Brevi considerazioni del Presidente Nazionale sul recente articolo a firma Rodolfo Cattani e Claudio Romano, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ho letto con interesse il contributo di Rudy e di Claudio.
Rudy e Claudio ben sanno quale e quanta sia la mia stima verso di loro. Quanto il mio affetto per loro.
Non so se sia un mistero, ma considerato che non vi sono ragioni perché lo rimanga, a Claudio, fin dalle prime settimane, ho chiesto con affettuosa insistenza di accettare la carica di vice presidente di questi diciotto mesi vissuti pericolosamente.
A Rudy ho più e più volte ribadito quanto sia ancora necessaria e preziosa la sua attività in seno all’Unione, oggi come domani.
Subito dopo la mia elezione, inoltre, ho riscontrato che le dimissioni di Tommaso avevano praticamente sancito anche il cambio della presidenza nazionale del Forum Italiano della Disabilità (FID), in pratica già assegnata ad altri e solo in attesa della prima riunione per consacrarne il passaggio.
Mi sono battuto come un leone perché invece quella presidenza fosse conservata alla nostra Unione e perché vi fosse eletto Rudy.
E sono stato felice di esserci riuscito.
Per non dire della mia soddisfazione quando Rudy, da me consultato, accettò di entrare in Direzione insieme agli amici Francesco Fratta e Adoriano Corradetti.
A Claudio e a Rudy, dunque, che sempre ringrazio per la reciprocità di affetto e per il sostegno leale a questo presidente, desidero soltanto offrire un paio di elementi di riflessione, traendo spunto dal loro scritto.
Circa la mia proposta di una candidatura in tandem con Nicola per il Congresso del 2015, da me formulata nel novembre del 2013, diversamente da quanto mi è stato risposto allora e da quanto lo stesso Nicola ha più volte ribadito nelle assemblee precongressuali, senza che io abbia mai replicato, non è vero che essa giungesse fuori tempo massimo, dato che alla presidenza io ero stato già candidato nel 2010 con un risultato che consideravo estremamente lusinghiero e dunque degno di una continuazione e di una continuità.
Quando si costituisce un tandem per crearvi intorno una squadra e raggiungere un obiettivo, dire che deve prima nascere il programma e poi devono venire le indicazioni dei ruoli, ha lo stesso effetto di chiedersi se siano nate prima le uova o le galline.
Non scomoderei dunque la democrazia per giustificare il rifiuto della proposta, in sé del tutto legittimo, che non necessita appunto di alcuna, ulteriore giustificazione.
Quanto a patti di consultazione tra cosiddetti alleati, nel ribadire che il 15 marzo non fu sottoscritto alcun accordo in tal senso, anzi, non furono sottoscritti accordi di nessun genere, – e fu proprio quella, la grande novità – ho già detto a Nicola che ritengo sia stato un mio errore non sentirlo più spesso nei mesi passati.
Mi sono gettato a capo fitto nel lavoro quotidiano che mi ha assorbito tutto il tempo e forse ho un po’ trascurato i rapporti politico-associativi con gli alleati.
Anche se, devo dire, da questi ultimi, non è che mi vennero molte sollecitazioni a sentirci e incontrarci.
Del resto, appena eletto, ho interrotto immediatamente i miei rapporti associativi con i miei amici e sostenitori di UICI Rinnovamento. Sì, quelli che mi avevano regalato il lusinghiero risultato del 2010.
Non ho partecipato più alle loro riunioni e alle loro attività, ho quasi intralciato la loro conferenza di Napoli del novembre 2014 e non ho mai concordato con nessuno di loro, collegialmente, alcuna decisione associativa, grande, media o piccola che fosse.
Eppure da loro non ho mai avuto una scenata di gelosia!
Non ho mai ricevuto richieste di alcun genere e perfino ora, sotto Congresso, stanno facendo un lavoro certosino di raccolta di tutti gli indirizzi email dei congressisti, traendoli dalle pagine del nostro sito web, pur consapevoli che avrebbero potuto chiedermeli e risparmiare ore di noiosa fatica.
Ma forse perché altrettanto consapevoli del fatto che avrebbero ricevuto da me un netto rifiuto.
Questa cristallina correttezza è la migliore risposta al dubbio che Rudy e Claudio sollevano, troppo malignamente, circa l’attaccamento e la lealtà di queste persone all’Unione e ai loro dirigenti, chiunque essi siano e saranno.
Attaccamento segnato sempre, però, da menti libere e spirito critico.
E tuttavia senza alcuna pretesa di essere consultati preventivamente e collegialmente.
Quanto alle modalità di definizione delle candidature, già troppe volte ho spiegato come lo Statuto Sociale non conferisca alcun potere in merito ai consigli regionali. Anzi, lo stesso concetto di “delegazioni”, troppo spesso usato e abusato in passato, costituisce un vulnus, una ferita al disposto Statutario, poiché non è prevista l’elezione di alcuna delegazione al Congresso, ma soltanto di delegati singoli, i quali portano la responsabilità delle loro scelte unicamente verso se stessi e verso le assemblee sezionali che li hanno eletti.
Posto che, stando alle regole attuali, chiunque ha facoltà di candidarsi alle cariche di dirigente nazionale, ho cercato di indicare quali criteri, a mio avviso, dovrebbero prevalere nelle scelte e nel voto del Congresso.
Li ricordo ancora una volta:
competenza, disponibilità, territorialità.
Potrei infatti elencare qui parecchi nomi di candidati e candidabili che, secondo me, non appartengono e non rappresentano alcuno specifico territorio, ma l’insieme dell’unità associativa e delle esigenze nazionali alle quali dare risposta, proprio per la loro competenza e per la loro disponibilità.
Se altri, comunque, vogliono continuare ad agire e a scegliere come si è fatto in passato, ovviamente è un loro diritto. A condizione che non lo impongano a nessuno sulla base di una supposta lealtà a decisioni e indicazioni di Consigli regionali che, ove davvero adottate, si configurerebbero come contrarie al dettato Statutario.
E richiamo sul punto, in particolare, l’attenzione soprattutto di Rudy e di Claudio i quali ben comprendono come questa mia posizione sia del tutto contraria a miei possibili interessi elettorali.
Tanto per sottolineare, come dicono loro, che “in democrazia contano i voti”.
No, amici, in democrazia e nella nostra Unione, contano prima di tutto le idee, le azioni, il passato e la storia di ognuno di noi.
I voti, se vengono, vengono dopo. E ne sono soltanto una conseguenza.
Altre modalità per raccogliere voti, non ne conosco e preferisco non conoscerne.
Mario Barbuto