Contributo dei lettori: Uno sguardo speciale su Siracusa!

Autore: Michela Galetto

È proprio il caso di dire: quando l’Unione fa la forza!

Mio marito ed io, soci della sezione UICI di Imperia, abbiamo contattato la sezione UICI di Siracusa per chiedere loro se, gentilmente, avessero un accompagnatore o una guida da metterci a disposizione per scoprire e visitare la città così particolare, ricca di cultura e storia.

Il Presidente Carmelo Fangano e la dottoressa Boscherini hanno fatto molto di più: è vero che i siciliani non si limitano ad accoglierti, ma ti adottano, però ci hanno trovato due guide veramente speciali: Amel e Alessandro: due ortigiani D.O.C. ipovedenti, in gamba.

Il nostro giro è iniziato mangiando un’ottima granita con brioche, lunga- un attentato alla linea, in compagnia delle nostre super guide, della dottoressa e del presidente.

Dopo di che, rifocillati e rinfrescati, siamo partiti a piedi alla scoperta di Ortigia: il centro storico di Siracusa che sorge su un’isola, collegato al resto della città da un ponte.

Prima il monumento ai caduti, poi la statua di Archimede, raffigurato con uno specchio in mano.

E già un tuffo nei ricordi di scuola.

Ci immergiamo nelle caratteristiche vie di Ortigia, lastricate da pietre laviche, come la maggior parte delle città storiche della Sicilia.

Ci accolgono le rovine del tempio di Apollo, risalente al V sec A.C.

Alessandro è appassionato di storia e conosce la sua città pietra per pietra. Nonostante sia ipovedente, state sicuri che se vi dice che siete davanti alla chiesa di S. Sebastiano e vi dice lo stile architettonico e l’anno di costruzione, ci siete di fronte sul serio. Conosce talmente tanti particolari e curiosità che potrebbe fare tranquillamente concorrenza ad Alberto Angela!

I due ragazzi ci fanno visitare il più possibile di Ortigia ed io mi illudo che abbiamo finito, che avranno sicuramente altro da fare, invece, eccoli!

Il pomeriggio ci portano a vedere il famosissimo quadro di Caravaggio: il Seppellimento di Santa Lucia.

Restiamo estasiati di fronte a tanta meraviglia.

Alessandro ed io, facciamo del nostro meglio per descriverlo a mio marito e, nonostante adori Caravaggio, il quadro mi trasmette angoscia, forse perché il pittore temeva di essere catturato e condannato alla decapitazione, cosa che, secondo me, decisamente traspare.

Poi, con una guida del posto, visitiamo la Neapolis: la latomia del paradiso, l’orecchio di Dionisio (dove tra le altre cose la guida ci dice che lì hanno girato l’ultimo film di Indiana Jones) ed il teatro greco e quello romano.

Il mattino dopo, che non credessi di riposare, insieme ai ragazzi visitiamo il Duomo di Ortigia: un vero concentrato di storia e di stili architettonici.

Amel ha prenotato l’audioguida, così mentre lei legge i numeri, possiamo ascoltare un’avvincente e dettagliata spiegazione del duomo.

Ovviamente prima, abbiamo fatto colazione, sempre per mantenere la linea.

Pensate che abbiamo visto tutto?

Nemmeno per sogno!

Siracusa è uno scrigno di arte e storia inesauribile, non basterebbe un mese per assaporare tutto!

Con la dottoressa Rita, una guida fantastica, vediamo le catacombe di Santa Lucia.

Siracusa, dopo Roma, ha il complesso di catacombe più grande. Scopriamo che è stata anche la culla della prima comunità cristiana d’Occidente, prima di Roma, che è stata visitata perfino da Paolo che ha predicato qui.

Rita ci fa toccare e ci spiega con dovizia di particolari le catacombe, gli affreschi, le sepolture, la storia.

L’avremmo ascoltata per ore!

Il giorno dopo, la dottoressa ci organizza anche il giro in barca di Ortigia, che costeggia tutta la parte storica della città, offrendoci un punto di vista speciale.

Infine giunge fin troppo presto il momento di ringraziare e salutare Alessandro e Amel, le nostre due guide, ormai siamo amici.

Sono stati giorni intensi, di cammino, condivisione, storia, cultura, arte, simpatia, esperienze, voglia di sperimentare.

Auspico che, le varie sezioni possano davvero collaborare per raggiungere questi splendidi risultati!

Pubblicato il 16/09/2022.

CONTRIBUTO DEI LETTORI – Manifesto costitutivo uniti per l’Unione

Il futuro dell’UICI non può attendere!

L’agibilità democratica è il presupposto in cui trova la propria ragion d’essere ogni consesso civico e rappresentativo. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), la più importante associazione di carattere morale a cui fanno riferimento le persone con disabilità visiva associate e non in Italia, riconosce nel Consiglio Nazionale, l’organo di indirizzo politico e di controllo. Il Consiglio Nazionale UICI risulta, pertanto, investito di un ruolo, di una responsabilità di rilevante portata, morale e politica; responsabilità che si estrinseca nell’interlocuzione che l’Unione deve tenere aperta e attiva nei confronti di partiti ed entità istituzionali, nell’adempimento della funzione di tutela, rivendicazione e promozione dei diritti e degli interessi delle persone cieche, ipovedenti e con disabilità complesse, contestualmente, ad una natura associativa orientata alla più rigorosa apartiticità e aconfessionalità. 

Gli enunciati principi di apartiticità dell’UICI sono stati lesi nelle settimane appena trascorse e continuano ad essere violati da colui che dovrebbe essere il massimo garante della salvaguardia dell’associazione e degli interessi delle persone con disabilità visiva. 

La candidatura di Mario Barbuto, che avrebbe dovuto essere ancorata ad una scelta meramente personale, è stata sempre veicolata, attraverso i mezzi di comunicazione, come candidatura del Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti. Del resto senza il nome della nostra associazione sarebbe stato difficile ottenere un’investitura di tale livello, ragion per cui si è ben guardato dal dimettersi dalla carica di Presidente Nazionale UICI.

Non arginando siffatta dinamica, il Dottor Barbuto, rappresentante legale UICI, ha tradito la storia, i valori e la natura del sodalizio, creando le condizioni attraverso cui procedere all’annullamento dell’agibilità democratica, in seno al Consiglio Nazionale, agibilità già compressa negli ultimi anni dall’oligarchia, o meglio, dalla coriacea diarchia, costituita dal Presidente e dalla Vicepresidente, che ormai gestiscono l’UICI con criteri privatistici ed escludenti. 

Sono evidenti le manifestazioni della deriva autoritaria che ormai paralizza l’UICI, delegittimandola e impoverendola in termini di autorevolezza, presso associati, simpatizzanti, cittadini ed interlocutori:

 – Il mancato preavviso al Consiglio Nazionale da parte del Presidente Barbuto della sua intenzione di candidarsi;

 – La mancata comunicazione dell’avvenuta candidatura, appresa dai Consiglieri soltanto attraverso i media;

 – L’ostinata opposizione da parte di Barbuto e della Vicepresidente alla convocazione di un Consiglio straordinario, già regolarmente richiesto da 18 Consiglieri in ossequio alle norme statutarie, finalizzato a valutare l’impatto della situazione determinatasi. 

Il costituendo gruppo consiliare “Uniti per l’Unione”, intende arginare e bloccare questa deriva, al fine di rinsaldare la vocazione universalistica, inclusiva e autenticamente democratica che da centodue anni caratterizza l’UICI negli ambiti associativo, politico e sociale. 

Il futuro dell’Unione non può più attendere: l’esistenza, la quotidianità, la felicità di tante persone sono infinitamente più importanti delle ambizioni individuali e dei calcoli politici di chiunque; il futuro dell’Unione ha bisogno di nuovo slancio; a questo slancio le componenti e i componenti di “Uniti per l’Unione” lavorano e lavoreranno con professionalità, competenza, passione e dedizione, per dare alla nostra amata Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti fresca forza propulsiva, nuova vitalità, rinnovata fiducia, per un pronto ripristino dello spirito inclusivo e della democratica agibilità.

I Consiglieri aderenti ad Uniti per l’Unione auspicano che il percorso intrapreso possa essere condiviso anche da altri Consiglieri Nazionali; invitano i soci a non compiere gesti impulsivi ed eclatanti, perché, oggi più che mai, è giunto il momento di stringerci attorno alla nostra Unione per superare “tutti insieme” questo momento di grande difficoltà.

Il Gruppo Consiliare UICI “Uniti per l’Unione”

Francesca Sbianchi

Calisi Chiara

Callegaro Roberto

Calò Valter

Cola Claudio

Colantonio Gabriele

Corradetti Adoriano

Esposito Nunziante

Fornaro Giuseppe

Lacorte Paolo

Lapietra Giuseppe

Lepore Franco

Palummo Annamaria

Pulcini Alina

Testa Pietro

Vittori Cristiano

Vivaldi Arturo

Zoccano Vincenzo

RICHIESTA DIMISSIONI PRESIDENTE NAZIONALE UICI MARIO BARBUTO

L’evoluzione delle vicende politiche, che nelle ultime settimane hanno posto in primo piano, anche all’attenzione dei media nazionali, il Presidente Mario Barbuto, a seguito della sua candidatura alle prossime elezioni politiche, ha  prodotto nell’UICI, sia a livello dirigenziale sia tra la base, un dibattito animato che s’è presto tramutato in frattura; ciò anche in conseguenza della singolare gestione comunicativa e del discutibile atteggiamento tenuto dal Presidente precedentemente e successivamente al suo ingresso nell’arena politica.

Una scelta, quella relativa alla candidatura, che il Presidente Barbuto avrebbe fatto bene a condividere, per ovvie ragioni di opportunità, col Consiglio Nazionale UICI, e a seguito della quale egli, a prescindere da quanto non prescritto in merito dalle norme statutarie, avrebbe dovuto immediatamente rassegnare le dimissioni dalla sua carica associativa, nel rispetto, tra l’altro, dell’apartiticità prevista, questa sì, nel nostro Statuto.

Invece, niente di tutto questo:

il Presidente, col supporto della Vicepresidente e della maggioranza della direzione, ha rifiutato ogni proficua interlocuzione col Consiglio, adottando la strategia della chiusura a ogni confronto e rigettando con albagia la prospettiva delle dimissioni, inventandosi l’istituto dell’”autosospensione” dalla carica, non previsto dallo statuto, ma utilissimo nel consentire, nonostante un formale disimpegno associativo, a lui la prosecuzione del suo incarico presidenziale e ai suoi nuovi riferimenti politici di usare, propagandando la sua carica associativa, il nome, la storia, l’autorevolezza dell’UICI per fini elettorali. Una circostanza, questa, che è confliggente con l’apartiticità dell’Unione, prevista dallo Statuto, a cui Barbuto e i pochi prescelti si appellano continuamente, rifuggendo, contemporaneamente, da altre valutazioni di carattere etico.

Ebbene, in questo caso, la sua candidatura non solo mina l’unità dell’UICI, non solo va a infrangere ogni norma etica e di opportunità, ma si pone in antitesi con quanto prescritto dallo statuto: per cui le dimissioni del Presidente rispondono non solo a un presupposto etico, non solo all’esigenza di  salvaguardare la democraticità, l’integrità e il futuro dell’Unione, ma anche alla necessità di dare piena corresponsione a quanto prescritto dallo Statuto in relazione all’assoluta apartiticità dell’UICI, che, in considerazione della sua centralità nell’esistenza delle persone con disabilità visiva, ha necessità di liberarsi da ogni pulsione autoritaria, da ogni personalismo, da ogni compromissione politica, al fine di affrontare nel migliore dei modi le sfide che ci attendono e la loro evoluzione.

In rappresentanza del Gruppo del Consiglio Nazionale UICI “Uniti per l’Unione”

Francesca Sbianchi

COMUNICATO DELLA PRESIDENZA NAZIONALE

Giunge notizia a questa Presidenza Nazionale della costituzione di un gruppo organizzato, “uniti per l’Unione”, animato da alcuni consiglieri nazionali.

Fatte salve le libertà democratiche di tutti, nella circostanza, corre l’obbligo di rilevare quanto segue:

1) in seno al Consiglio Nazionale, secondo le norme dello Statuto vigente, gruppi organizzati e denominati potrebbero sussistere e operare solo in conseguenza della presentazione di liste in Congresso e conseguente, eventuale elezione di consiglieri appartenenti a tali liste.

2) In ossequio al dettato statutario, questa Presidenza non può riconoscere alcun gruppo organizzato operante nell’ambito dell’Unione, dentro e/o fuori dal Consiglio Nazionale.

3) Ciascun consigliere nazionale eletto dal Congresso il quale decida di venire meno al vincolo di lista che ne ha consentito candidatura ed elezione, opererà esclusivamente a titolo personale e solo a tale titolo risponderà dei propri atti e comportamenti associativi.

Qualcuno, nei giorni scorsi, a gran voce lanciava accuse contro altri che, a suo dire, agivano per dividere l’Unione. Chi opera per la divisione è ora palese a tutti, come prima e più di prima.

Coerenza vorrebbe che, coloro i quali non si riconoscono più nella lista che ha ricevuto il mandato congressuale traessero le dovute e coerenti conseguenze. Ma la coerenza è moneta molto rara, dalla quale ci si può anche allontanare, pur di portare a compimento i propri piani e disegni.

Per quanto mi riguarda, rimarrò rigorosamente fedele al rispetto e all’osservanza della nostra Carta statutaria da parte di tutti; continuerò ad attuare le risoluzioni della Direzione e a concretizzare in politiche attive gli indirizzi ricevuti dal Consiglio Nazionale, in particolare con i documenti approvati il 9 e il 29 agosto; manterrò immutata la mia fiducia nell’unità di tutti i dirigenti, nazionali, regionali e territoriali che saranno con me in questo difficile e paziente lavoro, sempre e solo nel superiore interesse dell’Unione.

In proposito, basterebbe solo richiamare la necessità di mettere in sicurezza la legge di bilancio 2023 per apprezzare a pieno il valore dell’unità associativa e la necessità di rimanere saldi e compatti intorno agli Organi associativi democraticamente costituiti e accanto a questa Vicepresidente.

Quanti continuano ad agire per gruppi separati e contrapposti si pongono al di fuori della normale dialettica associativa e dimostrano di avere in spregio il mandato ben preciso del Consiglio nazionale, espresso con la risoluzione approvata il 29 agosto, contenente un richiamo forte alla necessità dell’unità associativa.

L’Unione non si ferma! Va avanti con determinazione per raggiungere altri e alti traguardi e per garantire funzionalità alle strutture territoriali e regionali.

A ciascuno, nel proprio cuore e con la propria razionalità, l’onere di trarre le conclusioni.

Cari saluti

Linda Legname – Vice Presidente Nazionale

Contributo dei lettori – Quando si organizza bene, tutto diventa possibile!

Autore: Michela Galetto

Vorrei raccontarvi la mia esperienza, visto che da fan trentennale e sfegatata di Jovanotti, non vedevo l’ora di vivere il famoso Jovabeach.

In Italia, ormai è tutto evento, quindi, dopo due anni di pandemia, è normale che un concerto del genere possa attrarre migliaia di persone.

Veniamo a ciò che mio marito ed io, entrambi non vedenti, abbiamo vissuto alla tappa di Albenga, perché è facile lamentarsi quando le cose vanno male, meno ringraziare, quando invece funzionano, come in questo caso.

Un po’ timorosa, qualche mese prima, ho seguito le indicazioni dell’app Jovabeach dove c’è scritto che, per le persone disabili, bisogna inviare un email all’organizzazione perchè, essendo su sabbia, è prevista un’apposita pedana, con posti limitati.

La risposta è arrivata il pomeriggio precedente il concerto, quando ormai pensavo di dover rinunciare.

Un addetto ci avrebbe aspettato all’ingresso dell’ippodromo – luogo scelto per ospitare l’evento, vista la grandezza delle spiagge liguri- e ci avrebbe consegnato il biglietto, indicandoci la pedana.

Arriva il fatidico giorno: giungiamo all’ippodromo, emozionati. Un addetto ci viene incontro, legge il nostro nome da un elenco e ci consegna il biglietto.

Unico neo: ci dice, probabilmente dando per scontato che io ci veda benissimo, che la pedana dei disabili è subito dopo il palloncino verde.

Sconcertati, travolti dal caldo e dall’atmosfera particolare che si respira, iniziamo a seguire la pista. Il palco, immenso, è proprio di fronte a noi. Gente che balla ovunque, assiepata sul prato.

Ai lati della pista, si sussegue una serie di stand colorati. Decidiamo di proseguire: chiederemo a qualcuno.

Dopo un po’, davanti a noi, arriva una ragazza con le stampelle. Chiediamo a lei e la seguiamo, incoraggiati dalla sua gentilezza.

Finalmente, dopo pochi passi, ecco la pedana: è un palco di legno, con una ringhiera, alto circa un metro e mezzo.

Due ragazzi addetti all’area ci sorridono. Uno dei due ci prende a braccetto, ci accompagna sulla rampa, posizionata dietro la pedana, ci fa sedere su due sedie di plastica, sotto un ombrellone. Ci spiega che, se abbiamo bisogno di andare in bagno o altro, di chiamarlo pure. Ci sono altri disabili presenti, coi loro accompagnatori. I due ragazzi instancabili, compaiono di tanto in tanto, con acqua, richieste su come vada. Sono stati i nostri angeli custodi per otto ore, sotto il sole, sempre sorridenti e gentili.

Dopo un pomeriggio di ospiti, con qualche incursione, finalmente, il concerto di Jovanotti inizia.

Dalla nostra posizione soprelevata, privilegiata, sentiamo benissimo.

La descrizione sommaria a me e mio marito ce la fa uno dei due ragazzi: Jovanotti è vestito un po’ come Jack Sparrow, cioè da pirata, con dei cappelli che alterna.

Ci racconta un po’ anche la scenografia: un maxischermo gigante, un cuore enorme sulla destra del palco e una palla a specchi sulla sinistra.

Dopo il fantastico concerto, penso come faremo ad uscire con ventimila persone?

Niente paura: la sicurezza ha pensato anche a questo.

I due ragazzi e due addetti alla sicurezza, radunano tutto il gruppo e ci scortano fuori, al sicuro, senza essere travolti dalla gente che usciva.

Non posso far altro che ringraziare per l’accoglienza, la gentilezza, la capacità organizzativa. Non è facile rendere un evento accessibile con tanta gente, ma credo che l’organizzazione ci sia riuscita benissimo, nel migliore dei modi.

Ringrazio ancora i due ragazzi addetti alla pedana dei disabili che sono stati meravigliosi e gli uomini della sicurezza.

E naturalmente… Jovanotti che, nel suo piccolo, pensa anche ai suoi fan speciali!

La beffa continua ai disabili

Autore: Giuseppe Fornaro

Questa estate la dedico alla riflessione, non che mi consideri un pensatore, viste le mie inclinazioni al pragmatismo, ma questa estate della mia vita è diversa da tutte le altre già trascorse.

In passato credevo che per un disabile, il vero problema in estate, fosse andare in vacanza; tra luoghi inaccessibili ai non vedenti e costi altrettanto impietosi per queste famiglie che necessariamente hanno bisogno di budget aggiuntivi per viaggiare e spostarsi, la mia attenzione si focalizzava sul diritto di poter vivere la normalità nonostante tutto, così mi sono impegnato per lungo tempo verso progetti di accessibilità alla cultura e al turismo accessibile.

Più tardi ho constatato che in estate il vero problema per le persone, soprattutto disabili, è ricevere servizi essenziali: uffici chiusi senza prevedere sostituzioni, farmacie aperte a turno, medici incontattabili, dirigenti di strutture sanitarie introvabili e/o sostituiti spesso da figure specializzate nel rinvio (a settembre) delle pratiche.

Insomma, questa era ed è l’estate del cittadino che non vuole o non si può muovere da casa (in Campania).

Quest’anno una nuova consapevolezza mi assale e mi travolge più di ogni altra: quella dell’abbandono totale delle persone disabili in serie difficoltà di salute, in Campania…sempre al sud.

Mentre si scrivono tomi sulla necessarietà di interventi precoci per la riabilitazione di persone che subiscono emiplegie a seguito di ictus o di attacchi ischemici neurologici, mentre le forze politiche sbandierano alla platea sensibilità e competenza alla questione del potenziamento di interventi riabilitativi, d’integrazione e inclusivi mirati alle persone disabili, Giuseppe Fornaro, non vedente, colpevole di aver bisogno di fisioterapia in estate, con l’aggravante di essere cittadino Italiano residente in Campania, sarà condannato ad una attesa di quasi due mesi in barba a tutta la letteratura scientifica e sanitaria che ci racconta di quanto sia determinante l’intervento riabilitativo nei primi due mesi dopo un ictus per un corretto e adeguato recupero.

Al danno la beffa, la giustificazione è: “siamo in estate”.

Un’estate che passerà semplicemente come tutte le altre, tra tormentoni alla radio, ombrelloni in spiaggia per i più, interviste a politici nei tg per la crisi di Governo e autocelebrazioni social, ed io, che aspettando che arrivi settembre sono già consapevole di quanto mi farà soffrire e mi danneggerà a lungo termine questa omissione di trattamento sanitario in Campania, sempre al Sud.

Perché al Sud l’estate dura sempre troppo poco per tanti e per molti altri semplicemente troppo e basta.

Pubblicato il 19/07/2022.

I non vedenti possono presentare dal vivo

Autore: Sipontina Principe

Chi l’ha detto che i non vedenti non possono presentare? Le persone ignoranti, quelle che non osservano il mondo dei non vedenti, ma solo il loro. Rimanere chiusi nel proprio angolo, non fa bene alla vita, anzi, distrugge tutto ciò che si è imparato e si impara tuttora. A prescindere da questo, vi rendo partecipe di un nuovo percorso che ho intrapreso: presentare dal vivo.

Prima di cimentarmi nella presentazione all’esterno ho fatto un po’ di gavetta, ascoltando professionisti e non, conducendo programmi sui social (Twitter, Facebook e Youtube.) Non vi nascondo che, al 1° debutto in diretta ero un po’ tesa, ma ho saputo controllare l’emozione.

Un giorno ho detto tra me: “Mi sento pronta, voglio presentare eventi dal vivo.” Contattai il delegato allo Sport per la ProLoco di Manfredonia e gli chiesi di esaudire un mio desiderio: l’eventuale candidatura, come presentatrice di eventi; lui mi disse di mandare una e-mail all’agenzia citata. Non mi sono limitata ad una semplice richiesta ma, ho scritto nome, cognome, età, patologia, professione, titolo di studio, programmi condotti, la disponibilità a presentare spettacoli dal vivo. La ProLoco della mia città mi ha inserita nella lista dei presentatori.

Il 1° Maggio 2022 ho condotto in piazza “1M Arts Fest,” evento dedicato all’arte in tutte le sue forme: musica, cinema, teatro, danza; la mia presentazione è durata circa 5 ore, metà manifestazione. Il percorso è iniziato bene, se pur con qualche insicurezza. L’organizzatrice dell’evento in disparte mi ha chiesto di aiutarla nel saggio di musica della sua scuola che si sarebbe svolto nel mese di giugno. Non vedevo l’ora che arrivasse il mio momento.

L’8 giugno 2022, presso l’Auditorium Palazzo Dei Celestini, ho presentato il saggio di fine anno della scuola Musicall; questa volta ho annunciato tutte le esibizioni dei ragazzi e gli ospiti. Avevo con me la Barra Braille e leggevo la scaletta, come gli altri. Ero più disinvolta e tranquilla nella conduzione. Pensavo che il pubblico applaudisse solo i protagonisti, invece, ha mostrato la sua gratitudine anche nei miei confronti.

Voglio crescere e migliorare sempre di più.

Il messaggio che vorrei trasmettere: il non vedente può presentare benissimo tutti gli spettacoli; l’organizzatore deve inviargli giorni prima la scaletta delle esibizioni. Smettetela di impedirglielo! Non creategli muri inesistenti! Non vedenti e ipovedenti, mostrate i vostri ausilii al pubblico, così vedono come leggete e scrivete, come ho fatto io. Non abbiate paura. Sicuramente le prime volte percepite negli spettatori stupore o indignazione, ma non dev’essere un motivo per arrendervi. Queste esperienze favoriscono l’integrazione sociale di tutti, soprattutto dei diversamente abili, perché è un modo per farsi conoscere.

In diretta radio racconterò approfonditamente la strada che, a piccoli passi, sto percorrendo da sola.

Pubblicato il 14/06/2022.

L’UICI di Enna e Aidone città che legge 2020/2021

Autore: Anna Buccheri

Proseguono le attività legate al progetto NONSOLOLIBRI, del bando LETTURA PER TUTTI del Cepell (Centro per il Libro e la Lettura del Ministero della Cultura) di cui la sezione UICI di Enna è partner.

CON GLI OCCHI DELLA PACE è il titolo dell’evento organizzato ad Aidone venerdì 10 giugno 2022, un’intera giornata di iniziative promossa dal Presidente del Consiglio Regionale UICI Sicilia, Gaetano Minincleri, dall’Assessore al Patrimonio Culturale e al Turismo del Comune di Aidone, Serena Raffiotta, dal Presidente della Sezione Territoriale UICI di Enna, Santino Di Gregorio, e dalle due Associazioni Amici della Festa del Libro, Il sasso nello stagno e La fabbrica di MiVà. La giornata è così articolata: in Piazza Filippo Cordova (ore 9.30-13.00 e 16.00-18.30) sostano l’Unità Mobile Oftalmica e il Polo Tattile Itinerante di Catania, pullman che ospita al suo interno il bar al buio e una mostra di modelli in scala di monumenti siciliani provenienti dal Museo Tattile Borges di Catania.

Chi vuole può effettuare all’interno dell’Unità Mobile Oftalmica lo screening gratuito della vista con l’oculista, dott.ssa Sonia Bannò, e l’ortottista, dott.ssa Alessia Di Simone, dell’ambulatorio oculistico dell’UICI di Enna e visitare la mostra tattile e il bar al buio. I vedenti potranno così fare l’esperienza di essere loro questa volta ad essere guidati dai non vedenti in uno scambio di ruolo sicuramente inedito.

Nel pomeriggio alle 19.00 presso la Biblioteca comunale “Gaetano Scovazzo”, un reading al buio ispirato al tema della pace vede impegnati come lettori i soci Giovanna Bucceri di Caltanissetta, Angela Dispinzieri di Catania, Alba Di Vita di Enna e Ignazio Grillo di Trapani, accompagnati dal pianista Antonino Martorana di Palermo. Parole e musica raccontano la pace invitando anche a riflettere e ad essere più sensibili sul tema dell’accessibilità alla cultura.

L’accesso a tutte le iniziative sia in Piazza Cordova sia in Biblioteca è libero; per il reading al buio per esigenze logistiche non sarà ammesso pubblico dopo le 19.15.

Locandina dell’evento

Pubblicato il 07/06/2022.

Non è mai troppo tardi

Autore: Cesare Barca

Sappiamo bene come, ancor oggi vi siano tante chiacchiere, tanta mitologia per tentare di definire il valore dell’età, il suo rilievo sociale, il suo valore funzionale.

Sono spesso affermazioni assai lontane dalla realtà. Si sostiene che il fattore fondamentale della possibilità delle nostre azioni sia determinato soprattutto dall’età della persona e dalla sua capacità di azione, mentre sappiamo bene che nessuno è troppo giovane o troppo anziano per realizzare tutti quei sogni, quei desideri profondi che sembrano decisamente superati e si tiene invece l’urgenza di affrontare una nuova realtà esistenziale liberata da ogni fantasia.

Non riusciamo, insomma, a convincerci del fatto assolutamente naturale che, finché si è vivi, non è mai troppo tardi! Eppure dobbiamo crederci perché la strada da percorrere è comunque ancora molto lunga e può essere ancora ricca di realizzazioni che neppure pensavamo di poter concretizzare, ancora ricca di incontri imprevisti, di situazioni e avvenimenti che pensavamo cessati definitivamente: non è così. Si può sempre ricominciare: il gioco non è ancora finito, il fuoco è ancora acceso, non lasciamo che si spenga.

La gestione del tempo è, tutto sommato, un concetto relativo se si tiene in considerazione soltanto il suo percorso senza darne una definizione assoluta e definitiva. Già, il tempo è prezioso perché prezioso è il percorso della nostra vita e per vivere le numerose esperienze della nostra esistenza non è mai troppo presto e non è mai troppo tardi.

È pur vero che spesso riteniamo che la nostra vita non sia esattamente quella che avremmo desiderato e, talora, è possibile lasciarsi incatenare da mille impegni e da circostanze particolarmente negative ritenendo, così, che la nostra vita possa assumere un valore stressante tale da impedirci di soddisfare le nostre esigenze fondamentali, i nostri bisogni personali, le nostre piccole o grandi urgenze.

Spesso siamo portati a ritenere che il nostro tempo libero venga consumato dagli altri e per gli altri.

Dovremmo pensare allora che gli altri siamo noi perché l’appartenenza è sempre e comunque collettiva e non possiamo ritenere che il tempo necessario per realizzare le nostre attese, le nostre aspirazioni sia già trascorso.

Noi siamo soliti impegnarci assai più per mantenere inalterata la routine, invece di cercare di eliminarla o almeno interromperla. Dovremmo comprendere che comunque sia la nostra vita è dinamica, molto più di quanto si vorrebbe, perché le crisi possibili della nostra esistenza sono spesso imprevedibili.

Siamo spesso costretti a voltare pagina per scoprire che il giorno che verrà è ben diverso dalle nostre attese.

Dovremmo dunque spegnere il nostro focolare, abbandonare la nostra speranza? No, è sempre possibile il rinnovamento, perché anche le situazioni più pesanti ci inducono comunque ad intraprendere altre direzioni nel viaggio della nostra esistenza.

Si tratta talora di un viaggio faticoso che ci permette tuttavia di scoprire una nuova realtà. Sarà un viaggio da compiere con le valigie confezionate nel tempo e con i mezzi che abbiamo posseduto senza sperperare: quello che abbiamo sprecato non lo ritroveremo mai più ma quello che abbiamo saputo vivere coerentemente sarà sempre il sostegno costante del nostro cammino.

Abbandoniamo pertanto l’incomprensione sociale e gustiamo la fragranza delle nostre giornate, della nostra esistenza: per gioire di ogni istante della nostra vita non è mai troppo tardi. Non è mai troppo tardi per amare e per essere amati, non è mai troppo tardi per comprendere noi stessi e gli altri, non è mai troppo tardi per essere “amore”.

Pubblicato il 06/06/2022.

Collegiali dell’Istituto Rittmeyer di nuovo insieme tra ricordi e condivisioni

Autore: Giorgio Piccinin

Sabato 14 maggio a Bassano del Grappa, in un luogo equidistante dalle provenienze dei partecipanti, si è svolto un meeting con alcuni ex collegiali dell’Istituto Rittmeyer di Trieste degli anni ’70.

L’incontro, fortemente voluto, è avvenuto in una trattoria davanti a buoni piatti dopo 25 anni dall’ultima volta. Ci siamo trovati una decina di noi: il rivederci ha suscitato molta emozione e, fin da subito, i ricordi hanno avuto la meglio sulle bontà culinarie. Frammenti di vita, di aneddoti, persone, compagni, marachelle e quant’altro ci hanno avvolto in un unico filo conduttore. Qualcuno ha portato dei reperti davvero storici, copia originale di un giornalino del 1972 di una prima classe elementare, con pensierini e riflessioni di vario genere.

È stato suggestivo venire assaliti dalla consapevolezza di persone che si sono conosciuti bambini, lasciati adolescenti, ritrovati uomini, infine, riscoperti dopo tanti anni, quasi tutti pensionati, tutti col proprio vissuto, con le rispettive competenze ed esperienze immagazzinate.

La promessa comune, alla fine del convivio, è stata quella di accorciare decisamente i tempi del prossimo ritrovo poiché fra 25 anni forse potremo non esserci. Abbiamo capito, una volta di più, quanto l’esperienza dell’Istituto sia stata per tutti indistintamente importante e formativa, sebbene con le criticità delle regole ferree e del clima di quegli anni. Oggi tale bagaglio manca, la vita di relazione tra quanti condividono lo stesso problema viene sempre meno, se non tra le pareti delle sezioni e neanche tutte. Una volta le famiglie erano disarmate davanti alla disabilità visiva e delegavano la cura del figlio ad una struttura protetta, oggi, che le strutture dedicate non ci sono più, i genitori tendono troppo spesso all’iperprotezionismo, limitando di fatto la crescita esperienziale dei giovani.

La vita di collegio non era certamente semplice, lo stile comunitario imponeva regole talvolta assurde e da caserma ma si sa che le esperienze difficili sono quelle che ti formano e ti raddrizzano la schiena per la vita.

L’intenzione prossima sarebbe di allargare l’appuntamento ad altri ex compagni e di raccogliere testimonianze di quegli anni ruggenti ma sempre vivi all’Istituto, soprattutto fotografie.

Quanta vita è passata in quei collegi, quante storie lo hanno animato ed ora che abbiamo tutti una certa età oltre che un’età certa, ne culliamo i ricordi, anche nei confronti di chi, nel frattempo, ci ha lasciato.

CIVES: una nuova realtà che coniuga terzo settore, progettualità e volontariato

Autore: Giuseppe Fornaro

Mi occupo del terzo settore nell’ambito della disabilità da circa vent’anni, ricoprendo incarichi nel settore delle nuove tecnologie presso l’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sia locale che nazionale e del gruppo INVAT, e da circa due anni sono consigliere nazionale Uici. Mi scontro tutti i giorni con le innumerevoli difficoltà che la disabilità pone in una società non adeguata a chi vive una minorazione, così, ho voluto dare un’impronta più decisiva alla mia ventennale attività di operatore per il sociale creando CIVES, Centro Integrato per la Valorizzazione Etnica di Sistema: un centro spoliticizzato che vuole farsi da rete collegando realtà diverse tra loro, un conglomerato di associazioni che, ognuna per le sue specifiche attitudini, danno vita ad attività e servizi volti alla collettività, non solo dei disabili o dei più fragili, ma, all’intera comunità. CIVES nasce lo scorso mese di ottobre 2021 a Sant’Anastasia, in mezzo al rione Capodivilla, storico quartiere che fu il nucleo della cittadina. L’ufficio, reso funzionale ed accessibile, è stato messo su con “zero” fondi pubblici; nessun sostegno economico è stato chiesto per la sua realizzazione. Sono bastati la mia dedizione e quella dei collaboratori e volontari che da anni cooperano con me nella nobile missione di aiutare i più fragili.

Le realtà associative, al momento cooptate da CIVES, sono: Uici, Real Vesuviana, ADAC, Solid’Arte, Eco e Reset. Questa rete ci permette di estendere il nostro campo d’azione in più settori grazie alla molteplicità di professionisti e dalle più svariate competenze che confluiscono nel nostro sistema: progettisti, educatori, avvocati, commercialisti, esperti in tecnologie assistive, docenti e formatori per l’inclusione scolastica di alunni con disabilità, esperti di sport per disabili, ecc. CIVES offre un’assistenza piena su tantissime tematiche che condizionano la vita di tante persone con disabilità e non. Dà un concreto supporto a coloro che sono nel bisogno, e ha istaurato connessioni con il mondo della scuola e di varie Istituzioni, costituendosi anche come un luogo di formazione. Tra i principali servizi che lo sportello offre, ci sono: consulenza tiflo informatica e tiflo pedagogica; consulenze legale e fiscale (caf e patronato); sport e autonomia; supporto compilazione pratiche e atti amministrativi; servizio di segretariato sociale alle famiglie degli utenti con disabilità; accompagnamento, orientamento, indirizzo ed invio ai servizi e agli uffici competenti per compilare istanze, domande, richieste sussidi, ecc. Con tenacia e caparbietà ho intrapreso questo percorso, consapevole delle difficoltà insite nel nostro territorio e per questo ancor più motivato a condurre battaglie per coloro che non hanno voce. Questa missione può essere condotta solo attraverso l’unione di più forze, attraverso il sodalizio e la sinergia tra associazioni, Istituzioni e professionisti; pertanto, lo sportello CIVES accoglie ogni proficua collaborazione ai fini del miglioramento della nostra società, delle condizioni di vita dei disabili e, più in generale, di coloro che, per svariati motivi, sono vittime di un sistema sociale mal funzionante.

Testimonianza: ancora molte strutture turistiche rifiutano la persona cieca con il cane guida

Autore: Silvana Piscopo

Venerdì 22 aprile, avendo deciso di prenotare la mia vacanza agostana da trascorrere con un’altra persona e il mio cane guida, sono partita per visitare la costa cilentana alla ricerca di alberghi e villaggi nelle località di Acciaroli e Ascea.

Il mio cane guida, infatti, sebbene anziano, gode ancora quando vede il mare e passeggia in posti nuovi.

Ho consultato due strutture in località Acciaroli (L’Ancora e Stella-marina, delle quali mi erano state fornite referenze positive), ma ho avuto da entrambe la stessa risposta: “Non possiamo prendere animali perché non siamo attrezzati adeguatamente a garantire che non siano di fastidio ai clienti”.

La mia spiegazione, riguardo la funzione e le abitudini di un cane guida e del suo possessore, non hanno convinto nessuno dei due interlocutori. Dato che si parla di vacanze, non ho intenzione di trascorrerle tra denunce, battaglie burocratiche e conseguenti chiacchiere sulla grande forza delle persone cieche, l’importanza dei meravigliosi accompagnatori a 4 zampe e commenti difensivi dei proprietari di queste strutture che devono cercare di accontentare tante persone. In fondo, ci si potrebbe aspettare un atteggiamento diverso da Acciaroli. Questa località, che appartiene al Comune di Pollica, il cui Sindaco pescatore è stato ammazzato per le sue lotte contro cosche di spaccio e di camorra, è oggi è meta di ambientalisti e intellettuali.

La contraddizione esistente tra apparenza evoluta e realtà comportamentale arretrata è evidente: prevale ancora la paura del diverso che può nuocere al procedere degli affari.

Un terzo rifiuto mi è stato poi comunicato dall’agenzia Dalian, conosciuta per la sua serietà. Una struttura di Ascea marina (Le palme), non accoglie animali e neppure cani guida e a nulla è valsa l’obiezione dell’agente nel ricordare all’interlocutore che ci sono leggi a garanzia delle persone accompagnate da tali cani.

Nonostante tutto, proseguo la mia ricerca di un luogo dove trascorrere la mia vacanza nel Cilento, ma sono determinata a divulgare queste notizie per sensibilizzare sulla necessità di coinvolgere territori ed enti preposti al turismo e alle attività culturali. Forse, una campagna di comunicazione potrebbe essere utili per far sì che inclusività non sia solo una parola detta a vuoto, ma una realtà. Tanto più quando ci dovrebbero essere delle leggi da rispettare.