti musicali in Braille e con l’apertura delle porte dei conservatori per accogliere i nostri ragazzi e dare loro l’opportunità di intraprendere e proseguire gli studi musicali.
L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti continuerà a profondere ogni energia e a impegnare ogni risorsa perché al Braille sia riservato il posto di assoluta priorità nella formazione e nell’istruzione delle persone con disabilità visiva in quanto esso rappresenta la chiave di apertura delle porte della conoscenza e della cultura.
Alle autorità politiche e amministrative nazionali e locali, semplicemente, chiediamo sostegno e attenzione in questo nostro impegno di civiltà e di uguaglianza.
Mario Barbuto

Brevi considerazioni del Presidente Nazionale sul recente articolo a firma Rodolfo Cattani e Claudio Romano, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ho letto con interesse il contributo di Rudy e di Claudio.
Rudy e Claudio ben sanno quale e quanta sia la mia stima verso di loro. Quanto il mio affetto per loro.
Non so se sia un mistero, ma considerato che non vi sono ragioni perché lo rimanga, a Claudio, fin dalle prime settimane, ho chiesto con affettuosa insistenza di accettare la carica di vice presidente di questi diciotto mesi vissuti pericolosamente.
A Rudy ho più e più volte ribadito quanto sia ancora necessaria e preziosa la sua attività in seno all’Unione, oggi come domani.
Subito dopo la mia elezione, inoltre, ho riscontrato che le dimissioni di Tommaso avevano praticamente sancito anche il cambio della presidenza nazionale del Forum Italiano della Disabilità (FID), in pratica già assegnata ad altri e solo in attesa della prima riunione per consacrarne il passaggio.
Mi sono battuto come un leone perché invece quella presidenza fosse conservata alla nostra Unione e perché vi fosse eletto Rudy.
E sono stato felice di esserci riuscito.
Per non dire della mia soddisfazione quando Rudy, da me consultato, accettò di entrare in Direzione insieme agli amici Francesco Fratta e Adoriano Corradetti.
A Claudio e a Rudy, dunque, che sempre ringrazio per la reciprocità di affetto e per il sostegno leale a questo presidente, desidero soltanto offrire un paio di elementi di riflessione, traendo spunto dal loro scritto.
Circa la mia proposta di una candidatura in tandem con Nicola per il Congresso del 2015, da me formulata nel novembre del 2013, diversamente da quanto mi è stato risposto allora e da quanto lo stesso Nicola ha più volte ribadito nelle assemblee precongressuali, senza che io abbia mai replicato, non è vero che essa giungesse fuori tempo massimo, dato che alla presidenza io ero stato già candidato nel 2010 con un risultato che consideravo estremamente lusinghiero e dunque degno di una continuazione e di una continuità.
Quando si costituisce un tandem per crearvi intorno una squadra e raggiungere un obiettivo, dire che deve prima nascere il programma e poi devono venire le indicazioni dei ruoli, ha lo stesso effetto di chiedersi se siano nate prima le uova o le galline.
Non scomoderei dunque la democrazia per giustificare il rifiuto della proposta, in sé del tutto legittimo, che non necessita appunto di alcuna, ulteriore giustificazione.
Quanto a patti di consultazione tra cosiddetti alleati, nel ribadire che il 15 marzo non fu sottoscritto alcun accordo in tal senso, anzi, non furono sottoscritti accordi di nessun genere, – e fu proprio quella, la grande novità – ho già detto a Nicola che ritengo sia stato un mio errore non sentirlo più spesso nei mesi passati.
Mi sono gettato a capo fitto nel lavoro quotidiano che mi ha assorbito tutto il tempo e forse ho un po’ trascurato i rapporti politico-associativi con gli alleati.
Anche se, devo dire, da questi ultimi, non è che mi vennero molte sollecitazioni a sentirci e incontrarci.
Del resto, appena eletto, ho interrotto immediatamente i miei rapporti associativi con i miei amici e sostenitori di UICI Rinnovamento. Sì, quelli che mi avevano regalato il lusinghiero risultato del 2010.
Non ho partecipato più alle loro riunioni e alle loro attività, ho quasi intralciato la loro conferenza di Napoli del novembre 2014 e non ho mai concordato con nessuno di loro, collegialmente, alcuna decisione associativa, grande, media o piccola che fosse.
Eppure da loro non ho mai avuto una scenata di gelosia!
Non ho mai ricevuto richieste di alcun genere e perfino ora, sotto Congresso, stanno facendo un lavoro certosino di raccolta di tutti gli indirizzi email dei congressisti, traendoli dalle pagine del nostro sito web, pur consapevoli che avrebbero potuto chiedermeli e risparmiare ore di noiosa fatica.
Ma forse perché altrettanto consapevoli del fatto che avrebbero ricevuto da me un netto rifiuto.
Questa cristallina correttezza è la migliore risposta al dubbio che Rudy e Claudio sollevano, troppo malignamente, circa l’attaccamento e la lealtà di queste persone all’Unione e ai loro dirigenti, chiunque essi siano e saranno.
Attaccamento segnato sempre, però, da menti libere e spirito critico.
E tuttavia senza alcuna pretesa di essere consultati preventivamente e collegialmente.
Quanto alle modalità di definizione delle candidature, già troppe volte ho spiegato come lo Statuto Sociale non conferisca alcun potere in merito ai consigli regionali. Anzi, lo stesso concetto di “delegazioni”, troppo spesso usato e abusato in passato, costituisce un vulnus, una ferita al disposto Statutario, poiché non è prevista l’elezione di alcuna delegazione al Congresso, ma soltanto di delegati singoli, i quali portano la responsabilità delle loro scelte unicamente verso se stessi e verso le assemblee sezionali che li hanno eletti.
Posto che, stando alle regole attuali, chiunque ha facoltà di candidarsi alle cariche di dirigente nazionale, ho cercato di indicare quali criteri, a mio avviso, dovrebbero prevalere nelle scelte e nel voto del Congresso.
Li ricordo ancora una volta:
competenza, disponibilità, territorialità.
Potrei infatti elencare qui parecchi nomi di candidati e candidabili che, secondo me, non appartengono e non rappresentano alcuno specifico territorio, ma l’insieme dell’unità associativa e delle esigenze nazionali alle quali dare risposta, proprio per la loro competenza e per la loro disponibilità.
Se altri, comunque, vogliono continuare ad agire e a scegliere come si è fatto in passato, ovviamente è un loro diritto. A condizione che non lo impongano a nessuno sulla base di una supposta lealtà a decisioni e indicazioni di Consigli regionali che, ove davvero adottate, si configurerebbero come contrarie al dettato Statutario.
E richiamo sul punto, in particolare, l’attenzione soprattutto di Rudy e di Claudio i quali ben comprendono come questa mia posizione sia del tutto contraria a miei possibili interessi elettorali.
Tanto per sottolineare, come dicono loro, che “in democrazia contano i voti”.
No, amici, in democrazia e nella nostra Unione, contano prima di tutto le idee, le azioni, il passato e la storia di ognuno di noi.
I voti, se vengono, vengono dopo. E ne sono soltanto una conseguenza.
Altre modalità per raccogliere voti, non ne conosco e preferisco non conoscerne.
Mario Barbuto

Un Presidente breve e fortunato, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Mai la nostra Unione ha ricevuto tanto in così poco tempo!
Parafrasando Winston Churchill, questa frase sintetica e un po’ scherzosa, riassume i diciotto mesi della mia presidenza.
Un Premio Braille affollato e divertente, nel teatro più antico e famoso di Roma.
Un’udienza con Papa Francesco, alla presenza dell’intero Consiglio Nazionale.
Una udienza privata con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Una Legge di Stabilità che ci assegna quasi otto milioni annui per i prossimi tre anni.
Una lotteria nazionale concessa finalmente, per la prima volta, che ha venduto un milione di biglietti in tutta Italia.
Un Centro di alta specializzazione dedicato alle disabilità plurime, al quale abbiamo finalmente dato la sede dopo dieci anni di attesa, salvando il contributo straordinario di cinque milioni dal rischio di restituzione forzata allo Stato.
Una presidenza nazionale del Forum Italiano della Disabilità recuperata e conservata alla nostra Unione quando già era stata assegnata ad altri.

Questi i dati salienti e più rilevanti della mia presidenza, ancorché troppo breve, sebbene tanto intensa.

Sul piano associativo e organizzativo:

Abbiamo distribuito solo quest’anno oltre un milione e mezzo di Euro alle nostre strutture regionali e sezionali sul territorio.
Abbiamo finanziato corsi di formazione e campi estivi per più di un milione di Euro.
Abbiamo consegnato cento computer alle sedi regionali Irifor per potenziare le attività corsuali.
Abbiamo dato il via a un master universitario di Alta Formazione rivolto alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, per farne dei manager di strutture del terzo settore, con la speranza e la volontà di impiegarne le capacità all’interno della nostra organizzazione.
Abbiamo aggiornato lo statuto dell’Irifor e stiamo eseguendo il più profondo lavoro di riordino dello statuto della nostra Unione che sia mai stato compiuto.
Abbiamo istituito un ufficio nazionale per il fund-raising e la progettazione europea e un Servizio di Orientamento al Lavoro.
Abbiamo costituito un Ufficio Nazionale per la tutela dei diritti delle persone con disabilità e un Istituto Nazionale di Promozione e Valutazione degli Ausili e delle Tecnologie, che desideriamo consegnare all’attenzione del congresso e offrire alla prossima dirigenza associativa quale opera da edificare e consolidare.

Abbiamo sempre agìto e operato nel rispetto assoluto del principio di collegialità in seno agli organi associativi, con maggioranze amplissime sia in Direzione, sia nel Consiglio Nazionale, nella ferma convinzione che oggi non è più tempo per un “uomo solo al comando”.

Il “tanto” che rimane ancora da fare, potrà dunque innestarsi efficacemente su quel che già è stato fatto, per dare alla nostra Unione la necessaria continuità di programma e di obiettivi, senza pause e interruzioni che avrebbero soltanto effetti negativi di rallentamento dell’azione della Presidenza, della Direzione e del Consiglio Nazionale.

Piuttosto che perdermi in vaghe e troppo facili promesse;
piuttosto che sfogliare la margherita dei desideri, ben sapendo che l’erba voglio e l’erba vorrei, non crescono nemmeno nei giardini del re;
preferisco offrire al nostro corpo associativo e al nostro Congresso una prospettiva di lavoro e di impegno a partire dai dati di fatto e dai risultati ottenuti.
La via dei prossimi anni è tracciata!
Basta continuare a seguirla con la tenacia, il coraggio e la prudenza di oggi e di sempre.

Dobbiamo saper riportare nella grande famiglia dell’Unione quei cinquantamila soci che abbiamo perduto nei primi dieci anni del ventunesimo secolo.
Dobbiamo tutelare e difendere tutte le nostre sezioni sul territorio e rafforzare i nostri consigli regionali.
Dobbiamo liberare i nostri dirigenti dall’oppressione di una burocrazia di procedure spesso inutili e comunque pesantissime.
Dobbiamo rinnovare la nostra classe dirigente e offrire spazi di lavoro a un numero sempre maggiore di nostri soci che desiderano dare il proprio contributo.
Dobbiamo continuare a valorizzare l’esperienza e la competenza dei tanti che, in esclusivo spirito di servizio, hanno aiutato fin qui a “tirare la carretta”.
Dobbiamo dare alla nostra struttura nazionale un ruolo di supporto e di servizio a disposizione dei dirigenti del territorio e di tutti i ciechi e ipovedenti italiani.
Dobbiamo dare valore alla Direzione e al Consiglio Nazionale, rendendoli sempre più partecipi e protagonisti delle più importanti scelte associative.
Dobbiamo assegnare alle Commissioni nazionali quel ruolo propositivo che troppe volte, fin qui, è rimasto soltanto sulla carta.
Dobbiamo rispetto e considerazione per tutti quei presidenti sezionali e regionali che si spendono e spendono ogni giorno il tempo prezioso della loro vita per dare gambe, braccia e voce all’Unione in ogni angolo d’Italia.

E infine, in pochissime parole, i temi e le priorità dell’agenda associativa dei prossimi anni:

tutela dei Diritti, persone con disabilità plurime, scuola, lavoro, formazione, mobilità, ipovedenti, persone anziane, giovani, pari opportunità, cultura, tempo libero, sport, turismo accessibile, unità tra le associazioni, azione comune delle federazioni, costruzione del fronte della solidarietà sociale.

In conclusione, ogni persona di buon senso che sia ancora incerta sull’orientamento da prendere, si chieda semplicemente per quale mai ragione un presidente in carica soltanto da diciotto mesi debba già essere cacciato e sostituito.
Forse in questi pochi mesi di presidenza egli ha commesso tali e tanti tragici errori da giustificarne la necessità di allontanarlo e rimpiazzarlo?

Se la risposta è sì, allora si cerchino altrove e in altra persona le competenze, le capacità e la fortuna che questo presidente ha dimostrato di non possedere.
Se invece la risposta è no, allora basta compiere scelte che assicurino continuità e certezze alla nostra Unione, in un momento nel quale, cambiare la guida nazionale a ogni piè sospinto, non appare nemmeno un lusso, ma solo un ingiustificato capriccio.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale