Approfondimento sulla figura di “disability manager” e/o “disability and case manager”, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Su questa figura professionale siamo stati contattati da Presidenti sezionali e soci che volevano saperne di più, speriamo che con questo scritto alcuni quesiti trovino le giuste risposte. Sotto riporto la relazione del dr. Domenico Ietto e dr. Eleonora Ballocchi (componenti Commissione NAL) che sintetizzano, nella loro relazione, chiaramente diversi aspetti e competenze.
Questa oltre ad essere una nuova figura professionale come sottolineano Domenico ed Eleonora, potrebbe essere un bellissimo lavoro per disabili visivi, come già succede nel comune di Bologna.
Domenico solleva dei quesiti importanti:
Data l’assenza di una precisa regolamentazione in materia, sono a proporre le seguenti alternative:
1)Implementazione di un testo normativo da veicolare tramite la Presidenza Nazionale;
2)L’avvio di un confronto informale con i rappresentanti di una PA (ad esempio la Regione Emilia-Romagna).
A queste domande aspettiamo le risposte istituzionali e le vostre proposte.
Augurandovi buona lettura
Saluto tutti voi cordialmente
Valter

 

“disability&Case Manager” – Scheda sintetica
(aggiornamento, aprile 2017)

 

a) Inquadramento e background
Dare una definizione univoca di “disability management” è piuttosto complesso, come dimostra tutta la letteratura scientifica e l’esperienza internazionale sul tema, che spazia dai piani di “disability management” all’interno delle organizzazioni, fino ai servizi di “disability Case Management”, offerti per esempio da strutture ospedaliere o da enti pubblici, che hanno lo scopo di aiutare le persone con disabilità a diventare più indipendenti e attive nella vita quotidiana, ma anche a livello sociale (ivi ricompresi gli ambiti scolastico, lavorativo e così via).
Di conseguenza, definire correttamente la figura del “disability manager”, talvolta anche chiamato “disability and case manager” (qualora insignito altresì di compiti specifici di gestione dei singoli casi), risulta particolarmente complesso.

 

b) Regolamentazione nella legislazione italiana
In Italia la figura del “disability manager” si trova definita per la prima volta nel “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana”, frutto del lavoro del tavolo tecnico istituito tra il comune di Parma e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali nel 2009. Nasce, quindi, come figura da inserirsi principalmente nella pubblica amministrazione, in particolare nei comuni al di sopra dei 50 mila abitanti. Nel luglio 2013 nel corso di un’intervista a Il Fatto Quotidiano, l’allora ministro del Lavoro Giovannini ha auspicato l’inserimento dei “disability Manager” anche nei ministeri e in enti come Inps e Inail. Inoltre, la figura del “disability Manager” è stata prevista nel Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità approvato nel 2013; tuttavia non è stato emanato un regolamento nazionale che definisca la funzione di tale figura in ambito pubblico o privato. In altre parole, ad oggi tutto è fermo: non esiste infatti alcuna norma o regolamento che istituisca la figura del “disability manager”, né tantomeno del “disability and case manager”, a livello nazionale.
Indipendentemente dall’immobilismo legislativo, alcuni comuni hanno comunque deciso di istituire tale figura all’interno della loro pianta organica. Si tratta, tuttavia, di iniziative sporadiche e isolate, dettate più da una sensibilità della struttura od organizzazione, che non da un effettivo mandato.

 

c) Caratteristiche della figura professionale
In base alla molteplice dottrina sul punto, il “disability and case Manager” può essere definito come una figura professionale innovativa che ha il compito di raccogliere le istanze dei cittadini disabili e delle loro famiglie, di attivare il lavoro in rete di tutti gli enti e i soggetti coinvolti, di veicolare i bisogni delle persone disabili verso i servizi esistenti, di mettere in atto ogni azione volta a favorire l’accessibilità, urbanistica e non solo, e ad evitare ogni forma di discriminazione. Quella del “disability manager” è una competenza da aggiungere a una professionalità già esistente.
Il ruolo di tale figura è complesso e prevede un’azione a tutto tondo: definito dagli esperti del settore, come un “facilitatore creativo” che, partendo dai bisogni della singola persona con disabilità, dispone degli strumenti per realizzare una visione unitaria e coordinata (costruzione di reti-servizi-soluzioni), per migliorare la qualità delle politiche territoriali.

Come anticipato al precedente punto b), non sono presenti fonti del diritto che si occupino nel dettaglio di tale figura. A livello orientativo, attualmente, unico documento di riferimento è il citato “Libro bianco”, il quale offre taluni spunti anche in chiave definitoria. Secondo questo documento, il “disability Manager” deve impegnarsi a:
promuovere presso le singole componenti dell’Amministrazione comunale un’attenzione peculiare alle persone con disabilità;
segnalare tempestivamente ai responsabili degli uffici eventuali iniziative e azioni che possano porsi in contrasto con gli enunciati della Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità;
evidenziare possibili linee-guida di intervento al fine di promuovere i diritti delle persone con disabilità;
prevedere una segnaletica adeguata per l’accesso alle sedi dei servizi, definendo contrasti cromatici, colori e simbologia omogenea in modo da essere più facilmente identificabili, sia alle persone con disabilità sensoriali che psicofisiche, oltre che agli anziani;
verificare l’effettiva accessibilità delle strutture comunali in collaborazione con i diversi servizi, individuando le situazioni di difficoltà al fine del loro superamento.

 

d) Potenziale sbocco professionale anche per persone con minorazione visiva
Nel contesto occupazionale, il “disability and case manager” può diventare una figura molto utile per agevolare, in generale, la relazione tra un’organizzazione aziendale e la persona con disabilità, in quanto adotta un approccio trasversale, prevedendo sia una gestione dell’ambiente fisico (workplace), sia nella gestione della risorsa umana in quanto tale (cooperazione con le funzioni di H&R management”).
L’apporto delle persone con disabilità in tale frangente è sicuramente più che utile: la maggior conoscenza delle difficoltà, dei bisogni, delle potenziali soluzioni, nonché la motivazione profonda che si concentrano nelle persone con disabilità, rendono in via prospettica realmente interessante la figura professionale del “disability manager”, e/o del “disability and case manager”, come sbocco professionale.